domenica 3 aprile 2016
COMMENTA E CONDIVIDI
Stanchi di guardare la vita da lontano? L’appello a partire per un mese di volontariato internazionale, rivolto a chi ha un’età compresa tra 20 e 30 anni, viene dal Servizio promozione per il sostegno economico alla Chiesa della Cei, in collaborazione con la Caritas. Il concorso “In un altro mondo”, quest’anno alla terza edizione, darà la possibilità a 4 giovani di vivere una stagione di formazione d’eccezione in un’opera sostenuta dall’8xmille della Chiesa cattolica, documentandola poi al ritorno sui social media. Ci sarà tempo da oggi, 3 aprile, fino al 1° maggio per inviare un video con un’autocandidatura attraverso il sito www.inunaltromondo.it insieme a una lettera di motivazione. Solo una rosa di una ventina di aspiranti verrà convocata a Roma, nella sede della Cei, per partecipare a un corso di formazione e selezione, da cui usciranno i 4 profili giudicati più adatti. Quindi, tra fine luglio e i primi di settembre, la partenza per un mese in prima fila nelle “periferie” del pianeta e in cui la Cei è presente da decenni a fianco di cooperanti e missionari. In particolare le destinazioni dell’edizione 2016, scelte tra le realtà di promozione umana sostenute grazie alle firme dei fedeli italiani, saranno il Centro di accoglienza per rifugiati della Caritas italiana in Serbia, sul tragitto di quella che fino a pochi mesi fa era la rotta balcanica dei profughi provenienti da Siria, Iraq, Iran e Afghanistan, e dove, a chiusura avvenuta delle frontiere, prosegue l’attività di accoglienza. Quindi la casa “Ovci-la Nostra Famiglia” della Fondazione Don Gnocchi in collaborazione con Focsiv, per la cura e riabilitazione dei disabili in Ecuador. Infine il centro per ragazze madri “Maria Madre della vita” a Fortaleza, in Brasile, e la sede Caritas di Capiz, nelle Filippine, che coordina progetti di ricostruzione dopo l’emergenza del tifone Haiyan, il più forte mai registrato, che investì una parte dell’arcipelago nel novembre 2013. «In un mondo dove sembra che prevalgano indifferenza e individualismo, vorremmo proporre ai giovani un’alternativa di condivisione e soprattutto, in questo anno giubilare straordinario, di misericordia. Il nostro progetto di comunicazione punta i riflettori non sui ragazzi che sceglieremo, ma su coloro che andranno a visitare – spiega Matteo Calabresi, responsabile del Servizio promozione Cei che organizza il concorso –. Per questo chiederemo ancora una volta ai quattro giovani che partiranno la prossima estate di mettere per un mese al centro della propria vita gli altri, di misurare il proprio successo con la capacità di servire il prossimo e donare qualcosa di sé a chi non ha nulla». Il diario di viaggio dei vincitori della scorsa edizione è tuttora online (ne diamo conto sopra in pagina). Ed è un resoconto di come l’esperienza nel Terzo mondo abbia cambiato ciascuno in modo inatteso e non episodico. Sullo stesso sito del concorso – a fianco del bando 2016 – chi vorrà iscriversi troverà ispirazione nei video, testi e foto dei coetanei che li hanno preceduti. Scoprendo che emozioni comuni, come la tensione prima della partenza e la coincidenza con le date di un esame universitario, sono momenti da vivere e da superare per fare il salto di qualità. Oltre il check-in e l’atterraggio in Asia, in Africa o in America latina i post registrano luoghi comuni polverizzati, zero ansia, un’idea nuova di se stessi, esperienze ed incontri ad alta intensità, il gusto dell’inatteso e la consapevolezza di sentirsi più completi e felici spendendosi per gli altri. © RIPRODUZIONE RISERVATA La locandina dell’edizione 2016 del concorso
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: