mercoledì 4 maggio 2016
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TORINO Erano centinaia nella notte del 1° maggio i fedeli della più antica comunità ortodossa di Torino, intitolata a Santa Parascheva, radunati in centinaia per celebrare la 'loro' Pasqua di Risurrezione. Anche quest’anno - a sottolineare l’amicizia con la comunità cattolica, accanto al parroco romeno padre Gheorghe Vasilescu, ha partecipato alla lunga veglia pasquale anche monsignor Cesare Nosiglia arcivescovo di Torino, accompagnato da don Andrea Pacini, presidente della Commissione diocesana per l’ecumenismo. Presente, per il sindaco Piero Fassino, l’assessore all’Urbanistica Stefano Lorusso, a sottolineare come la comunità ortodossa romena, con oltre 10mila fedeli che frequentano tre chiese torinesi, sia una risorsa importante per la città. La pioggia battente, caduta ininterrotta per tutta la notte, non ha scoraggiato tante famiglie con bambini, giovani e anziani e anche numerosi italiani invitati dagli amici rumeni che, al riparo degli ombrelli, hanno portato con le candele i tradizionali cesti con le uova decorate e il cibo da offrire alla comunità per segnare la fine del digiuno quaresimale. La liturgia, che si è svolta per la maggior parte all’aperto in un piazzale adiacente alla piccola chiesa in corsoVercelli all’estrema periferia nord della città, è iniziata all’altare con l’accensione della luce di Cristo Risorto a cui è seguita la processione: il parroco e monsignor Nosiglia hanno poi portato la luce ai fedeli che attendevano fuori. «Cari amici – ha detto Nosiglia salutando la comunità rumena – in Cristo risorto tutta la vita risorge. Anche se nel mondo le tenebre oscurano il cammino delle Chiese cristiane e di tante comunità e molti sacerdoti, religiosi, religiose e laici vengono barbaramente uccisi, forte e alto deve essere proclamato l’annuncio della risurrezione del Signore, che risuona da duemila anni nella storia del mondo e che solo può risollevare gli animi abbattuti e donare forza di martirio ad ogni cristiano. Anche in questa nostra città, in cui tante persone vivono oggi situazioni difficili a causa della crisi che stiamo attraversando e altre vivono ai margini della fede cristiana o appartengono ad altre religioni, la nostra preghiera e fraternità, la nostra carità possano essere fonte di annuncio e di rinnovata speranza che fortifica la fede e alimenta la solidarietà e comunione». La presenza dell’arcivescovo e delle istituzioni - rileva padre Vasilescu, a Torino dal 1979 e primo parroco della comunità ortodossa - ci incoraggia perché significa che non siamo ai margini ma siamo accolti come fratelli. Come cristiani, in questo tempo difficile ci guida la parola di Dio: 'che tutti siano una cosa sola perché il mondo creda': una buona fratellanza, come abbiamo visto recentemente durante la visita del Papa e del patriarca ecumenico a Lesbo, che va oltre le diversità». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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