mercoledì 18 novembre 2009
Conferenza internazionale al via in vaticano. Le persone sorde nella vita della comunità ecclesiale il tema dell’incontro promosso dal Pontificio Consiglio per la pastorale degli operatori sanitari: 500 i partecipanti da 67 Paesi. Sono 278 milioni in tutto il mondo le persone con deficit uditivo, oltre 59 quelle affette da sordità totale.
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Per tre giorni, a partire da domani, la lingua dei segni si affiancherà nell’Aula del Sinodo, in Vaticano, alle altre traduzioni simultanee. Anzi, non una sola lingua, ma ben quattro: inglese, inglese angloamericano, spagnolo e italiano. Accadrà durante la XXIV Conferenza internazionale promossa dal Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari, che quest’anno avrà per tema Effatà! La persona sorda nella vita della Chiesa. Il particolare servizio linguistico predisposto dagli organizzatori sarà un impegno che, come ha detto monsignor Zygmunt Zimowski, presidente del dicastero vaticano simile a un ministero della salute, «è quasi paragonabile ad una piccola olimpiade».La Conferenza è stata presentata ieri nella sala stampa vaticana, insieme a una serie di dati che segnalano l’estensione di questa particolare patologia nella società contemporanea. «Nel mondo sono oltre 278 milioni le persone con deficit uditivo e tra esse oltre 59 milioni sono affetti da sordità totale – ha ricordato monsignor Zimowski –. Nella Chiesa cattolica si stimano circa un milione e 300 mila sordi. A loro, ai loro problemi umani, sociali e spirituali vuole guardare la nostra Conferenza internazionale, i cui partecipanti saranno anche ricevuti dal Papa».Ai lavori prenderanno parte circa 500 persone tra presbiteri, religiosi e laici, di cui 89 sorde, in rappresentanza di 67 Paesi del mondo. «La sordità è presente in uno ogni mille bambini nati nei Paesi ad alto reddito – ha aggiunto il presidente del Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari – ma raddoppia nelle zone del pianeta meno economicamente avanzate dove, oggi, ritroviamo ben l’80 per cento del totale delle persone non udenti. Ciò è dovuto alla mancanza di interventi sanitari di prevenzione e di cura tempestiva. Nel caso della ipoacusia, che è una disabilità non appariscente – ha sottolineato, infatti, Zimowski –, ci si accorge di una persona sorda spesso in età più avanzata e quando è più difficile intervenire».Anche monsignor Jean-Marie Mpendawatu, sotto-segretario del Pontificio consiglio, ha messo in evidenza la gravità del problema. «Nei paesi più poveri la situazione è seria e molto preoccupante – ha detto –. C’è un numero impressionante di ragazzi e ragazze sordi, ma spesso non ci sono leggi di tutela e di integrazione socio-sanitaria. Anche il clero locale è pressoché del tutto impreparato a rapportarsi con i sordi: nella mia diocesi nella Repubblica del Congo, su 120 preti non ce n’è uno che conosca la lingua dei segni».Il quadro è complesso anche sotto il profilo psicologico. «A differenza di altre menomazioni, la sordità ingenera stati di vergogna e isolamento perché il malato non si sente capito nelle sue difficoltà e spesso viene ignorato», ha fatto notare monsignor José Redrado, segretario del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari. «Il caso più famoso è quello di Ludwig van Beethoven, che iniziò all’età di 24 anni ad avvertire la diminuzione dell’udito, fino a divenire del tutto sordo nel giro di pochi anni. Ebbene – ha detto Redrado – le sue biografie narrano che il grande compositore visse questa condizione con grande dolore, vergogna e senso di isolamento e abbandono, rifiutando di incontrare le persone per timore che capissero la sua condizione, fino al punto di meditare il suicidio. Ma, poi, si mise sulla nuova via dell’accettazione interiore di questo dolore e arrivò a comporre le sue opere forse migliori». Una testimonianza forte che fa il paio con quella dei nostri giorni, proveniente da padre Cyril Axelrod, presbitero sordo-cieco, che sarà presente alla Conferenza e racconterà la sua esperienza.
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