venerdì 22 dicembre 2017
Nell'intervista l'arcivescovo di Panama sottolinea come quello del 2019 a Panama e il Sinodo sui giovani siano appuntamenti strettamente legati tra loro
«La Gmg di Panama guarda al Sinodo sui giovani»
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Quattro parole per descrivere la Giornata mondiale della Gioventù di Panama. Salvaguardia del Creato, Sinodo, servizio, santità. Quattro parole che iniziano per “esse”. E qualcuno già parla di “Gmg delle quattro esse”. L’arcivescovo della diocesi dell’Istmo, José Domingo Ulloa Mendieta, le enumera con il sorriso sulle labbra e gli occhi che brillano. È venuto a Roma per salutare il Papa e proseguire il lavoro organizzativo in vista della Giornata. E fa tappa anche alla Redazione romana di Avvenire, spiegando in questa intervista i punti di forza dell’ormai prossimo appuntamento. «Soprattutto – dice – sono convinto che sarà il completamento del Sinodo dei vescovi sui giovani».

Lei accennava a “4 esse”. Possiamo definirle i punti cardinali della preparazione?

In effetti è così. Stiamo sensibilizzando i giovani del mondo affinché si diano appuntamento a Panama per questo incontro con Gesù insieme con il Santo Padre. E vogliamo prendere spunto anche dalle caratteristiche geografiche della nostra terra.

Si riferisce a Panama come luogo di unione tra nord e sud dell’America e punto di congiunzione tra i grandi oceani?

Sì, mi riferisco alla naturale vocazione alla salvaguardia del Creato di un Paese come il nostro. Quindi il primo auspicio è che dalla Gmg giunga una maggiore consapevolezza sulla cura della casa comune. Mi piace pensare che sarà il momento in cui la Laudato si’ sarà comunicata pienamente ai giovani, per alimentare in loro l’attenzione all’ecologia integrale di cui parla il Papa.

Nell’anno che sta per iniziare molti saranno gli appuntamenti dedicati ai giovani. In che rapporto stanno con la Gmg?

Il Papa e i vescovi di tutto il mondo stanno preparando il Sinodo di ottobre. Io penso che la nostra Gmg sarà in un certo senso la continuazione e la finalizzazione del Sinodo. Ed ecco la seconda “esse” di cui dicevo. Francesco ci invita a scoprire quel è il ruolo e il protagonismo dei giovani per trasformare la Chiesa e la società. Il futuro in fondo sta nelle loro mani. E noi dobbiamo credere nei giovani, offrendo loro gli spazi e le opportunità di cui hanno bisogno.

La dimensione del “servizio” ha a che vedere con questa dimensione?

Sicuramente. Una Gmg che ha come modello Maria, la serva del Signore, la giovane donna che cambiò i suoi progetti di vita per essere fedele al progetto di Dio, non può non richiamare la dimensione del servizio. Noi adulti dobbiamo metterci a servizio dei giovani, con l’educazione e soprattutto la testimonianza di vita. E gli stessi giovani devono a loro volta mettersi a servizio di un cambiamento ispirato ai valori del Vangelo.

Quello che sta descrivendo è, in sostanza, un cammino di santità, l’ultima ma non meno importante “esse”.

Sì. Abbiamo scelto per la Gmg di Panama otto figure di santità. Il beato Oscar Arnulfo Romero, san Martin de Porres, in rappresentanza degli afroamericani, san Juan Diego, sul cui mantello si impresse l’immagine della Vergine di Guadalupe, Santa Rosa da Lima, san Giovanni Bosco, molto popolare a Panama, la beata Suor Maria Romero, apostola dei poveri, san José Sanchez del Rio che morì a 14 anni in Messico gridando “Viva Cristo Re” e san Giovanni Paolo II. Una santità a 360 gradi con la particolare connotazione martiriale della Chiesa del Centro America, che ha il suo grande esponente in Oscar Arnulfo Romero.

Che cosa possono imparare i giovani dal vescovo martire?

In primo luogo ciò che era scritto nel suo motto episcopale: «Sentire con la Chiesa». E poi la coerenza con i principi del Vangelo, la necessità di stare vicino a chi soffre e di impegnare la vita per loro.

Come sono i giovani di Panama? Come quelli di tutto il Centro America: assetati di una verità che trasformi la loro vita e desiderosi di incontrare degli autentici testimoni. Purtroppo vivono in una realtà di marginalità che li costringe a emigrare o a entrare nelle fila delle mafie. Questo è il frutto delle poche opportunità che possiamo offrir loro. Non è che i giovani del Centro America non abbiano fede. Ciò che manca è la possibilità di viverla pienamente questa fede, in un contesto di normale quotidianità. Noi, come conferenza episcopale e come diocesi stiamo creando spazi e centri per il recupero dei tossicodipendenti e per una educazione a tutto tondo. Credo che i problemi che ci affliggono potranno essere risolti quando non ci limiteremo a dare ai giovani il pesce, ma insegneremo loro a pescare.

L’America Latina non vive un momento facile, come testimonia ad esempio la crisi del Venezuela. La Gmg potrà dire una parola anche su questi problemi?

Occorre debellare il virus della corruzione. Occorre cioè una nuova generazione di politici che abbiano di mira il bene comune e non il tornaconto personale. Quindi nella misura in cui educheremo i giovani ai valori dell’onestà e della corretta amministrazione avremo dato un contributo anche alla soluzione di questo problema. La figura di papa Francesco, per noi forse più che per gli altri continenti, è una luce che brilla nell’oscurità.

In definitiva che cosa si aspetta dalla Gmg di Panama?

Credo che il Santo Padre troverà il modo di sorprenderci ancora una volta. Per quanto mi riguarda chiedo al Signore che il frutto della Gmg sia che ogni giovane possa scoprire la propria vocazione e convincersi che Dio ha un progetto di felicità per lui.


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