lunedì 12 maggio 2025
Ogni settimana uno spazio di riflessione personale con l'aiuto di testimoni della fede e maestri spirituali. Oggi padre Lebret sul confidare in Dio malgrado il nostro impegno non sia stato premiato
A volte ci sembra che impegnarsi non serva a niente

A volte ci sembra che impegnarsi non serva a niente - ICP

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Anche se ce lo ripetiamo continuamente non è vero che il lavoro paga sempre. Né che il tempo aggiusta le ferite, anzi a volte sembra che proprio chi si impegna meno viva meglio. Di qui, rabbia, angoscia e depressione. Eppure, la buona volontà, l’applicarsi dovrebbero prescindere dall’essere o meno premiati. Si dovrebbe cercare cosa è bene e giusto, semplicemente perché è bene e giusto. Vale a maggior ragione nell’ottica della fede che sprona il credente a confidare nella volontà di Dio, consapevoli che a volte ciò che appare negativo alla lunga potrebbe risultare un beneficio per la nostra crescita spirituale e umana. Lo sottolinea il domenicano padre Louis Joseph Lebret (1897-1966) in questa preghiera che inizia con lo sfogo: non ne posso più e si conclude con un attestato di fiducia: Signore mi affido a te.

«Signore, questa volta non ne posso più.
Da mesi mi sono intestardito
a compiere tutto il mio dovere professionale,
ad accontentare diligentemente
tutti coloro che mi chiedevano
piccoli e grandi favori.
Mi ci sono ostinato.
È così desolante
lasciare incompleto un lavoro
che in realtà non sarà mai completato.
È normale che uno si ostini
a tener duro, spossandosi.
Eccomi dunque, Signore,
per un certo tempo o per sempre,
non so, fuori combattimento.
Sia fatta la tua volontà.
So che siamo sempre dei servi inutili,
l'essenziale è amarti
e continuare ad amare
intensamente i propri fratelli
quando pare impossibile
poter essere utili per loro.
Tu solo sai ciò che è meglio
e io mi affido a te, Signore».

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