martedì 22 maggio 2018
Parla il sostituto della Segreteria di Stato tra i quattordici nuovi porporati annunciati domenica: piena dedizione al Pontefice e alla missione evangelizzatrice
Becciu: «Così il Papa annuncia l'amore di Dio per tutti»
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L’arcivescovo Giovanni Angelo Becciu è ancora un po’ «stralunato» per l’annuncio della designazione a cardinale di Santa Romana Chiesa, che però non l’ha colto troppo di sorpresa. Sardo di Pattada, 70 anni, finora è stato sostituto della Segreteria di Stato, incarico che dovrà abbandonare dopo aver ricevuto la porpora nel corso del Concistoro del prossimo 29 giugno. Anche se, par di capire, non 'subitissimo'. Avvenire lo ha intervistato.

Eccellenza, in che modo e quando ha ricevuto notizia della designazione a cardinale?
Qualche giorno fa il Santo Padre, facendomi promettere il più assoluto riserbo, mi aveva manifestato questa sua intenzione. Si è giustificato dicendomi che non poteva non farlo visto che mi vede quasi tutti i giorni... Ma non sapevo, né immaginavo, che l’annuncio sarebbe arrivato così presto.

Come ha accolto questa notizia?
Con serenità e semplicità, come nel caso di tutte le nomine che ho ricevuto. E con un po’ di emozione e di tremore per le nuove responsabilità che arriveranno.

La nomina vuol dire che cambierà incarico?
Sì, credo che verrà confermata la prassi che il sostituto non sia un cardinale. In questo caso l’unica novità che ci potrà essere è quella che, forse, potrei mantenere questo ufficio anche per un breve periodo successivo alla creazione cardinalizia. Nulla più.

Manterrà il suo incarico presso l’Ordine di Malta?
Sì, rimane ovviamente valida la lettera con cui il Santo Padre mi invita a continuare a svolgere l’ufficio di suo Delegato fino alla conclusione del processo di riforma e comunque fino a quando lo riterrà utile per l’Ordine stesso. Fino a quel momento quindi sarò, su suo mandato, il suo esclusivo portavoce per tutto ciò che attiene alle relazioni tra la Santa Sede e l’Ordine.

Si può immaginare che avrà ricevuto molte felicitazioni. Quali l’hanno più colpita?
Sarebbe impossibile, e anche ingeneroso, fare delle gerarchie. Mi piace però sottolineare la sincerità e l’intensità delle tante congratulazioni che ho ricevuto nell’ambiente della Curia romana.

In questa nuova veste cambierà qualcosa nel suo modo di servire la Chiesa?
Certamente cambierò abito. Ma i sentimenti saranno gli stessi: dedizione e fedeltà al Papa, passione per la missione evangelizzatrice della Chiesa, che, come cardinale, sono chiamato a servire fino all’effusione del sangue.

In questo momento particolarmente significativo della sua esperienza ecclesiale a chi vanno i suoi ringraziamenti?
La lista sarebbe lunga. Il mio grazie di cuore va innanzitutto a papa Francesco, per l’esempio che offre a tutti noi suoi collaboratori e a tutta la comunità ecclesiale, e poi anche a Benedetto XVI che mi ha chiamato a servire la Chiesa nella Curia romana. In particolare, poi rivolgo il mio pensiero a tutti quelli che prestano servizio nella Segreteria di Stato: il cardinale Pietro Parolin, gli altri miei confratelli Superiori, coloro che li hanno preceduti, e tutti i collaboratori. Questo grazie lo sento come un dovere. Ho molto sofferto quando la Segreteria di Stato si è trovata a subire attacchi severi, quanto ingiustificati. In questi anni, ho conosciuto tantissimi officiali che davvero svolgono in silenzio e con dedizione assoluta il proprio servizio al Papa e alla Chiesa.

La sorprende che il Papa questa volta abbia dato la porpora a tre curiali e a 6 europei su un totale di 11, una percentuale superiore a quella dei concistori precedenti? Mi sembra normale che il Papa sorprenda. Comunque anche questo nuovo Concistoro rientra nel disegno del Papa di non rimanere prigioniero di canoni fissi. La provenienza dei nuovi cardinali, ha voluto ribadire domenica, «esprime l’universalità della Chiesa che continua ad annunciare l’amore misericordioso di Dio a tutti gli uomini della terra». È questa la sua bussola nella creazione dei nuovi cardinali.

Conosce già il titolo diaconale che le sarà assegnato?
Deve ancora essere scelto.

Il fatto che la sua Sardegna abbia ora di nuovo un cardinale elettore cosa significa per lei?
La Sardegna per me significa la mia famiglia, la mia parrocchia, i miei amici vescovi, i sacerdoti della mia diocesi e quelli di tutta l’isola. Ma significa anche la povertà materiale di un territorio che è ancora tanto ricco di tradizione e di fede. Quello che chiedo al Signore è che, in questa nuova responsabilità, la mia povera persona possa essere in qualche modo utile ad aiutare la Regione ad uscire dai suoi problemi cronici. In primis, il dramma della disoccupazione e la conseguente fuga dei giovani. Spero con tutto il cuore che il buon Dio ascolti questa mia umile preghiera.

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