venerdì 25 aprile 2014

​Il portavoce Navarro Valls e biografo Weigel ne ricordano i tratti.
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Foto in 3D: GUARDA (R. Siciliani)

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Giovanni Paolo II uomo di preghiera, sorridente e lavoratore della vigna del Signore. Lo ha ricordato così Joaquin Navarro Valls, che per 22 anni è stato al fianco del Papa santo come suo portavoce. "Giovanni Paolo II è il grande maestro del nostro tempo". Ha invece affermato il suo biografo, Georges Weigel, che definisce "saggia e coraggiosa" una canonizzazione insieme a Giovanni XXIII. Navarro Valls e Wigel hanno raccontato il "loro" Papa occasione di un briefing in Vaticano per preparare la giornata di domenica nella quale Giovanni Paolo II insieme a Giovanni XXIII. La peculiarità della santità di Giovanni Paolo II, i "tratti della sua vera santità sono stati quelli del pregare, del lavorare e del sorridere - ha testimoniato Joaquin Navarro Valls -. L'immagine più eloquente della personalità e dell'identità di Papa Giovanni Paolo II è quella di qualsiasi immagine che lo ritrae pregando. Ricordo quando disse: 'la preghiera è il bisogno più profondo della mia anima'. Questo voleva significare che pregare per lui è come per noi respirare". Navarro ha anche raccontato alcuni aneddoti sulla vita spirituale di Wojtyla come quando, una sera, prima di cena, passò nella sua cappellina privata molto tempo in preghiera senza rendersi conto dell'invito fatto allo stesso suo portavoce. Poi, di scatto, si voltò e si scusò per l'attesa. "Mi resi conto allora con nettezza che era quasi 'decollato' ed era con Qualcun Altro..." ha raccontato Navarro. Lo stesso accadde in Val d'Aosta dopo otto giorni dall'intervento chirurgico al colon. In quel caso restò dalle 3.30 fino al mattino raccolto in preghiera. Ma gli altri caratteri della sua vita speciale, secondo il suo portavoce, risultano anche nel lavoro "enorme per quantità ed intensità". "Non perdeva un minuto ma non aveva mai fretta", ha raccontato Navarro e "con lui bisognava studiare molto bene i temi, ma inquadrandoli tenendo conto delle grandi verità. Viveva con intensità i casi a lui sottoposti ma non con la sola tecnicità perchè immaginava le persone che dovevano vivere le decisioni da lui prese". Infine, "l'allegria e il buon umore. Nonostante tutte le malattie e le complicate questioni che giungevano sul suo tavolo - è ancora la testimonianza dell'ex portavoce - non perse mai questo spirito. Neppure quando il Parkinson gli aveva ormai tolto il tratto del sorriso sul volto. Una volta una personalità internazionale lo venne a trovare e si sentì in dovere di dirgli: 'come la vedo bene!'. Lui - ha ricordato Navarro - lo guardò con uno sguardo di forte ironia e gli rispose: 'Ma lei pensa che non mi vedo in televisione come sono combinato?'". Buon Umore che non lo lasciò fino all'ultimo. "Nell'agosto del 2004 - è l'ultimo ricordo lasciato da Navarro - di fronte alle ferie così corte che aveva deciso di fare gli raccontai che in Italia vigeva lo Statuto del lavoratore che prevedeva il diritto a 30 giorni pagati di ferie. Lui restò in silenzio è disse: 'Peccato. Perche non sono italiano ma Vaticano'". Navarro Valls ha ricordato anche il dramma della pedofilia che investì la Chiesa e fu subito affrontato da Giovanni Paolo II che però, non ebbe il tempo in alcuni casi specifici, di prendere provvedimenti. "Quel cancro - ha detto l'ex portavoce- non lo ha capito lui ma non lo aveva capito nessuno. È iniziato in Usa e in casi isolati e su fatti accaduti 20-30 anni prima. Poi è cresciuto. Ma il Papa si è subito preoccupato molto, bisognava capire bene la questione e papa Wojtyla ha inizato subito a prendere decisioni. Ha chiamato a Roma tutti i cardinali americani ed ha preso decisioni di natura giuridica. Una è stata di dare pieni poteri al dicastero della Dottrina della fede e all'allora cardinale Joseph Ratzinger". Su uno dei casi più dolorosi, quello che ha riguardato il fondatore dei Legionari di Cristo, padre Marcial Maciel, Navarro ha detto che "le procedure canoniche sono iniziate sotto il pontificato di Giovanni Paolo II e terminate con Ratzinger. Lui non è stato informato ma la procedura ha portato via del tempo e quando il materiale è stato portato a Roma il Papa era scomparso. Poi Papa Ratzinger ha deciso di informare subito l'opinione pubblica". "Giovanni Paolo II è il grande maestro del nostro tempo". Ha affermato il suo biografo, Georges Weigel, che definisce "saggia e coraggiosa" una canonizzazione insieme a Giovanni XXIII: "l'uno intuì l'importanza del Concilio Vaticano II, l'altro gli diede un'interpretazione autorevole e decisiva", ha spiegato. Giovanni Paolo II, aggiunge Weigel, ha vissuto il dramma del XX secolo, lo ha compreso profondamente nel suo cuore, nel suo pensiero e nel suo ministero". Secondo Weigel, "il più grande insegnamento che Giovanni Paolo II lascia al mondo di oggi è su tre fronti: quello dell'amore umano, cui rispose con una chiara teologia del corpo, quello del lavoro che incardinò sulla dignità dell'essere umano e quello della sofferenza e della morte". "In un mondo dove si etichettava la vita, se valeva o non valeva, Giovanni Paolo II - spiega il suo biografo - ci ha insegnato che tutti i fratelli avevano dignità e questa dignità si esprimeva attraverso il lavoro. In un mondo che è tanto spaccato e che soffre, in un mondo pieno di morte, Giovanni Paolo II ci ha insegnato che Gesù ci mostra la Sua divina misericordia, e ci ha insegnato che la sofferenza dell'essere umano è stata disposta per la salvezza dell'umanità". "In tutto questo - sottolinea Weigel - Giovanni Paolo II ci ha lanciato una sfida e, al tempo stesso, ci ha manifestato una profonda compassione. Ci ha insegnato che c'è un cammino migliore per l'umanità, che mostrò in tutta la sua vita. La sua vita stessa è stata un rifiuto del nichilismo, che esiste e che rappresenta una sfida per il futuro dell'umanità". "La mia speranza - conclude il biografo - è che questa canonizzazione, questo evento ci aiuti ad avere maggiori speranze e non ci lasci vivere quelle aspettative tanto basse, che sono sia personali che appartenenti al mondo della politica".
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