sabato 5 settembre 2020
In un testo la sintesi di un lavoro sinodale e spunti per capire cosa significa essere cristiani in questo momento particolare
Catechesi in famiglia

Catechesi in famiglia - Foto d'archivio Siciliani

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Il punto di partenza, complesso quanto necessario, è mettersi in ascolto della realtà. Restando il più possibile aderenti a un oggi nuovo, disorientante, del tutto inaspettato. Una sfida che non ha visto defezioni, nè poteva essere altrimenti se è vero che la catechesi ha proprio nel dialogo con l’attualità, nella Parola calata nel presente il suo slancio iniziale, il suo avvio. Ma subito dopo, quella fotografia, quell’istantanea di una stagione inconsueta, con negli occhi la tragica geografia del disagio e della sofferenza disegnata dalla pandemia, deve tradursi in proposta, in stimolo, in progetto.

È nato così “Ripartiamo insieme”. Linee guida per la catechesi in Italia in tempo di Covid, il documento elaborato dall’Ufficio catechistico nazionale (Ucn) che propone piste e spunti di riflessione per una vera conversione ecclesiale e per individuare le priorità pastorali da perseguire. «Siamo consapevoli – spiega monsignor Valentino Bulgarelli, direttore dell’Ucn – che anche la Chiesa italiana si trova in un delicato tempo di passaggio, che è anche una grande opportunità: se da un lato riprenderà al più presto la proposta catechistica con le dovute precauzioni sanitarie, dall’altro sentiamo forte l’esigenza di un nuovo discernimento sulla realtà pastorale e sociale e sul rilancio dei percorsi catechistici».

Il testo, sottolinea una nota Cei, si compone di due parti tra di loro collegate. Da un lato la sintesi dei “Laboratori ecclesiali sulla catechesi” svoltisi da maggio a luglio che hanno realizzato un quadro molto realistico, dal basso, della catechesi nel nostro Paese. Dall’altro Per dirci nuovamente “cristiani”. Spunti per un discernimento pastorale alla luce di At 11. Una riflessione che vuole offrire «alcune chiavi di lettura per decodificare il presente e individuare nuove vie evangeliche nel prossimo futuro». Proprio la scelta del brano neotestamentario di riferimento è in questo senso esemplare.

Nel capitolo 11 degli Atti degli Apostoli si racconta infatti la nascita della Chiesa di Antiochia, un passaggio molto delicato da cui uscirono i credenti che per primi si meritarono di essere chiamati cristiani. «Rileggendo quell’episodio – si legge nel documento – si scorgono elementi che possono essere utili per riscoprire e tradurre nel nostro presente» gli elementi fondanti la nostra fede e insieme avviare un autentico discernimento pastorale. In questo senso il documento appena pubblicato rappresenta un prezioso esempio di lavoro sinodale, con molti vescovi protagonisti dei laboratori sull’annuncio, insieme ai membri della Commissione episcopale per la dottrina, l’annuncio e la catechesi, ai delegati regionali, ai membri della Consulta nazionale, ai direttori Cei degli uffici pastorali e ai rappresentanti di Ac e Agesci. Il risultato è la proposta di una riflessione matura e consapevole sull’essere cristiani oggi, che porta con sé la domanda su cosa sia prioritario per la comunità credente. “Questione” che non può prescindere dalla piena consapevolezza della concezione cristiana della persona umana.

All’indomani del lockdown che ha messo in evidenza alcuni limiti che la prassi abitudinaria non consentiva di vedere, il Documento si presenta come uno strumento pensato per chi è in prima linea alla ripartenza del nuovo Anno pastorale. Nella consapevolezza che «alla Chiesa interessa accompagnare ciascuno nei passaggi di vita, piuttosto che il semplice espletamento di un precetto; far vivere e far maturare l’esperienza sacramentale; alimentare e nutrire una speranza affidabile; attivare processi di trasformazione, piuttosto che cercare affannosamente soluzioni immediate».

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