venerdì 6 novembre 2009
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Sabato hanno pregato insieme, il vescovo e la mistica. Erano le ultime ore di Natuzza Evolo e monsignor Luigi Renzo, vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, è andato a visitarla. «Era ancora lucida – racconta –. Mi ha riconosciuto e ha baciato la mia croce pettorale. Poi abbiamo pregato insieme. In silenzio, perché lei ormai parlava solo con gli occhi». È commosso, monsignor Renzo. Da quando, due anni fa, è stato eletto alla guida della diocesi calabrese, il suo legame con l’umile donna di Paravati segnata dalle stimmate è stato molto intenso. Tanto che adesso la premura del vescovo è che non si disperda il carisma di Natuzza: «È importante che la sua opera vada avanti e sono sicuro che la sua spiritualità continuerà nel cuore di chi le è stato vicino per anni. Anche il gruppo di sacerdoti che sta seguendo i suoi Cenacoli aiuterà a superare la fase difficile della perdita di Natuzza».Con la morte della mistica, spiega il vescovo, «per la Chiesa viene meno una grande donna di fede che ha sempre invitato alla preghiera creando gruppi che in tutto il mondo oggi si raccolgono nei Cenacoli». Natuzza, aggiunge Renzo, «è stata una donna di profonda umiltà, ripeteva sempre che ciò che avveniva era il Signore e non lei a farlo». Ma non solo: «Sono stato sempre colpito dalla sua semplicità e dal suo senso dell’obbedienza all’autorità ecclesiastica e questo è un aspetto che va al di là delle altre cose sulle quali la folla si può soffermare» afferma il vescovo, che oggi alle 15 presiederà i funerali a Paravati.Renzo non si tira indietro neanche al pensiero della gente calabrese che chiederà la rapida canonizzazione della mistica, che sapeva parlare al cuore dei fedeli: «I tempi tecnici non permettono di pensare subito a una beatificazione, ma qualcosa si può già cominciare a fare», ammette. Natuzza, in effetti, essendo analfabeta non ha lasciato scritti che si possano utilizzare nel caso si decidesse di avviare un processo di canonizzazione. «I cinque anni d’attesa richiesti dalla procedura possono servire proprio a mettere per iscritto tutte le testimonianze», suggerisce Renzo. Anche perché i calabresi, della loro Natuzza, hanno tanto da raccontare.
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