sabato 23 settembre 2017
Domenica il saluto all'arcidiocesi di Ancona-Osimo. Il porporato conclude per limiti di età il ministero nella Chiesa che ha guidato per 13 anni.
Edoardo Menichelli

Edoardo Menichelli

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Domemica 24 settembre il cardinale Edoardo Menichelli saluterà nella Cattedrale di Ancona l’arcidiocesi di Ancona-Osimo. Chiesa che lui, marchigiano doc, guida dal 2004. Domenica 1° ottobre farà il suo ingresso il nuovo arcivescovo, Angelo Spina. Incontriamo il porporato alla vigilia del suo commiato.

Eminenza, quale sentimento dopo tredici anni di ministero pastorale qui?

Rispondo con le parole di un altro vescovo che ad analoga domanda alcuni anni fa disse: «Provo i sentimenti del vedovo». È una risposta abbastanza curiosa. Tuttavia rispecchia la sensazione di chi si allontana da qualcosa (la Chiesa che hai servito) e si prepara a incontrare qualcos’altro, attraverso un’equilibrata stagione che mette insieme esperienze passate e dono che il buon Dio farà.

A proposito di Chiesa, lei è vescovo da ventitré anni. Quale identità ritiene abbia oggi la comunità ecclesiale?

Non bisogna mai dimenticare che la Chiesa, comunità dei discepoli di Cristo che vivono in un preciso contesto storico e culturale, non è chiamata a fare esclusivamente delle analisi, né deve rincorrere qualcuno o qualcosa. Essa deve misurarsi sulla sua fedeltà a Cristo e alla sua Parola e con la sua capacità di stare nella storia da protagonista per quanto riguarda la crescita del bene totale della persona. In questo senso non c’è una Chiesa migliore e una peggiore. C’è una Chiesa che, passando per la carne dell’umanità, offre la Parola che salva e porta alla piena identità della persona umana e dei suoi compiti. Oggi la Chiesa è chiamata, anche sulla scia della testimonianza di papa Francesco, non a confondersi col tempo, ma a prendere su di sé l’umanità ferita e agitata per accompagnarla verso quella via di salvezza che è adempimento ubbidiente al mandato che Cristo le ha consegnato. A questo riguardo non contano le statistiche che misurano l’accesso ai sacramenti e altro. Conta come la Chiesa riesca a ridare anima a una stanchezza collettiva su itinerari diversi, umani, sociali, spirituali, etici.

Lei, prima di diventare vescovo, ha svolto il suo servizio nella Curia Romana. Poi il Papa le ha riconosciuto il ruolo di pastore della periferia creandola cardinale.

Tutto questo per me non è stato un problema, né tantomeno una sorta di tentazione. Sono profondamente convinto che compito di un credente non sia quello di «orientare i progetti di Dio», piuttosto quello di accogliere il progetto di Dio sulla personale vocazione e sul ministero pastorale da compiere. Centro e periferia diventano – mi si perdoni – termini giornalistici.

Se dovesse pensare ai momenti di maggiore soddisfazione e a quelli di maggiore sofferenza…

Dentro il servizio pastorale convivono situazioni problematiche, orientamenti e responsabilità diverse e naturalmente momenti più o meno facili. Tuttavia, se si imposta il proprio servizio pastorale nella prospettiva dei risultati, si finisce per cadere in una sorta di inadeguatezza e anche di possibile pessimismo. Posso dire apertamente che dei miei ventitré anni di ministero episcopale nulla scarto, nulla nascondo perché il ministero è stato sempre celebrato in una passione che rinnova lo spirito e dona speranza. È indubbio che le due diocesi che il Papa mi ha affidato (Chieti-Vasto dal 1994 al 2004 e Ancona- Osimo dal 2004 a oggi, ndr) nel tempo hanno richiesto attenzione diversa e pazienza diversa: anche questo diventa grazia personale e bontà di popolo.

Ci sono comunque attenzioni particolari che hanno caratterizzato la sua missione?

Posso solo ricordare due sensibilità che sono state presenti nel mio ministero: il mondo giovanile e la famiglia, non solo sul versante strettamente pastorale, ma anche rispetto alla vita sociale, al lavoro, alla premura educativa. Penso che la Chiesa, senza tralasciare altri ambiti, mai debba “disimpegnarsi” rispetto alle nuove generazioni e alla famiglia. Sono convinto profondamente che, se si salva la famiglia, si salva la società e che, se si costituisce la speranza, si cammina verso un futuro sereno.

La vita è imprevedibile. Anni fa pensava di potersi godere un po’ di riposo; invece è arrivata la porpora cardinalizia che ha reso il suo ritmo di vita ancor più vertiginoso. E adesso?

Siamo tutti nelle mani di Dio. Spero di avere una vecchiaia serena e continuare con modalità diverse il compito missionario nella Chiesa.

LA BIOGRAFIA

Compirà 78 anni il prossimo il 14 ottobre il cardinale Edoardo Menichelli. Nato a Serripola di San Severino Marche, perde in tenera età entrambi i genitori. Dopo una prima fase scolastica a San Severino, entra nel Seminario di Fano. Viene ordinato sacerdote il 3 giugno 1965 a San Severino dove comincia la sua attività pastorale. Prosegue gli studi alla Pontificia Università Lateranense di Roma. Città dove svolgerà diversi incarichi diventando fra l’altro segretario del cardinale Achille Silvestrini, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali. Il 10 giugno 1994 viene nominato vescovo nell’arcidiocesi di Chieti-Vasto e riceve la consacrazione episcopale dalle mani di Silvestrini. L’8 gennaio 2004 la nomina ad arcivescovo di Ancona-Osimo. Nel 2011 ospita il Congresso eucaristico nazionale con la Messa presieduta da Benedetto XVI. Partecipa come membro di nomina pontificia al Sinodo dei vescovi sulla famiglia nel 2014. A 75 anni arriva la porpora: Francesco lo crea cardinale nel Concistoro del 14 febbraio 2015.

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