venerdì 30 maggio 2014
​Sabato alle 12 a Collevalenza il rito di beatificazione della religiosa spagnola alla quale Avvenire dedica una pagina speciale.
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​Nel suo testamento si è definita «una povera creatura». Sabato 31 maggio alle 11 a Collevalenza verrà proclamata beata madre Speranza di Gesù. Una vita la sua, di profonda spiritualità, nel segno di quella devozione all’amore misericordioso che contribuì ad approfondire e diffondere. Figlia di un bracciante e di una casalinga, Maria Giuseppa Alhama Valera, questo il suo nome, era nata a Santomera, nel Sud della Spagna il 30 settembre 1893, dentro una baracca. Il desiderio di consacrarsi totalmente al Signore lo sentì molto presto. A vent’anni l’ingresso nel povero convento delle Figlie del Calvario di Villena, avvio di una scelta religiosa caratterizzata soprattutto all’inizio da grandi sofferenze, ma anche da guarigioni inspiegabili. E, soprattutto, da straordinarie esperienze mistiche. Nel suo diario, in data 5 novembre 1927 scrive: «Il Signore mi ha detto che gli uomini mi devono conoscere non come un Padre offeso per l’ingratitudine dei suoi figli ma come un Padre buono che li cerca con amore instancabile per renderli felici». Da quel momento, insieme all’attenzione verso gli ultimi, la devozione all’amore misericordioso, la sua diffusione, divenne l’obiettivo di tutta una vita. Un impegno, umile e insieme determinato che la porterà a fondare in Spagna, la Congregazione delle Ancelle dell’Amore misericordioso, (la cui casa generalizia nel 1936 sarò portata a Roma) e il ramo maschile, i Figli dell’Amore misericordioso i cui primi tre ingressi datano 15 agosto 1951. Tre giorni dopo madre Speranza si stabilì a Collevalenza per costruire, riuscendovi, un santuario dedicato all’Amore misericordioso. E proprio lì, fra le colline dell’Umbria, la fondatrice della Famiglia dell’amore misericordioso, trascorse gli ultimi trent’anni della sua vita. Morì l’8 febbraio 1983. A Collevalenza, il rito di beatificazione sarà presieduto, alla presenza tra gli altri del cardinale Gualtiero Bassetti e del vescovo Benedetto Tuzia, dal cardinale Angelo Amato prefetto della Congregazione delle cause dei santi e inviato del Papa.
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