sabato 20 febbraio 2021
Parla il prefetto della Casa Pontificia, segretario particolare di Benedetto XVI: la Passione è essenziale nella vita del Signore. Il Papa emerito è sereno, lucido e non ha perso senso dell'umorismo
Monsignor Gaenswein

Monsignor Gaenswein - Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

Testi brevi, profondi, accompagnati da immagini vive, anche crude. Il filo rosso che lega insieme le meditazioni di monsignor Georg Gänswein raccolte nel volume “Via Crucis” (Edizioni Ares, 80 pagine, 10 euro) è il richiamo alla centralità della Passione nell’esistenza di Cristo. Quel che raccontano i Vangeli infatti non è frutto di una rielaborazione a tavolino ma la testimonianza di ciò che concretamente accadde duemila anni fa a Gerusalemme. Il prefetto della Casa Pontificia ci aiuta cioè a “vedere” da vicino i terribili patimenti subiti da Cristo, in qualche modo ci permette di superare, alla luce della fede, i limiti del tempo e dello spazio e di incontrare Gesù, il Dio fattosi uomo, che sale verso il Calvario per le strade della Città Santa. Una via dolorosa, descritta stazione dopo stazione, che tuttavia proprio guardando alle ferite di Cristo e all’accompagnamento materno di Maria, Mater dolorosa diventa una lezione di vita, una scuola d’amore. Perché contemplando la Croce di Cristo ciascuno possa imparare a portare la propria.

Probabilmente non c’è nessuna preghiera che ci faccia capire meglio della Via crucis la sofferenza di Gesù nella passione. Non esiste rito che ci racconti con altrettanta chiarezza il dolore delle ferite, l’amaro delle lacrime, l’umiliazione del tradimento degli amici. Il tempo di Quaresima è importante anche per questo. Perché ci ricorda e rende più che mai attuale l’enormità del patire accettato per la salvezza e la redenzione dell’uomo, di ogni uomo, compreso chi rifiuta o addirittura bestemmia la fede. Un’opera di verità, per così dire di recupero delle origini del credo cui offre un contributo importante l’ultima pubblicazione dell’arcivescovo monsignor Georg Gänswein. In “Via Crucis” (Edizioni Ares, 80 pagine, 10 euro, disponibile in e-book) il prefetto della casa pontificia e segretario personale di Benedetto XVI, ci fa accompagnare Cristo nel suo ultimo viaggio lungo le strade della Terra Santa.

Ed è un percorso di meditazione e preghiera a partire da immagini dure, dolorosamente crude, di fronte alle quali non si può restare indifferenti. Sullo sfondo, una domanda: noi come ci saremmo comportati se fossimo vissuti allora?. Avremmo cercato di condividere la sofferenza o, viceversa, ci saremmo voltati dall’altra parte? Un interrogativo che cresce e cerca risposta in maniera sempre più urgente a mano a mano che si scorrono le pagine del volumetto nato in Germania e che adesso viene pubblicato in Italia.

«Nel marzo 2019, se ricordo bene – spiega monsignor Gänswein –, mi è stato chiesto di scrivere le meditazioni per dei disegni a matita sulla Via crucis realizzati dalla pittrice tedesca Auguste Maria Moede-Jansen, un’artista quasi centenaria poco conosciuta in Italia, nonostante nel 2017 abbia pubblicato in collaborazione con la Biblioteca Apostolica un libro importante: “Personaggi del nostro tempo”, con ritratti di personalità vaticane. Si cercava una persona “adatta” a comporre i testi per le sue opere e qualcuno ha fatto il mio nome; sono stato contattato e poco tempo dopo ho accettato. La versione originale tedesca è stata pubblicata l’anno scorso. Si è pensato a una pubblicazione anzitutto per offrire un aiuto, un sussidio per la preghiera personale ma anche per quella comunitaria, nelle parrocchie. Occorre però precisare che le immagini dell’edizione italiana sono diverse da quelle di lingua tedesca. Una decisione della casa editrice comprensibile e felice.

George Gaenswein al centro, tra papa Francesco e Benedetto XVI nel Natale del 2013

George Gaenswein al centro, tra papa Francesco e Benedetto XVI nel Natale del 2013 - Ansa/Osservatore Romano

Spesso meditando sulle stazioni della Passione di Cristo, si tende a leggerle guardando più che altro all’oggi, ai problemi e alle ingiustizie che verifichiamo nell’attualità. Lei invece ci invita a condividere la sofferenza reale patita da Gesù, allora, per noi. Siamo chiamati ad accompagnarlo, a chiederci quale atteggiamento avremmo assunto se fossimo vissuti in quel tempo. È una lettura corretta?
Sì, l’interpretazione è giusta, la mia intenzione era proprio quella. Ho voluto che il lettore leggendo le riflessioni si lasciasse personalmente, sottolineo personalmente, coinvolgere e “turbare” da ciò che concretamente è successo 2000 anni fa a Gerusalemme con Gesù di Nazaret. La Via crucis non è un puro avvenimento storico di cui si prende atto e basta. Deve entrare nell’intimo del cuore di ogni fedele, di ogni persona. La Via crucis cioè la sua Passione è una realtà insostituibile nella vita del Signore e dovrebbe essere compresa da ogni fedele come realtà personale e non soltanto virtuale.

