mercoledì 15 aprile 2020
Nel Rosario dal Santuario campano l’invocazione alla Madonna per le vittime e i malati di Covid-19. Ma anche la richiesta di donare saggezza a medici e governanti perché sappiano mettersi al servizio
Il Rosario recitato nella Basilica di Pompei

Il Rosario recitato nella Basilica di Pompei - Tv2000

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Ancora una volta la preghiera rivolta a Maria. Ancora una volta l’Italia si unisce per recitare insieme il Rosario. Ancora una volta lo smarrimento diventa orazione e richiesta di aiuto alla Vergine e alla sua intercessione presso Dio. Ma accanto a questo, ieri sera nel Santuario della Madonna del Rosario a Pompei, vi è stata anche la certezza che affidarsi a Maria è un passo importante. E così, guidati dagli scritti del beato Bartolo Longo e del servo di Dio Francesco Saverio Toppi, cappuccino e vescovo, la recita del Rosario è diventata quella «catena dolce» che ci «riannoda a Dio, vincolo di amore che ci unisce agli angeli» e «torre di salvezza negli assalti dell’inferno» e «porto sicuro nel comune naufragio», come ha ricordato l’arcivescovo prelato e delegato pontificio di Pompei Tommaso Caputo introducendo la recita del Rosario trasmesso da Tv2000 e InBluradio, riportando le parole inserite nella Supplica alla Vergine.

Ad essere meditati sono stati i Misteri gloriosi: dalle Risurrezione di Gesù all’Incoronazione di Maria a Regina del cielo e della terra, passando per l’Ascensione di Gesù, il dono dello Spirito Santo sugli Apostoli e Maria, e l’Assunzione della Vergine in cielo. A ognuno di questi Misteri, commentati da brani tratti dagli scritti di Longo e Toppi, l’arcivescovo prelato ha legato una particolare intenzione di preghiera.

Si è iniziato nel primo Mistero (la Risurrezione di Gesù) pregando per le vittime del coronavirus, ricordando in particolare il personale medico, i sacerdoti e gli anziani affinché «Maria introduca questi nostri fratelli alla contemplazione del volto di Dio».
Nel secondo Mistero (l’Ascensione di Gesù) il pensiero si è rivolto «agli ammalati e a quanti sono impegnati nella loro cura. A Maria – ha aggiunto l’arcivescovo – chiediamo di aiutare gli operatori sanitari ad accostarsi ai pazienti, nella consapevolezza di avere di fronte persone che vivono una fragilità fisica e spirituale».

Perché «i vescovi, i sacerdoti, i diacono, i religiosi e le religiose siano sempre pronti, come il Buon Samaritano, a versare l’olio della consolazione e il vino della speranza», si è pregato nel terzo Mistero (Il dono dello Spirito Santo). «Lo Spirito Santo – ha aggiunto Caputo – soffi ancora bella Chiesa per aiutare il mondo a ritrovare, attraverso la via della salute, la strada della salvezza».

Non è mancata anche la preghiera per coloro che «ci governano: abbiano sempre volontà e impegno di mettersi a servizio degli altri con perseveranza e gratuità». Lo si è fatto nel quarto Mistero (l’Assunzione di Maria in cielo), rivolgendosi a «Maria, sede della Sapienza», ha sottolineato l’arcivescovo di Pompei, che ha voluto ricordare nel quinto Mistero (Maria Regina del cielo e della terra) «la Chiesa intera, soprattutto il nostro papa Francesco. Continui a donargli parole che aprono il cuore alla speranza». Un augurio quanto mai attuale anche alla luce dei gesti, delle parole, degli atti che papa Francesco in questo periodo di emergenza sta compiendo e mettendo in campo. E il Rosario nel Santuario di Pompei non poteva concludersi se non con la Supplica alla beata Maria Vergine del Santo Rosario.

«È il simbolo, quasi l’altro nome di Pompei» sottolinea l’arcivescovo prelato Caputo nell’intervista ad Avvenire, pubblicata in questa pagina. «Una preghiera dal respiro universale» che si addice al tempo che tutto il mondo sta vivendo. Con una certezza, aggiunge ancora l’arcivescovo prelato Caputo ricorrendo ancora una volta alle parole del beato Bartolo Longo: non siamo stati creati per la morte e l’angoscia, nè per la tristezza e le tenebre, ma per la vita, la gioia, la luce.

Per leggere la supplica a Maria scarica il libretto in pdf CLICCA QUI

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