sabato 26 gennaio 2019
Don Giovanni Bosco è uno dei santi patroni della Giornata di Panama. Una scelta che richiama l’estrema attualità di un messaggio che non ha perso la sua carica rivoluzionaria
Nel nuovo centro si sono ritrovati ragazzi del Movimento giovanile salesiano arrivati da numerosi Paesi. Inaugurato dal rettor maggiore don Artime un grande museo sul fondatore. L’esempio proposto ai giovani della beata nicaraguense María Romero Meneses, delle Figlie di Maria Ausiliatrice (foto Francesco Zanotti)

Nel nuovo centro si sono ritrovati ragazzi del Movimento giovanile salesiano arrivati da numerosi Paesi. Inaugurato dal rettor maggiore don Artime un grande museo sul fondatore. L’esempio proposto ai giovani della beata nicaraguense María Romero Meneses, delle Figlie di Maria Ausiliatrice (foto Francesco Zanotti)

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La frase, detta in italiano ottocentesco, riassume il senso della Gmg. «Basta che siate giovani perché io vi ami assai». Don Giovanni Bosco è uno dei santi patroni della Giornata di Panama. Una scelta che richiama l’estrema attualità di un messaggio che a dispetto dei giorni, degli anni passati, non ha perso la sua carica rivoluzionaria. Oggi come allora il santo piemontese continua a dirci che i ragazzi non vanno considerati come categoria o entità sociologica ma conosciuti uno per uno, nella loro irripetibile singolarità. Un richiamo, una linea d’indirizzo che unisce idealmente Valdocco cioè Torino con il suo alter ego centramericano di Panama city. Qui, a suggellare una devozione fortissima, è stata realizzata una copia del centro subalpino da cui si è irradiata la spiritualità salesiana, comprensiva perfino della casetta dei Becchi, luogo natale del santo, nell’Astigiano. «Don Bosco è di Panama e Panama è di Don Bosco» cantano i fedeli nella festa liturgica del 31 gennaio e mai come in questi giorni quel motto suona attuale.

La “Valdocco d’America” è stata infatti il punto di riferimento, il crocevia per i ragazzi del Movimento giovanile salesiano riuniti qui da tutto il mondo. Con la suggestiva novità del Museo di Don Bosco inaugurato dal rettor maggiore don Angel Fernandez Artime. L’allestimento propone «infografiche di richiamo per incoraggiare i giovani sulla via della santità» ha spiegato alla stampa locale l’architetta Maria Montenegro responsabile del cosiddetto “Progetto Valdocco”, invitando a un percorso espositivo che si articola su tre sale, dedicate rispettivamente alla vita del santo, cioè “Don Bosco ieri” e alla Famiglia salesiana (“Don Bosco oggi”) mentre la terza riflette sulle sfide che attendono la congregazione. Tra di esse, la rivoluzione digitale, allo stesso tempo stimolo al dialogo, offerta di nuove relazioni, e rischio di pericolosi e narcisistici isolamenti.

In ogni caso, un terreno, un “campo” che non può essere trascurato da chi si occupa di giovani. Va in questo senso l’iniziativa legata allo slogan “Noi siamo Don Bosco” proposta in diverse lingue dalle procure missionarie salesiane in occasione della Gmg 2019 e in preparazione al 31 gennaio. Partecipare è facile: chi si trova a Panama viene invitato a condividere post e fotografie sugli hashtag #WeAreDonBosco e #IAmSalesian. Un modo nuovo, spiegano i promotori, per ribadire come il carisma del fondatore sia più che mai vivo.

Nei 30mila religiosi e religiose, nelle 5.500 scuole salesiane, nei 1.100 centri di formazione professionale, nelle 330 case di accoglienza. «Vogliamo compiere un cammino di fedeltà al Signore – ha detto don Artime al suo arrivo a Panama –. Sono il primo che vuole continuare a imparare a essere davvero fedele a Gesù e farlo insieme a voi, miei cari giovani, è un dono meraviglioso».
Un sostegno importante in questo cammino di riscoperta del messaggio di Don Bosco può arrivare da una nuova realizzazione. Si tratta del centro di pellegrinaggio inaugurato presso la chiesa di Maria Ausiliatrice dell’Istituto tecnico Don Bosco e dedicato alla beata nicaraguense suor Maria Romero Meneses (1902-1977) a sua volta copatrona della Gmg. Ad aprire idealmente il neonato percorso di fede, madre Yvonne Reungoat, madre generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, che ha per così dire completato il lavoro del gruppo di sette religiose impegnate nella realizzazione del progetto. Suore che oggi spiegano: vogliamo che i pellegrini dopo «aver lasciato la chiesa possano vedere con gli occhiali e camminare con le scarpe di suor Maria Romero». Perché la santità è un viaggio. Un cammino da fare con gli occhi aperti. Per evitare gli ostacoli inutili, cambiare direzione se necessario, scoprire negli altri il volto di Dio.

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