giovedì 28 marzo 2013
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​C'è chi è stato "dentro" per furto, chi per spaccio, errori di percorso di una gioventù difficile e segnata da un contesto sociale degradato. Ma strizzati nella muta e coi piedi ben fermi sulla tavola da surf, col vento tra i capelli e gli schizzi salati sul volto, sono proprio identici a tutti i loro coetanei, quando con l’adrenalina in corpo affrontano la sfida dello sport. È "Mana Project", il progetto sperimentale cui partecipano cinque minori di area penale che vivono in comunità, seguiti dall’Ufficio di servizio sociale per i minorenni del carcere Malaspina di Palermo, guidato da Rosalba Salierno. L’idea innovativa, pensata da Paolo Pavone, architetto e appassionato di surf, è stata proposta e portata avanti dalla associazione sportiva Isola Surf di Danilo La Mantia, in collaborazione con lo staff dell’Ussm coordinato dallo psicologo Martino Lo Cascio. Un percorso alternativo per imparare la disciplina, l’autostima, la fiducia nella vita. Incredibili i miracoli che la "tavola" può fare su giovani provati dalla vita e dal disagio. Ma quel sorriso, appena fuori dall’acqua fredda del mare d’inverno, è la prova che la surf-terapia funziona. Il percorso durerà due mesi, coinvolge i ragazzi due volte a settimana e viene gestito in regime di volontariato. Nessun contributo o finanziamento, ma solo l’impegno dei volontari di Isola Surf, che forniscono anche tavole e mute. «I beneficiari del progetto sperimentale sono ragazzi tra i 14 e i 18 anni in situazioni di disagio ed esclusione sociale, quindi a rischio devianza», spiega Paolo Pavone. Il surf viene proposto come attività terapeutica e didattica la cui efficacia è basata sulla perfetta combinazione tra requisiti fisici e mentali, stimolando la concentrazione, l’equilibrio e portando alla conoscenza dei propri limiti, diminuendo il tasso di aggressività. «La Surf Therapy è un metodo per sentirsi meglio nel corpo e nella mente attraverso i benefici del mare - spiega Pavone -. Inoltre svolge una importante funzione educativa: consente ai giovani di valutare meglio le conseguenze delle loro azioni. Sbagliare vuol dire pagare le conseguenze su un onda come nella vita». In alcuni Paesi del mondo esistono già progetti pilota rivolti a chi manifesta disturbi post-traumatici da stress, i cui sintomi includono depressione, ansia e rabbia incontrollabile. Tutti in acqua, dunque, sul litorale tra Isola delle Femmine e Capaci, dove l’associazione ha anche svolto spesso attività di pulizia della spiaggia. Questo faranno anche i ragazzi del progetto, realizzando poi oggetti, che verranno messi in mostra.
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