mercoledì 17 giugno 2009

Anche il presidente della Repubblica Napolitano incoraggia i leader religiosi che si incontrano prima del G8: da voi una spinta ai valori morali.

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Bene comune e apporto delle religioni alla vita delle società. Sono questi i punti su cui Benedetto XVI interviene commentando con favore l'iniziativa del «G8 delle religioni». Il papa si augura che i «leader politici mondiali» facciano «attenzione all'importanza delle religioni nel tessuto sociale di ogni società e al serio dovere di assicurare che le proprie decisioni e politiche supportino e sostengano il bene comune». E' quanto Benedetto XVI lo ha detto salutando, in inglese, alcuni partecipanti al summit dei leader religiosi che si tiene in questi giorni a Roma in vista del G8, e che questa mattina erano presenti in piazza San Pietro per l'udienza generale.«Apprezzo questa iniziativa - ha detto papa Ratzinger - organizzata dalla Conferenza episcopale italiana in collaborazione con il ministero degli Esteri italiano. Confido - ha aggiunto - che tale iniziativa farà molto per attirare l'attenzione dei leader politici del mondo sulla importanza delle religioni nel tessuto sociale di ogni società». All'incontro dei leader religiosi partecipano 129 esponenti  di varie religioni del mondo, che ieri hanno anche visitato l'Aquila, dove si terrà il vertice dei Grandi, per portare solidarietà ai terremotati.«Rinverdisce» lo spirito di AssisiLo «spirito di Assisi» vuole contagiare anche il prossimo G8. Perché senza valori spiri­tuali e morali, ricordano i rappresentanti religiosi ai Grandi del mondo, non si esce dalla cri­si. E non sono i soli a pensarla così. Alla loro vo­ce, infatti, si aggiungono anche quelle del presi­dente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che riceve al Quirinale i partecipanti al IV Summit dei leader delle grandi religioni mondiali in occasio­ne del G8, e del ministro degli Esteri, Franco Frat­tini. Il primo sottolinea con vigore il ruolo che le diverse fedi possono esercitare in questa delica­ta fase. Un «ruolo pubblico», dice anche in riferi­mento all’Italia, del quale «c’è bisogno». Il se­condo ne ricorda il valore «globalizzante». «Non c’è prospettiva, non c’è sviluppo per i Pae­si appartenenti a tutti i continenti – afferma, in­fatti, il capo dello Stato – se non si riesce ad af­fermare, a riformulare i grandi valori di convi­venza, di dialogo, di rispetto delle diversità, di collaborazione pacifica». «Sono valori – aggiun­ge Napolitano – che insieme con quelli di libertà, solidarietà e responsabilità il vostro incontro metterà in rilievo». I 129 leader religiosi, prove­nienti dall’Aquila (dove in mattinata, come rac­contiamo sotto, avevano visitato le zone terre­motate), ascoltano attentamente. E Napolitano prosegue ricordando come, per uscire dalla cri­si economica «non bastino più una discussione e la ricerca di un’intesa ristretta al solo campo del­le relazioni finanziarie, economiche e commer­ciali». I valori «antidoti» alla crisi della finanzaIn altri termini occorre un surplus di ani­ma: «Sentiamo che in questa crisi economico­finanziaria globale sono in gioco grandi scelte e grandi valori: se guardiamo alle cause e anche a­gli sforzi da mettere in atto per superarla, ci ren­diamo conto che è essenziale un ristabilimento di valori spirituali e morali che sono stati larga­mente assenti dalle determinazioni dei soggetti economici e politici». Quindi il capo dello Stato fa riferimento all’espe­rienza della Penisola. «Nella visione che ispira la Costituzione della Repubblica italiana – conclu­de – noi riconosciamo pienamente che hanno u­na dimensione pubblica e un valore pubblico il fatto religioso e la presenza religiosa. Senza peri­colose confusioni tra politica e religione nella pie­na autonomia dell’una e dell’altra sfera abbiamo bisogno di tale apporto». La risposta, ampiamente consonante, dei leader religiosi arriva poco dopo. Cambia lo scenario – al posto delle grandiose sale dell’antico palazzo dei Papi, la splendida Villa Madama che dal Mon­te Mario domina Roma – ma non i contenuti. Il cardinale Jean-Louis Tauran mette l’accento sul valore della persona. «L’economia deve essere al suo servizio», afferma il presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso. «Se, inve­ce, il denaro è divinizzato, le relazioni umane si riducono a rapporti mercantili», e la spinta a con­sumare sempre di più «esaurisce le risorse e au­menta le disuguaglianze». Anche dal patriarca della Chiesa etiopica, Abuna Paulos, giunge un appello a far sì che «le risorse mondiali vengano messe al servizio del bene». E monsignor Vincenzo Paglia, vescovo di Terni­Narni-Amelia e presidente della Commissione e­piscopale Cei per l’ecumenismo e il dialogo (or­ganismo che insieme con il Ministero degli Este­ri, ha organizzato il summit) aggiunge: «Deside­riamo una pace universale e chiediamo che i go­vernanti delle nazioni ascoltino ciò che sgorga dalle profondità delle varie fedi». In questi anni, ricorda il presule riferendosi allo 'spirito di Assi­si', «abbiamo potuto constatare quanto il dialo­go abbia fatto nel rispetto delle diverse identità. Anche oggi, dunque, di fronte a coloro che sof­fiano sul fuoco del conflitto, vogliamo rilanciare il sogno della pace e offrire il frutto dei nostri la­vori al G8, pur nel rispetto della laicità che non è indifferenza o ostilità alla religione», ma possibi­lità per tutti di contribuire al bene comune. Dalla prima giornata del Summit, insomma, e­merge con forza quella che il fondatore della Co­munità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, defini­sce il «grande compito delle religioni: «Far emer­gere nel cuore dei popoli e della vita internazio­nale la realtà dello spirito, che troppo è stata soffo­cata dal materialismo di un tipo o dell’altro». Dal «mondo della spirito, infatti, può scaturire un ve­ro umanesimo, capace di compassione che si co­munica a uomini, culture, politiche». Gli fa eco, in conclusione dei lavori, il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini. «Il mondo politico ha bi­sogno delle energie spirituali e religiose», dice. Perciò «in una fase molto difficile non solo per la crisi economica ma anche per il senso di incer­tezza e di paura che caratterizza il quadro inter­nazionale, c’è bisogno di creare sinergie tra poli­tica, economia, cultura e religione per ridefinire cosa sia il bene comune nel XXI secolo». E le re­ligioni, «forze tradizionalmente capaci di supe­rare le frontiere, hanno un ruolo molto rilevan­te ». Oggi la conclusione dei lavori – con la pre­sentazione di un documento finale – e al mattino la partecipazione all’udienza generale del Papa.
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