mercoledì 18 maggio 2016
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« L a testimonianza di tanti nostri fratelli perseguitati oggi ci spinge a farci delle domande che sono per noi quanto mai necessarie: in un contesto sempre meno cristiano, qual è l’attuale, siamo noi capaci di testimoniare la nostra fede? Che tipo di cristiani stiamo generando? ». Così si è rivolto il vescovo Pietro Lagnese ieri alla comunità ischitana radunata nella Basilica di Santa Restituta in Lacco Ameno, per la solennità della martire e patrona della diocesi. «Noi non abbiamo bisogno di cristiani truccati, ma di testimoni veri di Cristo che, pur nella loro debolezza, vogliono seguire il Signore Gesù – ha aggiunto il presule –, amare santa Restituta significa imitarla e prendere sul serio la nostra fede perché riviva e sia capace di trasformare la nostra vita». Infine, parafrasando il discorso tenuto da papa Francesco lo scorso 6 maggio alla consegna del premio Carlo Magno, Lagnese ha detto: «Sogno un nuovo umanesimo ischitano. Sogno un’Isola d’Ischia giovane, capace di essere ancora madre che rispetta la vita e offre speranze di vita. Sogno un’Isola d’Ischia che si prende cura del bambino, che soccorre come un fratello il povero e chi arriva in cerca di accoglienza perché non ha più nulla e chiede riparo. Sogno un’Ischia che ascolta e valorizza le persone malate e anziane, perché non siano ridotte a improduttivi oggetti di scarto» Francesco Antonio Schiano © RIPRODUZIONE RISERVATA
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