mercoledì 22 giugno 2011
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Più noti o meno conosciuti, lega­ti alla vita contemplativa, alla teo­logia mistica o al lavoro missio­nario in terre lontane. Coraggiosi e u­mili. Diversi fra di loro, ma uniti da un unico filo rosso che dall’XI secolo at­traversa la storia del cristianesimo spa­gnolo (e universale), per arrivare fino alla Gmg di Madrid e parlare dritti al cuore di oltre due milione di giovani con un messaggio incredibilmente at­tuale. Sono i santi e patroni della pros­sima Gmg: esempi per i ragazzi che giungeranno nella capitale spagnola ad agosto, ma anche per le loro fami­glie, i loro amici, la fitta rete di rela­zioni umane che assorbirà i valori del­la Giornata attraverso i partecipanti.Primo fra tutti, Giovanni Paolo II: do­po l’annuncio della beatificazione, la Gmg ha deciso di nominarlo proprio patrono, perché è stato il creatore del­le Giornate mondiali della gioventù ed è sempre stato «l’amico dei giova­ni ». Indietro nel tempo, ci sono altre nove grandi figure. Le più antiche so­no san Isidoro l’Agricoltore (1080-1172) e santa Maria de la Cabeza, ma­rito e moglie, lui nato a Madrid e lei nei pressi di Guadalajara; l’uno cam­pione di virtù come la semplicità, l’ob­bidienza, l’onestà, l’operosità, la ge­nerosità verso gli umili e lo spirito di penitenza, l’altra – casalinga – cono­sciuta per l’austerità e la carità, la pu­rezza, la modestia, l’unione coniuga­le. Iniziava sempre le sue giornate con la Messa, sant’Isidoro, affidandosi – nel duro lavoro dei campi – a Dio e all’aiuto degli angeli. Le loro spoglie si trovano nella chiesa madrilena di Sant’Andrea.Nato nel 1491 e morto nel 1556, sant’Ignazio di Loyola, tra la rosa scel­ta per la Gmg, è uno dei più noti: fon­datore della Compagnia di Gesù, è co­nosciuto anche per il suo fervore apo­stolico, la sua profondità nella cono­scenza della vita spirituale e la sua in­telligenza unita all’umiltà.San Giovanni d’Avila (1500-1569) è invece esempio nella devozione della celebrazione della Messa e nell’inco­raggiamento a ricevere la Comunione con frequenza, ma per i più giovani è di immenso valore anche il suo invi­to a essere riformatore nel proprio tem­po ovunque sia necessario, annun­ciando la verità cristiana anche a co­sto di persecuzioni. Tra i discepoli che gli furono più vicini ci fu santa Teresa d’Avila (1515-1582), prima donna a essere stata proclamata dottore della Chiesa, nota soprattutto per la sua e­sistenza mistica e per avere riformato l’Ordine carmelitano, fondando 15 monasteri delle carmelitane scalze. In quel secolo spagnolo ricco di spiri­tualità, fu contemporanea di san Fran­cesco Saverio (1506-1552): al suo ti­tolo – Apostolo dell’estremo Oriente – è legata anche la sua morte, provo­cata da un’aggressiva febbre contratta in Cina, dove era missionario; infati­cabile, pronto a servire Dio ovunque, battezzò oltre 50.000 persone. Se san Giovanni della Croce (1542-1591) – patrono della vita contemplativa, dei mistici e dei poeti spagnoli – è cono­sciuto per aver riformato l’ordine ma­schile dei carmelitani scalzi, fra le fi­gure femminili c’è anche santa Rosa da Lima (1586-1617), una terziaria laica, mistica e visionaria, patrona delle A­meriche. Infine, il più moderno (in or­dine temporale), è san Rafael Arnaiz, nato nel 1911 e morto a soli 27 anni in un monastero trappista: venne ca­nonizzato da Benedetto XVI nell’otto­bre 2009.
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