Colpisce, nelle meditazioni, l’attenzione alla sofferenza concreta, anche fisica, di Gesù. Non a caso nella prefazione si propone un parallelo con la “Passione di Cristo” di Mel Gibson.
La sofferenza di Gesù è un elemento reale e concreto nel mistero della redenzione, un fatto che riguarda la vita di ognuno di noi. Non c’è nessuno che non conosca la sofferenza, che non ne abbia fatto esperienza personale. Essa è un punto centrale nella vita e perciò anche per la nostra fede in Cristo. La sofferenza ci collega con il Signore. Soffrire con Lui e per Lui per un credente è una realtà concreta ed essenziale. Le esperienze di sofferenze personali sono importanti per la nostra fede. Offrirle a Gesù è sorgente di grande consolazione. Il famoso film di Mel Gibson “La Passione”, usando tutti i possibili mezzi cinematografici, ha cercato di evidenziare proprio l’aspetto del patire di Gesù e la brutalità degli uomini. Ed è ciò che ha colpito fortemente gli spettatori.

Mons. Gaenswein con il Papa emerito nel 2015

Mons. Gaenswein con il Papa emerito nel 2015 - Ansa

Naturalmente nella Via crucis ha grande importanza Maria. La Madre è il modello di fede, ma anche di umanità, da seguire. Cosa nella Madonna che ripercorre la Via dolorosa del Figlio, l’ha colpita maggiormente, cosa dovrebbe emergere di più?Maria, la Madre di Gesù, viene venerata e invocata come “Mater dolorosa” che non è soltanto un titolo colorito, ma esprime una realtà concreta. Ha accompagnato il suo Figlio sulla Via crucis e ha sofferto tanto. E a lei tanti fedeli si rivolgono nella loro sofferenza chiedendo consolazione e rimedio. Ripercorrendo la Via crucis, ogni volta colpisce come la Madre di Dio sia presente dappertutto, non si lasci allontanare né dalle circostanze, né dalla crudeltà dei soldati romani, né dalla gente e neanche dal dileggio dei sommi sacerdoti e dei dottori della legge. Soffre con il suo Figlio e per il suo Figlio perché ama.

Quest’anno la Quaresima cade in un periodo particolare, di sofferenza mondiale, di pandemia. In che modo secondo lei, questo tempo di conversione e preparazione alla Pasqua dovrebbe caratterizzarsi? Come viverlo?
Già l’anno scorso la Quaresima e la Pasqua furono caratterizzati dalla pandemia. Pensiamo al Venerdì Santo e alla preghiera di Papa Francesco, da solo in Piazza San Pietro. È diventata l’immagine delle immagini della pandemia. In questo anno l’impatto è ancora più forte con una situazione diventata quasi soffocante. Le conseguenze sulla vita quotidiana sono pesanti e hanno cambiato l’esistenza di tutti noi, che si è involuta. In questa Quaresima la preparazione alla Pasqua dovrebbe essere caratterizzata dalla ferma convinzione che nella battaglia pandemica l’ultima parola non deve averla il virus, ma Gesù risorto. Questa convinzione dona speranza, forza, e respiro. La fede nel Signore risorto ci rafforza, ci apre lo sguardo verso il futuro.

In che modo si vivrà la Quaresima al Monastero Mater Ecclesiae? In che modo la passerà papa Benedetto? Ci saranno momenti di preghiera o gesti particolari?
Come già negli anni passati al Monastero Mater Ecclesiae durante la Quaresima non sono previsti gesti particolari. Seguiamo la Liturgia quotidiana della Chiesa e pratichiamo la pietà popolare. Concretamente vuol dire che preghiamo insieme ogni giorno il rosario e il venerdì pomeriggio la Via crucis nella nostra cappella dove si trova una bella raffigurazione della Via crucis. Così accompagniamo il Signore nella sua sofferenza che è il prezzo della nostra redenzione.

Il Papa emerito come sta? In un’intervista di qualche tempo fa lei aveva usato un’immagine automobilistica: con gli anni è passato dalla terza alla prima marcia.
È vero, qualche tempo fa, ho usato quell’immagine, innanzitutto per sdrammatizzare diverse voci allarmanti circa la salute del Papa emerito. Un’immagine, confesso un po’ scherzosa, ma che rende bene ciò che volevo dire. Qualche volta per spiegare un concetto, per chiarire un’idea, è utile anzi necessario usare delle immagini piuttosto che delle parole. D’altra parte è ovvio che per un uomo di quasi 94 anni il ritmo della vita quotidiana non è più quello di 10 o 20 anni fa. Per farla breve: Benedetto XVI è sereno, lucido e non ha perso il senso dell’umorismo.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: