martedì 1 febbraio 2011
«Un cristiano individualista è una contraddizione in termini», perché «l’impegno del cristiano negli ambiti della vita sociale non è un dovere estrinseco, che si può più o meno, a piacimento, assumere, ma è la necessaria manifestazione di una educazione umana e cristiana compiuta, e quindi di una reale maturità». Lo ha detto mons. Mariano Crociata, segretario generale della Cei, intervenendo oggi all’incontro degli accompagnatori spirituali delle Acli.
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"Un cristiano individualista è una contraddizione in termini”, perché “l’impegno del cristiano negli ambiti della vita sociale non è un dovere estrinseco, che si può più o meno, a piacimento, assumere, ma è la necessaria manifestazione di una educazione umana e cristiana compiuta, e quindi di una reale maturità”. Lo ha detto mons. Mariano Crociata, segretario generale della Cei, per il quale l’impegno del cristiano nella società “può essere assolto in modi diversi, ma non può essere aggirato e sfuggito”. “Di fronte a un essere umano segnato come singolo e come collettività dalle conseguenze del peccato, che hanno introdotto il morbo dell’egoismo e della corruzione” - ha spiegato il vescovo intervenendo oggi all’incontro degli accompagnatori spirituali delle Acli - la fede cristiana “si pone come baluardo di una società degna dell’umano rispetto a tutte quelle concezioni e prassi che la minacciano proiettandosi verso la manipolazione e la disarticolazione della persona in sé e nel suo rapporto con la società, non a caso passando attraverso l’esaltazione di un individualismo che, investendo tutto su una libertà disancorata da ogni orizzonte di riferimento, produce la destrutturazione della persona e dell’intera convivenza”. Per mons. Crociata “ciò che la visione cristiana dell’uomo e della società propone e sostiene non è altro che una società veramente degna dell’uomo”. “Il credente è costitutivamente attore di nuove relazioni, costruttore di comunità”, ha ammonito il segretario generale della Cei, secondo cui “l’ormai complesso grado di elaborazione della dottrina sociale della Chiesa sta a dimostrare che non può esistere una fede viva e matura che non senta il richiamo e la responsabilità nei confronti della società tutta”. Ed è proprio questo richiamo “nella sua forma più elementare e diffusa a costituire il primo compito di ogni impegno educativo e sociale”, che “ruota attorno alla categoria di bene comune, la quale ha proprio lo scopo di identificare in maniera inequivocabile la responsabilità che compete a tutti e a ciascuno”. Mons. Crociata ha poi stigmatizzato la “tendenza diffusa a chiudersi nel privato, a ripiegare nella cura dei propri interesse, a sottrarsi ad ogni forma di partecipazione alla cosa pubblica, a cominciare dall’espressione del proprio voto in occasione di tornate elettorali”. Per il segretario generale della Cei, “è in atto in molti settori della collettività una sorta alienazione nella forma di dissociazione tra diritti e doveri”, di fronte alla quale al cristiano spetta di “educare con la parola e con l’esempio al senso del bene comune”, a partire dalla “ricostituzione del senso civico, che è il senso dei doveri, e non solo dei diritti, di ciascuno nei confronti della collettività”.
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