mercoledì 17 agosto 2011
Con la Messa celebrata dal cardinale Rouco Varela, arcivescovo di Madrid, in plaza de Cibeles, il via ufficiale alla Gmg. La globalizzazione e il relativismo rendono la gioventù del XXI secolo «più che mai bisognosa di incontrare il Signore». Verso i coetanei la sfida della nuova evangelizzazione.
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I Volti della GMG (Foto) | Le Voci della GMG (Audio)
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Che la festa cominci. E che festa. I primi rivoli scivolano dalla Stazione di Atocha e dal Paseo de la Castellana di buon mattino, quando il sole ha ancora troppo sonno per fare sul serio. Il polo d’attrazione, il cuore della Gmg è Plaza de Cibeles. Ogni tre minuti la gola della fermata "Banco de España" erutta sciami di ragazzi coloratissimi che erompono in cori irrefrenabili, come per dire: finalmente, ci siamo anche noi. I rari madrileni che non han capito come Cibeles, Puerta del Sol e Puerta de Alcalà, la Rotonda Castelar fino a Plaza Mayor, da qui a sabato saranno territorio franco per centinaia di migliaia di giovani di tutto il mondo, osservano attoniti e divertiti i più pacifici degli invasori: gli unici capaci di liberare, anziché incatenare, cuori e menti.I rivoli si mescolano tra loro in un tripudio di colori, bandiere, magliette, cappelli e voci, in una sequenza infinita di quadri. In Calle de Alcalà i due gruppi di fronteggiano con cori minacciosi. I maschi sono come due manipoli pronti allo scontro, le femmine si parano dietro di loro. Aiuto, i giovani di qua sono di Aosta, quelli di là vengono dalla Francia. Non hanno problemi a capirsi. Poi, all’improvviso, lo scambio si tramuta in una risata collettiva, un lungo applauso e i suoi gruppi si sciolgono l’uno dentro l’altro in un abbraccio esagerato.Scene da Gmg 2011. Il rito si ripete senza che nessuno l’abbia insegnato, senza che nessuno l’abbia imparato, come se affiorasse dal Dna di questa generazione. Ogni rivolo ha i suoi colori, i suoi slogan, le sue bandiere. La sua identità ben marcata. Ma non c’è traccia di nazionalismo cupo e aggressivo. È tutta allegria, e l’identità serve a mescolarsi meglio, ad allacciare le bandiere italiana e brasiliana, a scambiarsi braccialetti e pin, a racchiudere e rendere indimenticabili, in una foto, incontri fugaci chi probabilmente non rivedremo più.Nel mezzo milione di giovani (520 mila per la precisione) che si sono iscritti ufficialmente alla Gmg secondo le cifre fornite dagli organizzatori, e che quindi dovrebbero già essere presenti a Madrid in queste ore, gli italiani sono i più numerosi – 90mila iscrizioni, quanti gli spagnoli – ma non i più rumorosi, basta con questo cliché. I francesi ci stanno tranquillamente alla pari. Gli americani avanzano intonando un ossessivo «iu-es-ei, iu-es-ei», noi replichiamo con l’immancabile «italiano batti le mani», ma quando arrivano i messicani è dura non restare travolti. Gli svedesi addirittura vanno di corsa, con la loro bandiera gialla e azzurra, ma che svedesi sono? Su dieci, i biondi saranno due al massimo; facce da slavo, da latinoamericano, da mediorientale, perfino occhi a mandorla d’incerta etnia. Gli italiani invece associano il tricolore con il leone di san Marco, il giglio di Firenze, la bandiera azzurra del Calcio Napoli, i quattro mori sardi.È il giorno della parata, turbata parzialmente dalla notizia dell’arresto da parte della polizia spagnola di uno studente messicano sospettato di preparare, pare con un ordigno chimico, un attentato in occasione della Gmg. Sembra contro i manifestanti contrari alla visita del Papa.Calle de Preciados è un formicaio, Calle de Arenal pure. Plaza de Isabel II, con il Teatro dell’Opera che annuncia un’inquietante "Elettra", è la prova che Madrid non è la protagonista, Madrid è il grande palcoscenico e i protagonisti sono loro, i giovani rigurgitati dalla bocca del metrò, stazione "Opera". Dovrebbe essere logico, ma vallo a spiegare ai commentatori saccenti: è la Giornata della gioventù, dei giovani, e appartiene a loro. Non è di nessuno, non è nemmeno del Papa, del Papa che ha convocato i giovani, quel Papa che i giovani sono venuti a vedere e ad ascoltare, sperando (è un coro) che "parli di Gesù". Non è dei politici né di alcun potentato. Dovremo impararlo bene tutti quanti: è la loro Giornata.Loro, di giovani capaci di uscire dal baccano ed entrare nel silenzio in un battito di ciglio, e di passare dal sacro al profano, e di tenere tutto insieme, da buoni laici. Così non deve stupire che al Teatro delle Belle Arti, a mezzogiorno, mentre nella vicina Puerta del Sol scoppia la festa, una fila ordinata e silenziosa di giovani dei cinque continenti si prepari ad assistere a "Pelikan", il musical sui martiri del XX secolo realizzato da una compagnia polacca diretta da Marius Kobuzek; e di fronte, nella chiesa di San José si entri, ammutoliti, per l’adorazione perpetua; e qualche chilometro più su, all’ingresso dello stadio Santiago Bernabeu, si faccia la fila per poter visitare il santuario, laicissimo, del calcio. Spirito, cultura, divertimento. Questa è la vita per i giovani della Gmg, che si mescolano così bene proprio perché sono così diversi. Ne è testimone il sole, e che sole. Ed è soltanto l’inizio.
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