Con l’immagine del calice, che anche loro berranno, assicura ai due la possibilità di essere associati fino in fondo al suo destino di sofferenza, senza tuttavia garantire i posti d’onore ambiti:
"La sua risposta è un invito a seguirlo sulla via dell’amore e del servizio, respingendo la tentazione mondana di voler primeggiare e comandare sugli altri. Di fronte a gente che briga per ottenere il potere e il successo, per farsi vedere, di fronte a gente che cerca che gli siano riconosciuti i propri meriti, i propri lavori, i discepoli sono chiamati a fare il contrario".
Gesù rovescia il pensare comune indicando “il servizio quale stile dell’autorità nella comunità cristiana”:
"Gesù ci invita a cambiare mentalità e passare dalla bramosia del potere alla gioia di scomparire e servire; a sradicare l’istinto del dominio sugli altri ed esercitare la virtù dell’umiltà".
E offre se stesso come ideale a cui riferirsi. Nella tradizione biblica il Figlio dell’uomo è colui che riceve da Dio «potere, gloria e regno», ma Gesù riempie di nuovo senso questa immagine…
"... e precisa che Egli ha il potere in quanto servo, la gloria in quanto capace di abbassamento, l’autorità regale in quanto disponibile al totale dono della vita. È infatti con la sua passione e morte che Egli conquista l’ultimo posto, raggiunge il massimo di grandezza proprio nel servizio, e ne fa dono alla sua Chiesa".
C’è dunque incompatibilità, afferma il Papa, tra un modo di concepire il potere secondo criteri mondani e l’umile servizio che dovrebbe caratterizzare l’autorità secondo l’esempio di Gesù:
"Incompatibilità tra ambizioni, arrivismi e sequela di Cristo; incompatibilità tra onori, successo, fama, trionfi terreni e la logica di Cristo crocifisso. C’è invece compatibilità tra Gesù “esperto nel patire” e la nostra sofferenza".
Lo ricorda la Lettera agli Ebrei. Gesù esercita essenzialmente un sacerdozio di misericordia e di compassione:
"Egli ha fatto l’esperienza diretta delle nostre difficoltà, conosce dall’interno la nostra condizione umana; il non aver sperimentato il peccato non gli impedisce di capire i peccatori. La sua gloria non è quella dell’ambizione o della sete di dominio, ma è la gloria di amare gli uomini, assumere e condividere la loro debolezza e offrire loro la grazia che risana".
Ognuno di noi, in quanto battezzato, afferma il Papa, partecipa al sacerdozio di Cristo e diventa canale “del suo amore, della sua compassione, specialmente verso quanti sono nel dolore, nell’angoscia, nello scoraggiamento e nella solitudine”. I nuovi Santi ne sono esempio luminoso: San Vincenzo Grossi parroco zelante, sempre attento ai bisogni della sua gente, Santa Maria dell’Immacolata Concezione dedita al servizio in particolare dei figli dei poveri e degli ammalati, i coniugi Martin che hanno saputo costruire giorno per giorno la loro famiglia come luogo pieno di fede e di amore, ci spronano, conclude Francesco, “ a perseverare sulla strada del servizio gioioso ai fratelli, confidando nell’aiuto di Dio e nella materna protezione di Maria. Dal cielo ora veglino su di noi e ci sostengano con la loro potente intercessione”.
Dopo l'omelia, tra le intenzioni di preghiera in varie lingue, si è pregato in cinese per i cristiani perseguitati, perché “uniti al calice della passione del Signore, siano forti e perseveranti nella tribolazione e il loro sacrificio giovi alla salvezza dell’umanità”.
Messa per la canonizzazione di 4 nuovi santi: il sacerdote Vincenzo Grossi, la religiosa Maria dell’Immacolata Concezione e i coniugi Ludovico Martin e Maria Azelia Guérin, genitori di Santa Teresa di Gesù Bambino. Il Papa: “C’è incompatibilità tra ambizioni, arrivismi e sequela di Cristo, c’è compatibilità tra Gesù esperto nel patire e la nostra sofferenza”.
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