lunedì 5 maggio 2014
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Sul palco del Palasport si sono susseguite nella prima parte della convocazione le testimonianze di alcune coppie, intervallate da filmati che presentavano realtà familiari della diocesi, con uno sguardo ampio di esperienze, nel bene nel male. Liliana e Luca, la prima coppia, ha raccontato il loro amore dal fidanzamento, al matrimonio e alla nascita delle tre figlie; una storia suggellata dalla fede vissuta in coppia e in particolare dall’esperienza della Giornata Mondiale della Gioventù a Roma nel 2000 quando, dalle parole di Giovanni Paolo II, hanno sentito fortemente una chiamata e una consegna. Ancora, la storia di Myriam e Stefano, una coppia che ha affrontato la disabilità della seconda figlia con grande coraggio, tra la paura iniziale e la scoperta di come invece fosse un dono e uno strumento per rafforzare il loro amore e l’affetto delle famiglie e degli amici; infine, la storia di Giulia e Simone, una coppia sposata che affronta una terribile crisi dalla quale sembrava non esserci via di uscita e che invece, grazie anche alla richiesta di aiuto e la partecipazione all’esperienza di ‘Retrouivalle’, un cammino specifico per coppie in difficoltà, è riuscita a salvare il proprio matrimonio. Ancora, dai filmati, la storia di Fontana Vivace, un’esperienza di famiglie che vivono in comunità, mantenendo la propria individualità, ma costruendo spazi di accoglienza per piccoli nuclei famigliari in difficoltà o per bambini e adolescenti soli. Insomma, un ampio spazio di esperienze che ha favorito il dialogo con l’Arcivescovo che, al termine di ogni blocco di testimonianze, ha portato la sua riflessione. A proposito della scelta del matrimonio, di quel ‘per sempre’ che oggi fa tanta paura, il Cardinale Bagnasco ne ha sottolineato la fattibilità, definendo la coppia come un intreccio di vite, di sentimenti, di valori e di cuori alla base della quale deve esserci sempre la fiducia. Amare significa migliorarsi a vicenda, cercare sempre il bene dell’altro. La costruzione e la ricerca di un legame duraturo non mortifica, ma arricchisce, allarga il cuore e la mente: “Dall’esempio dei miei genitori ho respirato il senso di fiducia: mi hanno sempre spinto a dare il meglio di me e questo mi ha aiutato a crescere, naturalmente con l’aiuto di Dio” – ha raccontato il Cardinale. Riferendosi poi all’esperienza di condivisione familiare di Fontana Vivace, l’Arcivescovo ha ricordato come l’amore è fecondità e apertura alla vita in innumerevoli forme, tutte dettate dall’amore: “Dio ci ha creato per amare, è una vocazione che riguarda tutti, anche i sacerdoti e le persone consacrate, cambiano soltanto le forme”. Come sostenere questa apertura? La diocesi è pronta ad accogliere le richieste di tutti coloro che vogliono vivere esperienze di apertura alla vita, di condivisione familiare, insieme è possibile trovare le soluzioni. Così come è importante favorire nelle parrocchie e nei vicariati la nascita di gruppi famiglie, di coppie, per pregare insieme e sostenersi, anche nell’accoglienza della vita. Quali sono, inoltre, gli elementi che fondano il matrimonio cristiano e permettono ad esso di perdurare nel tempo? Per rispondere a questa domanda l’Arcivescovo si è basato anche sulla testimonianza di una coppia di nonni che ha raccontato in un’intervista la sua esperienza di coppia che ha vissuto l’amore coniugale, la grazia dei figli e la gioia di accogliere i nipoti. Il Cardinale ha sottolineato tre elementi: la forza della preghiera, la grazia dei sacramenti e l’amicizia: “Come faremmo senza Dio? La preghiera deve essere al centro della vita della coppia; così come accostarsi ai sacramenti aiuta a vivere la coppia come una grazia: eucarestia, confessione, ma soprattutto il matrimonio, Chi è sposato, infatti, non usa sempre il tesoro sacramentale del matrimonio che porta con sé una grazia speciale: “Mi chiedo se gli sposi oggi si riferiscano abbastanza ad esso, tutti i giorni. Infine, la presenza di validi amici che accompagnano nel cammino coniugale e matrimoniale. La comunità cristiana vuole essere amica di tutti, in particolare di chi in coppia e in famiglia si trova in difficoltà. Al suo interno nessuno si deve sentire abbandonato, l’abbraccio della comunità cristiana deve essere costante e deve essere un segno di Dio tra noi. Infine un riflessione e un monito sulle ‘scorciatoie’ che oggi troppo spesso si scelgono nella ricerca dei figli e nella scelta matrimoniale: “Si ha diritto sulle cose e non sulle persone, per questo i figli non devono mai essere pretesi, così come scegliere scorciatoie anziché la sfida del matrimonio rappresenta un impoverimento dell’umano; ci deve essere rispetto per tutti, ma nella consapevolezza che ciò che è individuale tale rimane, non così per tutto ciò che ha una ricaduta sociale. Nulla può sostituire il matrimonio come scelta, è una realtà umana che tocca l’esperienza universale”.
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