mercoledì 18 maggio 2016
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C’è il «fantasma» del gioco d’azzardo. Che con la ludopatia «devastante per i singoli», ha detto il presidente della Cei Angelo Bagnasco, rovina le famiglie e spinge tanti al suicidio. C’è la macchina degli interessi: «Negli ultimi sei anni, mentre fra la popolazione è salita la soglia della povertà – ha proseguito Bagnasco – l’affare-azzardo ha raggiunto il 350%, fino a 84 miliardi di euro». E poi c’è una legge che intima la riduzione del numero di slot del 30% in 4 anni, mentre «in realtà quel numero è cresciuto del 10,6% in quattro mesi». «Chi sarà in grado di resistere alle pressioni delle lobby e intervenire in modo radicale?», è la domanda cruciale del presidente della Cei. La stessa domanda, insistente e accorata, la pongono dal 2013 i cittadini italiani che hanno aderito al movimento Slot Mob. All’inizio era il desiderio di strappare anche solo un bar di una città al circuito delle macchinette mangiasoldi. I bar sono diventati centinaia. Le città ad aderire oltre 60 da Nord a Sud. La mappa dell’Italia che vuole giocare pulito – quella degli scacchi e del biliardino, che dello Slot mob sono diventati il simbolo – è finita sui social e ha iniziato a veicolare un’idea tanto semplice quanto dirompente: che premiare come consumatori chi sceglie di rinunciare alle slot attraverso una colazione o aperitivo significa già lottare contro il mercato dell’azzardo e il potere delle lobby. «Le parole di Bagnasco non ci colgono di sorpresa – commenta Gabriele Mandolesi, uno dei coordinatori del movimento –. Già all’indomani della presentazione del decreto Baretta, l’anno scorso, il presidente del- la Cei ne aveva stigmatizzato i contenuti». E quella della Chiesa «è una voce fondamentale, soprattutto perché oggi Bagnasco non solo è tornato con forza sugli effetti disastrosi dell’azzardo, ma anche sulla necessità di estirparne le cause, cioè il business dei giganti del gioco e delle multinazionali che fanno pressioni sul governo e che in questo governo, purtroppo, trovano sudditanza». Il popolo dello Slot Mob, che s’è riunito nelle piazze d’Italia il weekend scorso per dire ancora più forte il suo no all’azzardo, ora chiede di più: lo ha fatto con oltre cinquemila lettere inviate al capo di Stato Mattarella, accusando i legislatori italiani di aver trasformato il Paese in un «casinò diffuso». Lo fa col suo Manifesto di democrazia economica, con cui chiede al governo di rimettere in discussione l’affidamento del settore dell’azzardo alle società commerciali, cominciando dal divieto assoluto di pubblicità per i giochi. Per arrivare, presto, a un sistema economico che non faccia soldi sulla pelle dei suoi cittadini. Impegnati sullo stesso fronte, la Consulta nazionale antiusura Giovanni Paolo II e le associazioni aderenti al cartello 'Insieme contro l’azzardo', che rilanciano con forza l’appello del cardinal Bagnasco al ministero dell’Economia e agli enti locali, proprio in questi giorni impegnati sul decreto antiazzardo: «La formulazione del decreto in questione sia l’occasione per segnare una seria inversione di rotta. Un cambio di passo di cui gioverebbero non solo le tante famiglie italiane distrutte, ma anche le casse dello Stato». © RIPRODUZIONE RISERVATA Gabriele Maldolesi
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