domenica 27 marzo 2016
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Don Mario Cornioli vive da tempo a Betlemme, dove si occupa anche dei rifugiati in Giordania. Ma da alcune settimane fa la spola con Cerignola, in Puglia, per alcune sfilate particolari. Ma cosa c’entra un prete con shooting e modelle? Ad Amman, una decina di rifugiate irachene cristiane hanno appena creato il brand Made by Iraqi girls, grazie al sostegno di due donne pugliesi: Rosaria Diflumeri, proprietaria di una boutique a Cerignola, e Carla Ladogana, esperta del settore con corsi universitari di “Scienze della noda e del costume” alle spalle. Nell’atelier, allestito in un convento di suore salesiane con vecchie macchine da cucire per avviare il corso di sartoria, concluso il primo marzo scorso, le giovani sarte realizzano pezzi unici rivenduti a Cerignola o fra le volontarie italiane ad Amman. Successo anche sulla pagina Facebook Rafedìn - Made by Iraqi girls, e ora l’idea è quella di commercializzarli online intrecciando modelli della tradizione mediorientale con i gusti occidentali. Tutto il ricavato, ovviamente, va alle stiliste profughe. «Provengono soprattutto dall’area di Mosul, nel nord dell’Iraq, e hanno dovuto lasciare le loro case nell’agosto del 2014 per l’arrivo di Isis – spiega don Mario, chiamato abuna, padre –. La Caritas è riuscita a portare in Giordania migliaia di cristiani grazie a dei voli speciali e a un accordo con il governo giordano. Due di loro, invece, sono originarie di Baghdad. La più giovane ha 19 anni, la più grande 36 » . La Giordania ospita al momento circa un milione e 200 mila rifugiati, soprattutto siriani, riferisce il sacerdote. «Di questi solo circa il 20% vive in campi profughi. Nello specifico, gli iracheni cristiani vivono tutti nelle aree urbane, come anche le ragazze di questo progetto, che abitano in appartamenti ad Amman con le loro famiglie e ricevono aiuti soprattutto dalla Chiesa locale». I progetti delle organizzazioni internazionali umanitarie, aggiunge, «tendono a concentrarsi sui rifugiati siriani, mentre è molto difficile per un profugo iracheno in Giordania ricevere assistenza umanitaria ». Di qui l’idea di don Cornioli che ha coinvolto Rosaria, imprenditrice pugliese conosciuta a Betlemme durante un pellegrinaggio in Terra Santa. «Si è resa disponibile per organizzare un corso di taglio e cucito. Le ragazze irachene non solo hanno imparato in fretta e con entusiasmo, ma hanno anche deciso di darsi un nome: rafedìn, che in arabo significa “i due fiumi” e indica il Tigri e l’Eufrate che scorrono in Mesopotamia, l’attuale Iraq. La risposta del web è stata finora molto positiva. Speriamo di poter continuare a raccogliere fondi per queste famiglie che all’improvviso hanno perso tutto: non facciamogli perdere anche la speranza in futuro migliore». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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