giovedì 24 marzo 2016
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« V orrei dire grazie a papa Francesco per averci permesso di essere presenti all’udienza alla vigilia di un giorno tanto importante per noi argentini: il 40° anniversario del golpe che ha inaugurato un brutale regime miliare nel Paese. Ma il mio grazie più grande è per il suo sostegno alla famiglie che hanno uno dei propri cari “desaparecido”, come la mia. Le sue parole e i suoi gesti sono molto coraggiosi. Come coraggiosa è la scelta di rendere disponibile la documentazione sulla dittatura conservata negli archivi del Vaticano». Marie-Noelle Erize Tisseau era in piazza San Pietro, ieri, insieme alla madre Françoise e a vari familiari di desaparecidos argentini, tra cui suor Geneviéve Jeanningros, nipote della religiosa Leonie Dunquet, trucidata per aver aiutato le Madri di Plaza de Mayo. La comitiva è stata organizzata dal gruppo “24 marzo”, guidato dall’italoargentino Jorge Iturburu, storico attivista contro l’impunità, in occasione dei 40 anni del colpo di Stato che ricorrono oggi. Françoise «non stava nella pelle all’idea di vedere Francesco – racconta la figlia –. Anche io ero emozionata, ma mia madre, data la sua fede profonda, era trasfigurata!». Marie-Anne, sorella di Marie-Noelle, è stata sequestrata, violentata, torturata e uccisa da uno squadrone della morte a sette mesi dal golpe. Aveva 24 anni. E aveva abbandonato una carriera di modella a Parigi – città di cui erano originari i genitori – per lavorare nelle baraccopoli di San Juan, nel nord dell’Argentina. A cambiarle la vita era stato l’incontro con padre Carlos Mugica, il prete dei poveri, anche lui assassinato, l’11 maggio 1974. A San Juan Marie-Anne si era fidanzata con Daniel Rabanal, legato alla guerriglia dei Montoneros. Lei non imbracciò mai le armi. Per i militari, però, non c’era differenza: meritava la morte. Anzi, peggio: doveva restare per sempre né viva né morta. Desaparecida. Una sorte toccata ad altri 30mila argentini in una delle pagine più buie della storia del Paese. Su cui, però, grazie alla lotta dei familiari, comincia ad arrivare la luce della giustizia. I parenti di Marie-Anne, insieme a quelli di Alberto Carvajal, testimonieranno in questi giorni nel processo in corso a Roma contro gli ex aguzzini del centro clandestino di San Juan. «Conoscere la verità è l’unico modo perché l’orrore del passato non si ripeta», afferma Marie-Noelle. Per questo il gruppo “24 marzo” ha organizzato ieri un incontro pubblico, perché gli italiani potessero ascoltare dalle labbra dei sopravvissuti la tragedia dei desaparecidos. Lucia Capuzzi © RIPRODUZIONE RISERVATA
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