sabato 9 settembre 2017
In Duomo la presa di possesso della diocesi. In Sant'Ambrogio, poco dopo, la prima liturgia da arcivescovo. Con i voti solenni di due suore. «Famiglia e giovani fra le nostre priorità»
Milano, Sant'Ambrogio: l'arcivescovo Delpini alla Messa con la professione perpetua di due suore (Fotogramma)

Milano, Sant'Ambrogio: l'arcivescovo Delpini alla Messa con la professione perpetua di due suore (Fotogramma)

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Duomo di Milano, ore 9: si celebra l’Ora terza e la presa di possesso canonica della sede arcivescovile da parte di monsignor Mario Delpini. Che in questo modo diventa a tutti gli effetti il nuovo arcivescovo. Basilica di Sant’Ambrogio, ore 10.30: Delpini presiede la Messa con la professione religiosa dei voti perpetui di due giovani donne, Anna Casati delle Orsoline di San Carlo e Giusi Valentini delle Ausiliarie diocesane. Flero, provincia e diocesi di Brescia: all’oratorio San Giovanni Bosco si svolge la seconda festa regionale dell’Associazione nazionale famiglie numerose. E Delpini arriva per presiedere la celebrazione eucaristica conclusiva, prevista alle 18. Ecco la giornata di sabato 9 settembre. La prima da arcivescovo a pieno titolo.
Il solenne ingresso nella diocesi ambrosiana sarà domenica 24 settembre, con la tappa nell’antica Basilica di Sant’Eustorgio – dove si custodisce la memoria delle origini della Chiesa ambrosiana, dei primi battezzati, dei primi martiri – prima della grande celebrazione in Cattedrale. Ma l’ex vicario generale del cardinale Angelo Scola – a succedere al quale papa Francesco l’ha chiamato il 7 luglio scorso – ha un’agenda fittissima. Che domenica 10 settembre, ad esempio, lo vede prima al Santuario di Santa Maria Nascente di Bevera, nel Lecchese, per la festa patronale, poi
a Fonteno, piccolo borgo in provincia di Bergamo, sui monti sopra il lago d’Iseo, ad accogliere, a sera, la Madonna Pellegrina di Fatima. Incontro atteso e importante quello di martedì 12, col nuovo arcivescovo all'assemblea dei decani della diocesi di Milano, al Centro pastorale ambrosiano di Seveso. Delpini, d’altronde, viene da un’estate tutta itinerante. Da pellegrino fra santuari mariani, per preparare l’ingresso in diocesi nel segno della preghiera, dell’affidamento a Maria del nuovo ministero e del cammino della Chiesa ambrosiana. Con una parentesi, bella e intensa, ad agosto: in visita ai fidei donum ambrosiani in Brasile.

«Ho bisogno di tutti per una Chiesa povera, libera e lieta»

Torniamo in Duomo. Dove Delpini fisicamente non c’è. La presa di possesso avviene infatti tramite procuratore: il vescovo ausiliare emerito Erminio De Scalzi. La celebrazione si svolge alla presenza dei vescovi ausiliari, del Consiglio episcopale milanese, del Collegio dei consultori, del Capitolo della Cattedrale e di una rappresentanza di fedeli, raccolti nella cappella feriale, fra l’altar maggiore e le splendide vetrate dell’abside. Sono le 9,11 quando De Scalzi si asside sulla cattedra arcivescovile e l’assemblea, in piedi, esprime nel canto il suo rendimento di grazie, mentre le campane del Duomo prendono a suonare. Ora Delpini è a tutti gli effetti il nuovo arcivescovo. E il cardinale Scola non più amministratore apostolico, ma arcivescovo emerito.
Nella sua breve omelia, De Scalzi rinnova la gratitudine della Chiesa ambrosiana verso papa Francesco per il «dono» della nomina di Delpini e «sentimenti di riconoscenza» a Scola per i sei anni del suo episcopato milanese. A Delpini va «la gioiosa accoglienza» della diocesi che da ora, «ogni giorno, lo ricorderà, pronunciando il suo nome nella preghiera eucaristica». De Scalzi restituisce voce all’«insistita, sincera e umile richiesta» formulata da Delpini il giorno della sua nomina: «Ho bisogno di tutti», disse allora. «Ho bisogno di quel sostegno sinodale che compensi la mia inadeguatezza con l’ardire, la lungimiranza, la determinazione che è congeniale al popolo ambrosiano. Ho bisogno di tutti: del resto la nostra Chiesa deve rivelare, in modo sempre più evidente, i tratti di sinodalità e corresponsabilità che il Concilio Vaticano II ha delineato. Ho quindi bisogno di tutti gli uomini e le donne che abitano in diocesi – da qualunque parte del mondo provengano, qualunque lingua parlino – perché aiutino la Chiesa ambrosiana ad essere creativa e ospitale, più povera e semplice, per essere più libera e lieta».
«Oggi – riprende De Scalzi – mi faccio tramite di questa richiesta, presso l’intera comunità diocesana, assicurando l’arcivescovo che siamo felici di poter "camminare con lui" – è questo il significato della parola "sinodalità" – per costruire insieme, una Chiesa così! Nel congedo in Duomo dal cardinal Tettamanzi – ricorda infine de Scalzi – monsignor Delpini diceva che nell’arcivescovo Dionigi c’era qualcosa che ha reso facile volergli bene. Rivolgeva perciò ai fedeli questa raccomandazione: "Cercate di fare in modo che sia facile volervi bene". L’augurio è che questo sia il comune impegno, di pastore e gregge».

