martedì 22 ottobre 2013
​Il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede sull'Osservatore Romano fa chiarezza sul tema delle "coppie ricomposte": il sacramento dell'Eucaristia non è possibile, ci sono altri modi per essere uniti a Dio (di Antonella Mariani). IL TESTO INTEGRALE
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Accoglienza ai divorziati risposati, nella chiarezza. Se si potesse ridurre a uno slogan l'articolato intervento di monsignor Gerard Ludwig Mueller, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, pubblicato oggi dall'Osservatore Romano, sarebbe proprio questo. La domanda esplicita da cui parte l'articolo dal titolo "Indissolubilità del matrimonio e dibattito sui divorziati risposati e i sacramenti", è quella che ha fatto e fa discutere maggiormente: "Non può la Chiesa consentire, a determinate condizioni, l'accesso ai sacramenti per i fedeli divorziati risposati? Rispetto a tale questione la Chiesa ha le mani legate per sempre?". L'obiettivo sembra essere proprio quello di attenuare il rumore sollevato nelle ultime settimane intorno alla questione delle coppie ricostituite, richiamando i testi fondamentali del magistero, a partire dai Vangeli di Marco, Matteo e Luca (dai quali si comprende che il patto tra un uomo e una donna è posto da Dio stesso), fino, in epoca recente, alle esortazioni apostoliche Familiaris Consortio e "Sacramentum Caritatis", rispettivamente del 1981 (Giovanni Paolo II) e del 2007 (Benedetto XVI), arrivando a citare il discorso di Papa Ratzinger a Milano all'Incontro mondiale delle famiglie nel 2012 e il mesaggio finale del Sinodo dei vescovi sulla Nuova evangelizzazione dell'ottobre 2012. In questi e altri documenti, osserva monsignor Mueller, si ribadisce un pensiero che è in sostanza costante nel tempo: ai fedeli divorziati risposati si debbono rivolgere ancora più gli sforzi pastorali, ma per l'intima natura dei sacramenti l'ammissione a essi non è possibile. "Il matrimonio dei battezzati ha un carattere sacramentale e rappresenta, quindi, una realtà soprannaturale", in contrasto con la mentalità corrente, che ha contagiato molti credenti, che giudica il matrimonio "esclusivamente secondo criteri mondani e pragmatici".Nelle situazioni in cui la convivenza matrimoniale risulta impossibile per gravi motivi, come la violenza fisica o psichica, i coniugi possono vivere separati, ma il vincolo coniugale "rimane stabile davanti a Dio" e le due parti "non sono libere di contrarre nuovo matrimonio finché l'altro coniuge è in vita".Quanto alla comunione eucaristica, monsignor Mueller vuole fugare i dubbi aperti con il documento apparso il 7 ottobre sul sito della diocesi di Friburgo, a cura dell'Ufficio della pastorale familiare, in cui si presentavano dei percorsi di accompagnamento spirituale per i separati, i divorziati e i divorziati risposati che prevedevano, alla fine, una sorta di "riconciliazione" con la Chiesa fino ad arrivare all'eucaristia. Il documento fu poi descritto dal portavoce vaticano come "fuga in avanti" senza il carattere di ufficialità."Sempre più spesso - scrive Mueller a tal proposito - viene suggerito che la decisione di accostarsi alla comunione eucaristica dovrebbe essere lasciata alla coscienza personale dei divorziati risposati. Questo argomento, che si basa su un concetto problematico di 'coscienza', è già stato respinto nelle lettera della Congregazione del 1994". Se i divorziati risposati infatti pensano che in coscienza che il precedente matrimoni non era valido, "ciò deve essere oggettivamente dimostrato dalla competente autorità giudiziaria in materia matrimoniale".

Nemmeno l'argomento della misericordia è decisivo, perché al "mistero di Dio, oltre alla misericordia, appartengono anche la santità e la giustizia"; occorre inoltre prendere sul serio "la realtà del peccato".

L'articolo si conclude con il richiamo alla cura pastorale : "Il percorso indicato dalla Chiesa per le persone direttamente interessate non è semplice, ma queste devono sapere e sentire che la Chiesa accompagna il loro cammino come una comunità di guarigione e di salvezza". La cura pastorale però non si riduce alla questione dell'Eucaristia: "Ci sono altri modi di entrare in comunione con Dio": nella fede, nella speranza e nella carità.

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