lunedì 9 novembre 2009
Un invito del Pontefice «ad amare Dio e a lavorare per un mondo fraterno nel quale ognuno vive non per sé ma per gli altri», seguendo l'esempio di Tadini. Lo ha rivolto, ieri mattina, a Botticino Sera  nella visita pastorale alla diocesi di Brescia, a 30 anni dalla morte di Paolo VI e in omaggio al Santo Tadini.
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Crisi economica, immigrazione ed educazione dei giovani sono le sfide della «modernità», che la chiesa cattolica non teme di affrontare e alla quale è preparata fin dai tempi del Concilio, scegliendo di camminare «povera e libera» per la sua strada. È questo il messaggio che Benedetto XVI ha voluto lanciare nella sua ventesima visita pastorale in Italia, con la quale ha reso omaggio a Brescia, alla figura di Paolo VI nato qui, nella Val Trompia.Una visita intensa, segnata da una pioggia battente in cui il Papa, apparso a tratti affaticato, è stato accompagnato dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, il quale ha viaggiato in aereo con il pontefice e ha voluto poi sottolineare la sua riconoscenza a Benedetto XVI peraver riacceso i riflettori Paolo VI. Un pontefice per il quale Papa Ratzinger ha espresso oggi tutta la sua stima, citando ampi passaggi dei suoi scritti, ritenuti quanto mai attuali e in grado di ispirare nuovi modi di affrontare le sfide del presente. Tra queste, non ultima, quella educativa. I giovani - ha detto Ratzinger inaugurando la nuovasede dell'Istituto Paolo VI a Concesio - vanno educati a considerarsi «come persone e non numero nella massa», attraverso strumenti capaci «di farsi carico delle attese», un'educazione che sia «innanzitutto testimonianza». Si avverte «con forza» che i ragazzi hanno «sete di certezze e di valori» e a loro - ha esortato Benedetto XVI - va trasmesso «qualcosa di valido, delle regole solide di comportamento», vanno indicati «alti obiettivi verso i quali orientare con decisione la propria esistenza». Un discorso ascoltato anche dal ministro dell'istruzione Maria Stella Gelmini, presente in sala.   Nella prima tappa del suo viaggio, alla tomba di Sant'Arcangelo Tadini a Botticino Sera, piccolo centro alla periferia di Brescia, il papa ha esortato i fedeli a pregare e lavorare «perchè nasca un mondo fraterno in cui ognuno non viva per sè ma per gli altri. Una esortazione estesa poi alla stessa chiesa, che proprio Paolo VI, riconoscendone «limiti e sofferenze» voleva «povera e libera», coerente con il Vangelo nei suoi comportamenti e pronta a donare, come la povera vedova evocata dalla liturgia del giorno, quel poco che ha. Papa Ratzinger ha quindi riaffermato al centralità della «questione della chiesa», del suo «disegno di salvezza» e del suo «rapporto col mondo», sottolineata anche da Paolo VI. È quanto mai necessaria - ha aggiunto Benedetto XVI - approfondire le relazioni tra chiesa e «mondo moderno» reso ancora più radicale «dagli sviluppi della secolarizzazione e della globalizzazione», «nel confronto con l'oblio di Dio da una parte e con le religioni non cristiane dall'altra».   Nell'omelia celebrata davanti al Duomo di Brescia il Papa non ha perso occasioni per elogiarealtri aspetti della testimonianza di papa Montini, dall'elogio del celibato dei sacerdoti, che ha rivolto a sua volta ai preti di oggi, all'atteggiamento nei confronti dei giovani e dei tormenti della storia. «Tanti si aspettano dal Papa gesti clamorosi, interventi energici e decisivi - ha detto il Papa citando Paolo VI, stretto all'epoca dalle difficoltà del post-concilio e i fermenti del '68 - mentre il Papa non ritiene di dover seguire altra linea che non sia quella della confidenza in Gesù Cristo», perchè «sarà Lui a sedare la tempesta». Di Montini, Benedetto XVI ha ricordato un discorso del '33, in piena era fascista in cui denunciava il prevalere in Italia di una «cultura profana» rappresentata da uomini di pensiero che «non pensano nulla di Cristo» e per i quali Cristo «è un ignoto e un dimenticato». Ma anche l'esortazione ai giovani del'68 a seguire con coraggio «la strada dell'incontro con Cristo come esperienza educativa liberante e unica vera risposta ai desideri e alle aspirazioni dei giovani divenuti vittime dell'ideologia». Un anticonformismo per il quale Paolo VI fu «non sempre capito, anzi più di qualche volta avversato», haosservato il papa, il quale vuole invece riproporlo ai giovani di oggi smarriti e depistati da «un'atmosfera, una mentalità e una forma di cultura che portano a dubitare del valore di una persona, del significato della verità e del bene».
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