venerdì 22 agosto 2014

L'intera «famiglia» di don Alberione riunita nel ricordo del fondatore.

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Continuare a coltivare due caratteristiche di don Giacomo Alberione, «che oggi mi si impongono come vere stimmate della sua personalità umana e della sua santità: una mente aperta e un cuore grande. Si tratta di dimensioni umane che talvolta ci è dato apprezzare anche in persone semplici, anche in non credenti. Ma non ci è difficile riconoscere che in lui lo Spirito le ha affinate, cesellate, ampliate in modo da fare sì che la sua umanità fosse totalmente trasparente all’evangelizzazione, totalmente al servizio della buona notizia da portare sempre e a tutti». Così il vescovo di Alba Giacomo Lanzetti ha voluto ricordare il fondatore della Famiglia paolina, presiedendo nel pomeriggio del 20 agosto nel Tempio di San Paolo - nel cuore della Casa madre di Alba, in provincia di Cuneo - la Messa solenne per il centenario della nascita di un carisma fecondo, che dopo la Società San Paolo (maschile) ha generato quattro istituti femminili e altrettanti secolari, oltre ai cooperatori laici. Dieci rami che hanno portato frutto nei cinque continenti. Era il 20 agosto 1914 quando don Giacomo con due adolescenti diede in via alla 'Scuola Tipografica Piccolo Operaio'. E celebrarne il centesimo anniversario «apra le nostre menti e faccia grandi i nostri cuori, a imitazione del vostro padre; lo Spirito, che ha fatto di lui uno strumento tanto a lungo efficace del Vangelo, faccia di noi degli evangelizzatori meno stanchi e sfiduciati, più consapevoli non solo della bellezza e grandezza dei doni ricevuti, ma anche della responsabilità di condividerli », ha aggiunto il presule, rivolgendosi agli oltre 500 membri della Famiglia paolina presenti. Fra i concelebranti, il superiore generale don Silvio Sassi, che alla fine della celebrazione ha voluto ricordare «i fratelli malati nelle infermerie che hanno dato la vita nella preghiera», accanto a lui, il superiore provinciale dell’Italia don Vincenzo Marras. Il vescovo ha voluto poi ribadire «la congruenza fra la testimonianza del vostro fondatore e l’istanza evangelizzatrice di papa Francesco, racchiusa magistralmente nell’Evangelii gaudium: in essa possiate riconoscere le linee guida di quanto in questi cento anni avete fatto e di quanto oggi, aperta la strada del secondo centenario dell’opera di don Alberione, siete chiamati a fare». Hanno partecipato alla Messa anche un gruppo di 50 tedeschi guidati da don Gino Levorato e decine di religiose della Famiglia paolina, tra le quali suor Anna Maria Parenzan, superiora generale delle Figlie di San Paolo; suor Regina Cesarato, alla guida delle Pie discepole del Divin Maestro; suor Marta Finotelli e suor Marina Beretti, rispettivamente madri generale madre delle Suore di Gesù Buon Pastore e delle Apostoline. E il prossimo 27 novembre sarà il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, a presiedere la solenne concelebrazione conclusiva del centenario, in programma alle 17.30 nella cripta della Basilica di S. Maria Regina degli Apostoli, a Roma. Ma per la grande Famiglia paolina la giornata inizierà a mezzogiorno in Vaticano, nell’Aula Paolo VI, con l’udienza speciale di papa Francesco. Il 28 luglio scorso, incontrando nel Palazzo Apostolico il superiore generale don Silvio Sassi e don Alberto Fusi, procuratore generale, il cardinale Parolin aveva anche promesso di visitare la comunità paolina presente nella Città del Vaticano e addetta al servizio dei telefoni della Santa Sede. Nella stessa occasione, il porporato aveva sottolineato come il campo sconfinato della comunicazione 'digitale', rappresenti un’autentica 'periferia' dello spirito, abitata da un numero sempre crescente di uomini e di donne alle quali non può mancare l’annuncio evangelico.
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