sabato 20 luglio 2013
​Un ritorno “alle origini” per gli 80 ragazzi arrivati a San Paolo dalla diocesi di Milano per la Settimana missionaria, alla scoperta dei quartieri abitati dai migranti italiani a inizio Novecento. Che ora sono popolati da nuovi migranti. Oggi come ieri, il fulcro dell'accoglienza è la chiesa di “Nossa Senhora da Paz”.
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​Un ritorno alle “origini” per gli oltre ottanta ragazzi arrivati a San Paolo dalla diocesi di Milano per la Settimana missionaria. I giovani sono stati “catapultati” a Glicerio, l’antico quartiere degli italiani. Qui si concentrava, nei primi decenni del Novecento, l’oltre un milione di connazionali sbarcato nella megalopoli paulista. Abitavano nei cosiddetti cortiços: stanzette minuscole ammassate intorno a un cortile comune. Ora quegli stessi sgabuzzini sono popolati dai nuovi migranti: boliviani, peruviani, paraguayani, haitiani ma anche africani, coreani e cinesi attratti dal boom brasiliano. Ad occuparsi di questi cittadini invisibili, dando loro aiuto materiale, conforto, assistenza, accoglienza, è – allora come adesso – Nossa Senhora da Paz, la “chiesa degli italiani” e il complesso di strutture intorno a questa create dagli scalabriniani, dalla Casa del migrante al Centro pastorale e di mediazione, al Centro studi, chiamata Missão Paz. A centinaia, ogni giorno, si ammassano intorno alla grande struttura bianca della Missão. Che oltre a fornire un tetto di emergenza, organizza corsi professionali di formazione, garantisce assistenza legale, giuridica e nella compilazione dei documenti oltre che sostegno psicologico. «L’obiettivo è far sentire i migranti accolti come esseri umani e non solo come numeri», spiega padre Paolo Parise, veneto di nascita, da 16 anni in Brasile e responsabile del Centro studi. I giovani milanesi – accompagnati da don Maurizio Tremolada, responsabile della Pastorale giovanile ambrosiana e da monsignor Mario Delpini, vicario generale della diocesi milanese, hanno visto gli edifici dove sono passati centinaia di migliaia di antenati e conversato coi nuovi migranti. «Lo sfruttamento e la sofferenza di chi è costretto a lasciare il proprio Paese e si trova a vivere in una nazione straniera, spesso sfruttato o emarginato, è un dramma quotidiano, a Milano come in Brasile. E non è un fenomeno nuovo: non molto tempo fa erano gli italiani a migrare – racconta padre Ubaldo Steri, parroco di Nossa Senhora das Graças con cui si è gemellata la delegazione ambrosiana -. Ricordarlo non solo con le parole ma mostrando dove e come hanno vissuto i nostri connazionali può spingere questi giovani a guardare con occhi nuovi ai migranti che si troveranno di fronte una volta tornati a casa».
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