venerdì 14 febbraio 2020
L’Ordine ricostruisce la vicenda salita all’onore delle cronache per le “suore sfrattate” e per le “barricate del paese”. «Appena tre le sorelle rimaste, di cui due molto malate»
Il monastero domenicano della Santissima Annunziata a Marradi

Il monastero domenicano della Santissima Annunziata a Marradi

COMMENTA E CONDIVIDI

Non è purtroppo raro negli ultimi anni che un monastero possa venire chiuso. E anche per aiutare le comunità religiose che vivono un tempo di fragilità per la diminuzione numerica, l’età avanzata e l’infermità delle consorelle, e i problemi nel gestire le questioni economiche sono intervenuti prima papa Francesco con la Costituzione apostolica Vultum Dei quærere del 2016 e poi la Congregazione per gli istituti di vita consacrata e società di vita apostolica con l’istruzione Cor orans del 2018. Tra i monasteri femminili in difficoltà c’è anche quello della Santissima Annunziata a Marradi, paese sull’Appennino tosco-romagnolo in provincia di Firenze ma nella dio- cesi di Faenza-Modigliana.

Una comunità della famiglia domenicana dove sono rimaste soltanto tre monache, di cui due gravemente ammalate, che è finita sotto i riflettori fra titoli urlati del tipo «Suore di clausura sotto sfratto » e “barricate” di alcuni cittadini che hanno gridato al «sopruso» e intimato che il complesso «è stato costruito con i soldi dei signori di Marradi».

Non solo. Nella stampa si è anche raccontato di religiose asserragliate nella struttura perché non la volevano lasciare. Definiscono la chiusura un «atto triste ma necessario» il maestro dell’Ordine dei predicatori, il filippino padre Gerard Timoner, e la presidente della Federazione San Domenico di monasteri domenicani in Italia, suor Vincenza Panza, che in una nota ricostruiscono la vicenda. Nel maggio 2019 la Santa Sede ha istituito una commissione per analizzare il “caso Marradi”.

«Dopo un lavoro delicato e difficile durante il quale la commissione ha cercato di ascoltare le consorelle del monastero, è giunta alla conclusione che il monastero non poteva continuare come stava. Soprattutto per assicurare il bene delle consorelle anziane e malate, era urgente trovare al più presto un altro monastero domenicano per accogliere e curare le tre monache e chiudere il monastero di Marradi».

Dopo aver ricevuto le conclusioni della commissione, la Santa Sede ha emesso il decreto di soppressione. «La chiusura di un monastero – si legge nel comunicato – è sempre un momento di dolore, sia per la comunità monastica, sia per il paese che giustamente riconosce questo luogo di preghiera come il cuore della comunità locale. Ma delle volte una valutazione oggettiva delle circostanze indica che, per il bene delle consorelle stesse, un monastero non può continuare » a sopravvivvere. E sul futuro “immobiliare” del complesso di Marradi l’Ordine fa sapere che «le Costituzioni delle monache domenicane stipulano che i beni di un monastero soppresso vanno attribuiti a monasteri bisognosi dell’Ordine, rispettando la volontà dei fondatori e benefattori come pure la normativa italiana e canonica per quanto riguarda il patrimonio storico, artistico e culturale».

Il maestro dell’Ordine e la presidente della Federazione San Domenico a cui appartiene il monastero dicono di condividere «la tristezza dei cittadini di Marradi» e li ringraziano «per l’appoggio verso la comunità monastica lungo tanti anni». Però, con tono pacato ma anche con chiarezza, chiedono «ai tanti amici del monastero di aiutare le consorelle ad affrontare con onestà la propria situazione difficile, e a collaborare per poter perseverare in fedeltà e obbedienza religiosa alla chiamata che hanno ricevuto da Cristo nell’Ordine di san Domenico».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: