mercoledì 26 aprile 2023
Parla il nuovo presidente nazionale di Rinnovamento nello Spirito, che ha concluso ieri a Rimini la 45ª Convocazione. «Riceviamo doni e carismi che sono al servizio dell’unità»
Il momento conclusivo della Convocazione nazionale a Rimini. Sul palco, Giuseppe Contaldo con Salvatore Martinez (a destra)

Il momento conclusivo della Convocazione nazionale a Rimini. Sul palco, Giuseppe Contaldo con Salvatore Martinez (a destra) - Muolo

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«Il Signore sa che amo la Chiesa e il Rinnovamento nello Spirito. Voglio essere con voi, per voi e in mezzo a voi». Si presenta così Giuseppe Contaldo, nuovo presidente nazionale, dal palco della 45ª Convocazione nazionale, conclusasi ieri con la Messa celebrata dal cardinale Mario Grech, segretario generale del Sinodo. Nella vita di tutti i giorni consulente del lavoro e dirigente d’azienda, 52 anni, nativo della diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, Contaldo raccoglie da Salvatore Martinez, presidente per 25 anni, il testimone della guida di RnS, dopo essere stato coordinatore per due mandati dei 20 gruppi (e 40mila aderenti) della Campania. Davanti al taccuino di Avvenire, in una pausa dell’ultima giornata di lavori, aggiunge poi, completando il suo identikit: «Sono un fedele laico che viene da un’esperienza di fede, partita da un gruppo di RnS fin dal 1986. Questa esperienza di grazia ha suscitato in me il desiderio di mettermi alla sequela del Cristo e mi ha portato a vivere dentro una comunità che mi ha fatto sempre più innamorare di Gesù. La parrocchia di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, dove sono cresciuto, e l’accompagnamento dei padri redentoristi mi hanno formato al senso della preghiera e alla partecipazione alla vita sociale ed ecclesiale».


Che presidente sarà Giuseppe Contaldo?

Un presidente che vuole mettersi a servizio della Chiesa innanzitutto. Per me essere dentro un Cammino sinodale è di fondamentale importanza. Non si è mai soli, si vive sempre dentro una relazione che è fraterna e al contempo chiede di essere portata anche nei rapporti della vita sociale. Come ho detto ai settemila fratelli e sorelle della Convocazione nazionale, il mio motto sarà “essere con voi, per voi e in mezzo a voi”. Devo stare in mezzo ai miei fratelli e far sì che questo patrimonio straordinario di grazia che il Signore ha donato alla sua Chiesa attraverso il RnS prosegua. Raccolgo un’eredità straordinaria dopo 25 anni di servizio di Salvatore Martinez. E chiedo al Signore che mi dia la capacità di saperla interpretare e leggere e anche di saperla continuare nella storia del nostro movimento.

Il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, intervenendo domenica alla Convocazione nazionale, vi ha invitato ad aiutare il Cammino sinodale della Chiesa in Italia. Come pensate di farlo?

Abbiamo già fatto nostra la richiesta del cardinale Zuppi fin dall’inizio del Cammino sinodale. Alcuni nostri fratelli sono parte viva delle commissioni sinodali, non solo con la partecipazione attiva, ma anche con suggerimenti ecclesiali e pastorali significativi. Noi ci siamo e diciamo ai vescovi e alla Chiesa: contate su di noi.

Il cardinale Grech, notando che oggi molti movimenti ecclesiali sono in difficoltà e sembrano aver smarrito la spinta iniziale, vi ha invitato a tornare sempre alle origini e a non spegnere lo Spirito, perché - ha rimarcato – fuori c’è tanta gente che vuole vedere Gesù. Come interpreta questa esortazione?

Tornare alle origini significa richiamarsi all’esperienza della Pentecoste. Quindi ridestare il torpore della vita cristiana nel credente e anche rimettere in azione l’espressione carismatica. Ognuno di noi riceve dal Signore doni e carismi che sono a servizio dell’unità. Noi vogliamo rimettere al centro delle nostre comunità questa carismaticità, ma come dice san Paolo, non solo per noi stessi, ma per il bene comune in tutti gli ambiti della vita sociale e personale.

Il tema di questa 45ª Convocazione nazionale era “Vogliamo vedere Gesù”. Dove lo si può vedere oggi?

Penso a quel luogo straordinario di incontro con il Signore che è il volto dei nostri fratelli. Papa Francesco dice meravigliosamente che Gesù si trova nei poveri e nella sofferenza. Non solo sul piano fisico, ma anche spirituale e morale. L’uomo oggi è alla ricerca di se stesso. Per cui diciamo: vogliamo vedere Gesù. E dopo averlo visto, lasciare che anche altri possano incontrare il suo volto. E tutti noi, come ha ricordato proprio il cardinale Grech, dobbiamo farci strumenti di grazia, perché il volto di Cristo possa risplendere nelle povertà, nelle sofferenze e nelle periferie esistenziali.

A proposito di povertà e periferie esistenziali, c’è un’agenda sociale del Rns, visti i problemi dell’Italia?

Ci sono nel movimento tante esperienze significative. Raggiungiamo il mondo carcerario con i nostri gruppi, ma anche attraverso l’organizzazione Prison Fellowship Italia, organizzando ad esempio il “Pranzo d’amore” a Natale in diversi istituti di pena, con la partecipazione di artisti, cantanti e chef stellati che mettono a servizio dei detenuti la loro professionalità. Poi la tematica della famiglia e della denatalità, con il pellegrinaggio nazionale delle famiglie per la famiglia, che trova il suo culmine nei santuari di Loreto e di Pompei, dove si riuniscono migliaia di nuclei familiari giunti da tutta Italia. E portiamo avanti la missione di implantatio ecclesiae in Moldavia affidataci da san Giovanni Paolo II. Siamo disponibili ai venti nuovi dello Spirito che suggerirà dove portare la “cultura della Pentecoste”, diffondendo il pensiero cristiano nei diversi ambiti della società.


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