martedì 4 giugno 2019
E nemmeno sviluppo con povertà, né giustizia nella disuguaglianza. Lo ha ricordato Bergoglio al Summit panamericano su “Diritti sociali e Dottrina Francescana"
Dottrina sociale della Chiesa. Papa Francesco ribadisce l'importanza dei diritti sociali e del bene comune (Ansa)

Dottrina sociale della Chiesa. Papa Francesco ribadisce l'importanza dei diritti sociali e del bene comune (Ansa)

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Papa Francesco ricorda che «non c’è democrazia con la fame, né sviluppo con povertà, né giustizia nella disuguaglianza». Bacchetta i “dottrinari” che vogliono smantellare i diritti sociali. E si dice preoccupato per gli attacchi mediatico-giudiziari a «processi politici emergenti», attacchi che mettono a rischio la democrazia. Lo fa parlando al Summit panamericano dei giudici su “Diritti sociali e Dottrina Francescana", promosso dalla pontificia Accademia delle Scienze Sociali, che si è chiusa stasera in Vaticano. Summit che ha partorito un documento finale firmato anche dal Pontefice – la “Dichiarazione di Roma” – in cui si manifesta preoccupazione «per il deterioramento dei sistemi normativi nazionali e internazionali e, in particolare, per il degrado nell’esercizio universale dei diritti economici, sociali e culturali».

Nel suo discorso, pronunciato in spagnolo, papa Francesco critica quei «“dottrinari”, che cercano di “spiegare” che i diritti sociali sono “vecchi”, sono obsoleti e non hanno nulla da apportare alle nostre società». In tal modo infatti «confermano le politiche economiche e sociali che guidano i nostri popoli all’accettazione e alla giustificazione della disuguaglianza e dell’indegnità». Per papa Bergoglio «l’ingiustizia e la mancanza di opportunità tangibili e concrete dietro a tante analisi che non riescano a mettersi nei panni dell’altro - e non dico “scarpe”, perché in molti casi queste persone non le hanno - è anche un modo per generare violenza: silenziosa, ma violenza alla fine».

«Ci tocca vivere una fase storico di cambiamenti in cui è in gioco l’anima dei nostri popoli – osserva Francesco –. Un tempo di crisi - di pericoli e opportunità - in cui si verifica un paradosso: da un lato, uno sviluppo normativo fenomenale, dall’altro un deterioramento nel godimento effettivo dei diritti consacrati a livello globale». Ma «non c’è democrazia con la fame, né sviluppo con povertà, né giustizia nella disuguaglianza», ribadisce il Papa. Infatti un sistema politico-economico «deve garantire che la democrazia non sia solo nominale, ma possa essere realizzata in azioni concrete per garantire la dignità di tutti i suoi abitanti sotto la logica del bene comune, in una chiamata alla solidarietà e un’opzione preferenziale per i poveri». E «ciò richiede gli sforzi delle più alte autorità, e certo della magistratura, per ridurre la distanza tra il riconoscimento legale e la sua pratica».

Papa Francesco denuncia poi «l’“ingiustizia sociale naturalizzata” e quindi invisibile, che solo ricordiamo o riconosciamo quando “alcuni fanno rumore nelle strade” e sono rapidamente etichettati come pericolosi o fastidiosi». E coglie l’occasione del Summit per esprimere «preoccupazione per una nuova forma di intervento esogeno negli scenari politici dei paesi attraverso l’uso improprio delle procedure legali e delle tipizzazioni giudiziarie». «Il “lawfare”, oltre a mettere seriamente a rischio la democrazia dei Paesi – afferma –, viene generalmente utilizzato per minare i processi politici emergenti e tendere alla violazione sistematica dei diritti sociali».

«Al fine di garantire la qualità istituzionale degli Stati, – rimarca – è fondamentale individuare e neutralizzare questo tipo di pratiche derivanti da attività giudiziarie scorrette in combinazione con operazioni multimediali parallele». Papa Francesco ricorda che «in molti casi, la difesa o la priorità dei diritti sociali rispetto ad altri tipi di interessi, li porterà a confrontarsi non solo con un sistema ingiusto ma anche con un potente sistema di comunicazione di potere, che spesso distorce la portata delle sue decisioni, mette in discussione la sua onestà e anche la sua probità».

E questa «è una battaglia asimmetrica ed erosiva in cui per vincere è necessario mantenere non solo la forza ma anche la creatività e un’adeguata elasticità». «Quante volte i giudici affrontano in solitudine le mura della diffamazione e del rimprovero! – avverte –. Certamente, serve una grande forza per farvi fronte». A questo proposito, ha conclude il Pontefice, «sono lieto che uno degli obiettivi di questo incontro sia la creazione di un Comitato permanente panamericano di giudici per i diritti sociali, che abbia tra i suoi obiettivi di superare la solitudine nella magistratura, fornendo supporto e assistenza reciproca per rivitalizzare l’esercizio della vostra missione».

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