martedì 23 maggio 2023
La settimana dedicata ai temi dell'enciclica pubblicata otto anni fa da papa Francesco
Fede e scienza in dialogo sulla Laudato si’
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La parola guida è “speranza”, da declinare non come generico ottimismo, ma nel suo significato cristiano. Cioè di presenza di Dio Padre buono, in ogni fase della vita dell’uomo. Sempre accanto a lui, abbracciandone i problemi, ma al tempo stesso richiamandolo alle sue responsabilità. Del resto, ogni edizione della Settimana Laudato si’, quest’anno da domenica scorsa al 28 maggio, unisce presente e riflessione sul futuro della casa comune. Punto di partenza, l’enciclica “sociale” di papa Francesco pubblicata il 24 maggio di otto anni fa. Un testo che richiama il dovere dell’uomo di prendersi cura della creazione di cui è custode, non proprietario. In questo 2023 il tema guida è “Speranza per la terra. Speranza per l’umanità”. Che significa anche favorire il “dialogo necessario tra fede e scienza”. Lo ha ricordato lo stesso Pontefice ieri l’altro al Regina Coeli, evidenziando come ci sia «tanto bisogno di mettere insieme competenze e creatività!». E le recenti terribili calamità che hanno colpito l’Emilia Romagna stanno lì a dimostrarlo. Teologia e scienza dunque protagoniste di un confronto che partendo da prospettive differenti punta però allo stesso obiettivo. E che per raggiungerlo cerca spazi di incontro tra bisogni umani e bisogni della natura, tra danni spirituali e danni ecologici.

Prospettive, ambiti di ricerca intorno ai quali ruota lo stesso docu-film “La lettera” messo al centro delle iniziative della Settimana. Come noto la pellicola, diretta dal regista Nicolas Brown già vincitore di un Emmy, racconta del dialogo con il Papa sul futuro del pianeta a partite dalla Laudato sì’. Per farlo il Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale invita in Vaticano alcune voci di impegno per la salvaguardia del creato nel proprio territorio. I protagonisti sono dunque Arouna, Robin, Greg, chief Dadà e Ridhima. Chiamati a essere voce della flora e della fauna, dei poveri, delle popolazioni indigene, dei giovani, della vita marina. Vengono dall’Africa sfruttata e defraudata, dall’India, dalle Hawaii, dall’Amazzonia. «Questo bellissimo film – ha sottolineato alla presentazione il cardinale Michael Czerny prefetto del Dicastero per lo sviluppo umano integrale – è un grido di chiarezza per le persone di tutto il mondo: svegliatevi! Fate sul serio! Agite insieme! Agite ora!. Non c’è più tempo da perdere». Lo sa bene, Arouna Kandé, rifugiato climatico del Senegal, uno dei protagonisti del documentario. «Ho lasciato la mia regione per rifugiarmi in un’altra a causa delle conseguenze del riscaldamento globale. Oggi dobbiamo accettare di non far pagare alle generazioni future errori di cui non sono responsabili». Perentorio anche Cacique Odair “Dadà” Borari, leader del territorio indigeno Marò a Parà in Brasile, che all’anteprima della Lettera si è fatto interprete «della foresta e della popolazione indigena in lotta per chiedere giustizia», il che significa difendere l’Amazzonia. Spero – ha aggiunto – che nella politica del nuovo presidente del Brasile non ci sia spazio per la distruzione della foresta.

Tra le proposte per la Settimana c’è innanzitutto l’invito a guardare “La lettera”, in famiglia, con gli amici, assieme alla propria comunità. E poi a discuterne. Questo perché «una volta saputo cosa sta succedendo, non si potrà più distogliere lo sguardo» ma si sarà spinti ad agire. Al di là delle analisi, sempre necessarie, siamo è infatti il tempo del fare. Va in questa direzione lo stesso libretto che accompagna la Settimana. Leggendo “La nostra casa comune”, la “guida per prendersi cura del nostri pianeta” realizzata insieme da Santa Sede e Istituto per l’ambiente di Stoccolma (Sei) si resta colpiti da due voci che accompagnano ogni capitolo: “Cosa deve cambiare?”. E “mettiamoci in azione”. Se ne parlerà anche oggi alla tavola rotonda in programma alla 16 a Villa Borghese, a Roma. Con Czerny interverranno l’ambasciatore di Svezia presso la Santa Sede Andrés Jato, il direttore esecutivo del Sei, Mans Nilsson, Ulf R.Hansson direttore dell’Istituto svedese di studi classici a Roma e il presidente del Movimento Laudato si’, Tomás Insua.

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