domenica 8 maggio 2016
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ROMA È una vera «Porta Santa» quella tra il primo e il terzo mondo che i medici, gli infermieri e i volontari di 'Medici con l’Africa-Cuamm' varcano per recarsi in Africa a garantire il diritto alla salute in un continente in cui spesso questo bisogno è negato. Papa Francesco, che la prima Porta Santa del Giubileo straordinario della misericordia l’ha aperta proprio in un Paese africano (il 30 novembre scorso a Bangui, Repubblica Centrafricana), ieri ha 'segnato' con l’immagine simbolo dell’Anno Santo il servizio svolto dai membri del Collegio universitario aspiranti medici missionari (Cuamm), ricevuti in udienza. Novemila persone che riempiono l’Aula Paolo VI e, al suo arrivo, accolgono il Pontefice con canti e grandi applausi. In sostanza un incontro dal sapore familiare con chi da oltre 65 anni ha portato più mille persone a dare aiuto ai più poveri del continente. E infatti di 'Medici con l’Africa – Cuamm', papa Francesco esorta: «Portate avanti con coraggio la vostra opera, esprimendo una Chiesa che non è una 'super clinica per vip' ma piuttosto 'un ospedale da campo'. Una Chiesa dal cuore grande, vicina ai tanti feriti e umiliati della storia, a servizio dei più poveri». Il discorso di Francesco giunge dopo le commoventi testimonianze di due medici, raccontate dal direttore don Dante Carraro. «Vi ringrazio – sottolinea infatti il Papa – per quanto state facendo in favore del diritto umano fondamentale della salute per tutti». Salute che «non è un bene di consumo, ma un diritto universale per cui l’accesso ai servizi sanitari non può essere un privilegio». Salute, insiste il Pontefice, «soprattutto quella di base, che è di fatto negata in deverse parti del mondo e in molte regioni dell’Africa». Addirittura, aggiunge papa Bergoglio, il diritto a essere curati diventa «un privilegio per pochi, quelli che possono permetterselo. L’accessibilità ai servizi sanitari, alle cure e ai farmaci rimane ancora un miraggio. I più poveri non riescono a pagare e sono esclusi dai servizi ospedalieri, anche dai più essenziali e primari. Di qui – fa notare il Papa – l’importanza della vostra generosa attività a sostegno di una rete capillare di servizi, in grado di dare risposte ai bisogni delle popolazioni». Francesco dà infatti atto a 'Medici per l’Africa-Cuamm' di aver scelto di servire gli ultimi fra gli ultimi, cioè i Paesi subsahariani, «le aree più dimenticate, l’'ultimo miglio' dei sistemi sanitari. Sono le periferie geografiche nelle quali il Signore vi manda ad essere buoni samaritani, ad uscire incontro al povero Lazzaro, attraverso la 'porta' che conduce dal primo al terzo mondo. Questa è la vostra 'Porta Santa'», rimarca Bergoglio. Ultimi non solo in senso geografico però. «Voi operate – dice il Papa – tra le fasce più vulnerabili della popolazione: le mamme, per assicurare loro un parto sicuro e dignitoso, e i bambini, specie neonati. In Africa, troppe mamme muoiono durante il parto e troppi bambini non superano il primo mese di vita a causa della malnutrizione e delle grandi endemie. Vi incoraggio a rimanere in mezzo a questa umanità ferita e dolente: è Gesù. La vostra opera di misericordia è la cura del malato, secondo il motto evangelico 'Guarite gli infermi'. Possiate essere espressione della Chiesa madre, che si china sui più deboli e se ne prende cura». Infine il Pontefice allarga lo sguardo all’intero continente. L’Africa «ha bisogno di accompagnamento paziente e continuativo, tenace e competente», di «ricerca e innovazione», del «dovere di trasparenza verso i donatori e l’opinione pubblica ». «Siete medici 'con' l’Africa e non 'per' l’Africa, e questo è tanto importante ». In sostanza «siete chiamati a coinvolgere la gente africana nel processo di crescita, camminando insieme, condividendo drammi e gioie, dolori ed entusiasmi. Anche perché, conclude Francesco, «i popoli sono i primi artefici e responsabili del loro sviluppo». © RIPRODUZIONE RISERVATA Il Papa tra i partecipanti all’udienza riservata al Cuamm di Padova (Ansa)
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