martedì 23 giugno 2020
Il missionario laico, fondatore della Missione Speranza e Carità che ospita gratuitamente 1100 persone povere a Palermo, digiuna nutrendosi di sola eucarestia e preghiera in una grotta dal 4 giugno
Fratel Biagio al 23esimo giorno di digiuno: «Preghiere contro le dipendenze»
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«Rafforzare la preghiera e l’operato per liberare i tanti uomini e donne schiavi di malsani vizi e schiacciati da tante dipendenze negative», dando per primi l’esempio proprio all’interno della Chiesa. Il missionario laico palermitano Biagio Conte continua il suo digiuno in una grotta sulle montagne del centro della Sicilia, per sensibilizzare istituzioni e cittadini a una conversione della società al bene comune. Il fondatore della missione Speranza e Carità, che accoglie nelle strutture al centro di Palermo circa 1.100 italiani e migranti senza dimora, abituato negli anni a vivere momenti di digiuno anche molto lunghi per difendere le ragioni degli “ultimi”, ha raggiunto il record di resistenza. Da 23 giorni fa penitenza, vivendo in solitudine, senza cibo, nutrendosi solo dell’Eucaristia e godendo della bellezza della natura. «Non è mai stato così magro – dice Riccardo Rossi, volontario della missione che si occupa della comunicazione – ma è contemporaneamente in piene forze, è ricolmo di energia».

L’appello alla Chiesa
L’ultima delle sue numerose lettere scritte in queste settimane di digiuno è rivolta alla Chiesa e agli esponenti di tutte le religioni, a cui chiede un impegno concreto. «Sono molto rattristato e fortemente addolorato per il perpetrarsi dei tanti mali, vizi, ingiustizie, violenze, sopraffazioni, omicidi, suicidi che si moltiplicano quotidianamente nella nostra sofferta e malata società – scrive il missionario - Purtroppo stanno aumentando sempre più i cittadini oppressi e schiacciati dalle schiavitù delle dipendenze negative, dell’alcool, delle droghe, delle sigarette, delle scommesse, delle mode che non rispettano la persona e il corpo e di tante altre negative dipendenze. Ho visto in questi anni ammalarsi e morire tantissimi uomini e donne, schiavi di queste dipendenze negative: adesso basta, bisogna invocare l’aiuto del Buon Dio».

Ai religiosi e alle religiose dice: «È chiaro che questa società ha commesso un grave errore: si è allontanata da Dio e dal nostro prossimo. E adesso sarà nostro dovere e impegno invitarla a ritornare a Dio e al nostro prossimo, soprattutto a quelli più in difficoltà, poveri e disagiati. Preghiamo per i giovani che sono tanto a rischio per l’assenza del lavoro, per un futuro non stabile, incerto, insicuro e stiamo vicino a quelli più fragili, sia ai giovani locali sia agli immigrati; rischiano di precipitare nelle sabbie mobili, cioè nel giro dello spaccio, della prostituzione, della delinquenza». E, in particolare, «facciamo attenzione ad essere anche voi liberi da queste dipendenze negative; siate prudenti per essere di buon esempio».

Fermare i virus delle dipendenze
Proprio pochi giorni fa, fratel Biagio aveva rivolto un altro appello a tutte le istituzioni civili, affinché accompagnino i più piccoli e i più fragili, attraverso «leggi e norme più giuste, a tutela e a sicurezza dei più giovani, dei meno giovani, delle famiglie e di ogni cittadino soprattutto per quelli più emarginati e bisognosi».

Anche in questo appello chiede di fermare i nuovi «virus»: «Stiamo attenti a un marketing senza regole, ad un commercio pressante e ai locali sempre aperti fino all’alba». Il rischio è quello di creare nei cittadini «dipendenze di cose negative che si trasformano in schegge impazzite».


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