martedì 14 aprile 2009
Ammirazione per l'animo «semplice e forte» mostrato all'Italia e per la volontà di non rassegnarsi, di reagire con dignità al più grande dolore. Con questi sentimenti il presdiente della Cei si è rivolto agli sfollati de L'Aquila, dove si è recato in visita e ha celebrato messa.
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Carissimi fratelli e sorelle nel Signore,nel cuore della Pasqua vi porto l’affetto e la vicinanza dei Vescovi italiani e delle loro comunità. Saluto ciascuno con l’abbraccio di Cristo Risorto, e saluto con particolare fraternità il vostro Pastore, S.E. Mons. Giuseppe Molinari, Confratello e amico. Da subito per telefono ci siamo sentiti, e da subito ho compreso che il Pastore e il suo popolo erano stati colpiti ma non schiacciati dal sisma che ha rubato cose e persone care nel cuore della notte. Da subito la preghiera e la vicinanza del Santo Padre si è fatta viva e concreta, e così tutta la Chiesa che vive in Italia accanto alla gente sempre e comunque, soprattutto nei momenti e nelle circostanze più gravi: è la nostra storia! I Vescovi italiani si rendono presenti oggi con discrezione, come coloro che servono nella verità del Vangelo e nella carità di Gesù Buon Pastore. Vi diciamo tutto il cuore nostro e delle comunità cristiane, cuore che si traduce nelle forme più opportune attraverso la Caritas Nazionale con l’ausilio di quelle Diocesane. Ma vorremmo dirvi anche la nostra ammirazione per l’animo semplice e forte che mostrate all’Italia: fa vedere un popolo che, segnato da lutti gravi e dalla perdita di ciò che è costato lavoro e sacrificio, non vuole rassegnarsi, ma con dignità vuole reagire in modo deciso e fiducioso, anche incoraggiato dal bene e dall’affetto che lo circonda. E per questo sa riconoscere grato la buona volontà e la prontezza di istituzioni, comunità e volontari, che da ogni parte sembrano emergere e fare quadrato attorno al dolore con generosità, responsabilità e perizia. Guardando non solo all’emergenza immediata ma anche al domani, in quello spirito di condivisione e di collaborazione che è condizione indispensabile per costruire e ricostruire, insieme agli edifici, la vita delle persone e delle comunità. Anche per questo li ammiriamo e li incoraggiamo a continuare con serenità e fiducia. Desideriamo anche ringraziarvi, cari amici, per la testimonianza della vostra fede genuina e solida. Le vostre parole semplici e dirette ci dicono che Dio, Gesù, la Madonna, i Santi fanno parte della vostra vita, e le chiese della vostra città e dei paesi fanno parte delle vostre case. A questa storia, nella quale il Vangelo sorregge e ispira l’umanità di ciascuno, voi sentite di appartenere, come si appartiene al grembo che ci ha generati; e questa storia volete continuare sapendo che il Signore non ci abbandona, Lui che ha portato per noi la croce e da allora vuole portare con noi le nostre pene. Anche per questo restiamo commossi e vi siamo grati. Vi siamo vicini anche nella comune preghiera, perché il Signore Risorto accresca in ciascuno la forza per guardare avanti nel segno forte della speranza, accompagnati dalla solidarietà di tutti: solidarietà che non si vuole spegnere nei giorni, ma continuare nel tempo. Al Signore Gesù affidiamo le anime dei defunti, che il sisma ha strappato ai loro cari. Esse sono con il Dio della vita, e dal Paradiso pregano per voi, in particolare per le loro famiglie. Anche per amore loro abbiate coraggio e fiducia per costruire il domani: sì, anche per amore loro! In questa Celebrazione Eucaristica preghiamo per le loro anime immortali e preghiamo per noi, per i bambini, per gli anziani, per tutti, perché la luce della Pasqua non si spenga mai nei vostri cuori.
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