«La vita è piena solo se arriva allo spezzare del pane»

Sant’Ambrogio è letteralmente gremita. Per fare festa alle giovani suore che professano per sempre i consigli evangelici. Ma anche per ascoltare Delpini nella sua prima celebrazione da arcivescovo. Un’attesa trepidante che si scioglie in applauso quando – alle 10,24 – il presule arriva in basilica e va alla Cappella del Santissimo Sacramento per un momento di preghiera e adorazione. Poi scende in cripta, dove indossa i paramenti liturgici e rende omaggio orante al santo vescovo Ambrogio. Una quarantina i sacerdoti concelebranti, fra cui il nuovo abate e parroco di Sant’Ambrogio, monsignor Carlo Faccendini, vicario episcopale per Milano. Tre i vescovi: con l’ausiliare emerito (e abate emerito di Sant’Ambrogio) De Scalzi, gli ausiliari Luigi Stucchi, vicario episcopale per la vita consacrata femminile, e Paolo Martinelli, vicario per la vita consacrata femminile.
Suor Anna insegna religione a Milano e sta terminando gli studi di licenza in teologia all’Istituto Santa Giustina di Padova. Suor Giusi è impegnata negli ambiti della pastorale giovanile e del dialogo interreligioso (come testimonia la presenza in basilica di un gruppo di fedeli musulmani e di alcune coppie miste, il cui cammino sta affiancando, presso un consultorio a loro dedicato e i centri d'ascolto di Bruzzano e Sesto San Giovanni).
L’incalzante omelia del presule è una rilettura e un'attualizzazione della pagina del Vangelo di Luca dedicata all’incontro fra Gesù risorto e i discepoli di Emmaus.
«Ringraziamo Anna e Giusi perché sono arrivate fino allo spezzare del pane e hanno accolto la grazia di consegnarsi anch’esse per sempre come Gesù si è consegnato – conclude Delpini –. Ringraziamole, perché ricordano a noi e a tutti, soprattutto ai viandanti smarriti e tristi, ai viandanti tentati di fermarsi troppo presto, che la vita è piena solo se arriva fin là, allo spezzare del pane e alla rivelazione di Gesù».

«Anna e Giusi, scusate se vi ho rubato la scena...»

Nel saluto alla fine della Messa, Delpini torna a sfoderare la sua proverbiale ironia (e autoironia), ma per andare al cuore delle cose, com'è nel suo stile. «Mi scuso con voi, Anna e Giusi, se vi ho rubato un po’ la scena, ma questo è il giorno in cui, per la bontà di papa Francesco, ho assunto l’incarico di arcivescovo di Milano. Quindi sono diventato un poco un personaggio», annota, con parole accolte da un applauso scrosciante. «Infatti – prosegue, riferendosi ad una presenza di operatori dei mass media decisamente sopra l’ordinario – non mi ero mai accorto che i fotografi, i giornalisti e i cineoperatori fossero così appassionati di pontificali solenni e di celebrazioni, diciamo la verità, un po’ lunghe... Ma questo mi dà l’occasione per dire – davanti a queste giovinezze che giungono a compimento in una decisione definitiva – che una delle premure pastorali più importanti è che si viva la giovinezza non come un parcheggio, ma come un cammino verso una scelta definitiva. Questo è orientamento e desiderio di tutta la Chiesa». Nel pomeriggio, spiega, lo attende il meeting nel Bresciano. «Il fatto che nel primo giorno del mio episcopato, per una coincidenza non voluta, abbia celebrato sia una professione solenne sia ad un incontro di famiglie mi permette di evidenziare alcune priorità che ci stanno a cuore, che appassionano l’impegno pastorale dei preti, dei vescovi e di tutta la comunità».


Inizia l'episcopato, la giornata continua

La Messa è finita. Il saluto dei fedeli a Delpini è caloroso. L'ultimo applauso è quello dei concelebranti, entrando in sacrestia per togliersi i paramenti. Nel cortile lo attende la fedele Lancia Ypsilon grigia. Il presule esce e si mette alla guida. L'episcopato comincia. La giornata continua. Se non è un parcheggio la giovinezza dei giovani, figurarsi quella di un arcivescovo.

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