venerdì 20 agosto 2021
Gli appelli dei vescovi e l'impegno delle Caritas diocesane per chi è lontano e per chi sta arrivando tra noi
Profughi afghani appena sbarcati a Fiumicino con un volo dell'Aeronautica militare italiana da Kabul

Profughi afghani appena sbarcati a Fiumicino con un volo dell'Aeronautica militare italiana da Kabul - Ansa / Ufficio stampa della Difesa

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Se domenica nelle parrocchie di tutta la Penisola si pregherà per la pace in Afghanistan e, insieme, per le vittime del terremoto di Haiti, la Chiesa italiana già si mobilita dal basso per accogliere i profughi in arrivo dal Paese tornato nelle mani dei talebani. L’arcidiocesi di Genova, attraverso la Caritas locale, annuncia di essere pronta ad “abbracciare” chi sarà costretto a lasciare l’Afghanistan.

«Si tratterà in particolare di famiglie e nuclei mono-parentali con figli minori e donne sole», spiega una nota dove si precisa che «la Caritas diocesana da tempo offre accoglienza a rifugiati in fuga dai loro Paesi attraverso percorsi istituzionali ed ecclesiali come i corridoi umanitari». E aggiunge: «Nel prepararsi alla possibile emergenza si stanno cercando soluzioni che coinvolgano le comunità ospitanti per testimoniare ancora una volta che accogliere in modo diffuso ed integrato è mettere in pratica il Vangelo».

Anche il vescovo di Reggio Emilia-Guastalla, Massimo Camisasca, assicura alla Caritas l’interessamento attivo della diocesi per dare ospitalità alle famiglie di profughi. «Tutto il bene seminato in questi 20 anni in Afghanistan (penso, per esempio, alla presenza italiana e al sacrificio di 50 nostri fratelli) non sarà senza frutto – afferma Camisasca –. Invito tutte le comunità ad unirsi alla preghiera della Chiesa italiana, affinché nasca una nuova epoca di conoscenza e di ascolto dei differenti volti di quel popolo e, soprattutto, un tempo di educazione attraverso le scuole e di libertà religiosa e culturale».

Forte l’appello che giunge dall’arcivescovo di Ferrara-Comacchio, Gian Carlo Perego, presidente della Commissione episcopale Cei per le migrazioni e della Fondazione Migrantes, che chiede «subito un ponte aereo e poi corridoi umanitari che possano dare accoglienza sicurezza» a chi lascerà il Paese «in uno degli Stati dell’Europa e del mondo».

Il presule ricorda che sono già 15mila gli afghani in Italia e che in mille «sono sbarcati lo scorso anno» nella Penisola e «altrettanti quest’anno: alcuni sono stati accolti, molti hanno continuato il viaggio in Europa; altri sono stati respinti nei campi e nelle carceri libiche».

E l’impegno ecclesiale. «Le Chiese in Italia continueranno l’accoglienza di tutti coloro che chiedono una protezione internazionale, collaborando con le istituzioni, ma anche continuando a sollecitare una politica migratoria che esca dalle pieghe ideologiche e si apra alla concretezza della tutela, della promozione e dell’integrazione di ogni migrante».

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