giovedì 25 gennaio 2018
A Lourdes tre giorni di confronto con Viganò e Tarquinio. Venerdì la chiusura con il cardinale Parolin
Il  manifesto della Giornata mondiale delle comunicazioni sociali 2018

Il manifesto della Giornata mondiale delle comunicazioni sociali 2018

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Per meglio ripartire, il giornalismo cattolico europeo e non solo posa i bagagli alla sorgente di Lourdes, la città mariana in cui si è aperta ieri la 22ª edizione delle “Giornate di san Francesco di Sales”, promosse dalla Segreteria per la comunicazione della Santa Sede, accanto all’associazione internazionale Signis e alla Fédération des médias catholiques, che raggruppa le testate cattoliche transalpine. Se fra i Pirenei scorrono in questi giorni torrenti impetuosi, nell’universo della comunicazione si propagano prepotentemente e spesso senza controllo le false notizie, al centro delle riflessioni proposte ai participanti.

«Molti pozzi vengono avvelenati con poco veleno, ma l’acqua a quel punto diventa imbevibile», ha ricordato in apertura monsignor Dario Edoardo Viganò, prefetto della Segreteria per la comunicazione, evocando i punti principali del Messaggio di papa Francesco per la 52ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali (prevista domenica 13 maggio, nella solennità dell’Ascensione del Signore), rivelato ieri, proprio in occasione della festa del santo patrono dei giornalisti. Di fronte all’incubo della post-verità, il prefetto ha ricordato che «il più radicale antidoto» di riferimento deve restare la capacità di «lasciarsi purificare dalla verità», in una sfida che implica un’apertura costante dei cattolici, sullo sfondo della «storia della Salvezza».

Questa continua ricerca significa comprendere che «la verità si instaura solo in un contesto di relazione», così come rendersi conto che «la comunicazione può anche uccidere», come già ricordato da Francesco, che ha scelto per la Giornata del 13 maggio il seguente tema “La verità vi farà liberi' (Gv 8,32). Notizie false e giornalismo di pace”. Nel corso della tavola rotonda d’apertura, intitolata “I volti della verità”, Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, ha ricordato che al tempo degli «oligopoli» mediatici rischiano di amplificarsi le manipolazioni della verità spesso radicate nei vecchi vizi del giornalismo, come quello di «chiudersi in una torre d’avorio». Ma «la verità viene fatta a pezzi quando la guardiamo dall’alto ». Per i giornalisti e i comunicatori cattolici una «grande sfida» è quella di divenire i «guardiani dell’umanità e dei pozzi d’acqua potabile dell’informazione onesta», in particolare sui fronti scottanti che riguardano «i piccoli e i deboli », come i migranti e i carcerati. «La strada è il luogo della verità» dove i giornalisti possono trovare sempre chi chiede loro conto.

Queste riflessioni si sono intrecciate con quelle di Karsten Lehmkühler, docente di teologia protestante a Strasburgo, per il quale «la verità è un fenomeno esistenziale e relazionale». Ma per l’autore francese Vincent Morch, «la verità certe volte ci spaventa», soprattutto quando si riferisce alle «passioni più violente dell’uomo» di cui la storia è drammaticamente disseminata. Presiedendo per l’occasione una Messa solenne presso la Basilica dell’Immacolata Concezione, monsignor Nicolas Brouwet, vescovo di Tarbes e Lourdes, ha incentrato l’omelia sulla necessità della ricerca coraggiosa di una «fecondità» nell’informazione che possa aprire le finestre «al lavoro della grazia».

Domani a chiudere i lavori sarà il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano. Fra i momenti chiave della giornata di oggi figurerà la consegna del premio giornalistico “Padre Jacques Hamel” alla presenza anche della sorella del sacerdote assassinato il 26 luglio 2016 in Normandia da un commando jihadista.

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