sabato 18 marzo 2017
Oltre mille residenti, 477 alloggi: l'enorme complesso Aler sorto nel 1977, luogo di emarginazioni e solidarietà, sarà la prima tappa della visita di Francesco. Voci dal quartiere e dalla parrocchia
Le Case Bianche viste dal complesso della parrocchia di San Galdino (Fotogramma)

Le Case Bianche viste dal complesso della parrocchia di San Galdino (Fotogramma)

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«Per la visita di papa Francesco alle Case Bianche mi avevano detto di scegliere solo persone o famiglie che abitassero al primo piano. Mi sono opposto. Piuttosto: speriamo che quel giorno gli ascensori funzionino. Anzi: speriamo che la presenza e la benedizione papale non solo facciano rinascere le Case Bianche, ma facciano risorgere l’Aler. Sarebbe un bel miracolo». Sorride lieve il parroco di San Galdino, don Augusto Bonora, mentre spiega ai cronisti cosa accadrà sabato 25 marzo fra le 8,30 e le 9,30 all’enorme complesso di edilizia popolare, sorto nel 1977 in via Salomone, alla periferia est di Milano, 477 alloggi per oltre un migliaio di residenti, che rappresenta la prima tappa della visita di Bergoglio alle «terre ambrosiane».
Quando, alla fine di novembre del 2014, il cardinale Angelo Scola venne alle Case Bianche a portare gli auguri di Natale, gli toccò di scendere a piedi le scale del civico 30 perché l’ascensore si era rotto. Esperienze familiari, ai residenti di questi edifici che da troppo tempo patiscono incuria e abbandono, al cuore di un quartiere che conosce – come altri, in periferia – gravi problemi sociali. Ma proprio questa sarà la porta d’ingresso a Milano per il Papa, la cui venuta sarà l’occasione per portare alla luce le molte cose belle e positive del quartiere.

Il parroco: visiterà tre famiglie, tutti vogliono incontrarlo

«Papa Francesco non verrà in chiesa. Lo spazio per incontrarlo – spiega don Bonora – sarà il grande piazzale fra le Case Bianche e il parco Galli, dove si potranno accogliere almeno settemila persone. Il Papa entrerà nell’alloggio di tre famiglie, emblematiche della realtà delle Case Bianche: una famiglia dove una madre accudisce un familiare con una malattia grave; un nucleo di anziani; una famiglia straniera, nostri amici musulmani, con figli – in questi palazzi gli immigrati sono numerosi, sia latinoamericani, sia di Paesi islamici. Mentre, per una mezz’ora, il Papa sarà da loro, nel piazzale si vivrà un tempo di animazione scandito da tre temi: le periferie; il popolo di Dio; Maria e la speranza. Leggeremo il Vangelo e passi di Francesco sulle periferie e offriremo tre testimonianze: quella di Giorgio Sarto, volontario Caritas impegnato nel servizio di prossimità agli anziani delle case popolari; una delle Piccole Sorelle di Gesù di Charles de Foucauld, che hanno la loro comunità in un alloggio delle Case Bianche; una volontaria che da molti anni fa il doposcuola ai bambini delle Case Bianche».


Poi il Papa verrà nel piazzale e, con Scola, salirà su un palco dove lo attende la statua della Madonna di Lourdes qui venerata fin dai tempi delle "case minime" degli anni ’30 che precedettero le Case Bianche. «Riceverà il saluto di una laica impegnata in parrocchia. Quindi – prosegue don Bonora – tre bambini gli porgeranno i nostri doni: una stola fatta da una cooperativa sociale, "Il filo colorato di San Vincenzo", nata in parrocchia come segno del Giubileo della Misericordia; un quaderno con i messaggi dei residenti delle Case Bianche; la foto di un’altra Madonnina che viene dalle "case minime" e ora sta in parrocchia. San Galdino è luogo d’integrazione tra persone diverse per classe, ceto, cultura, con una forte attenzione caritativa e, in questi anni, un rilancio dell’oratorio e dell’iniziativa verso ragazzi e giovani. Non immaginate – conclude il parroco – quanta gente mi ha chiesto come avere il Papa in casa. In tutti c’è un fortissimo desiderio di incontrarlo, ascoltarlo, toccarlo ed esserne toccati».

Il volontario: ci aiuterà a cambiare il nostro cuore

«Tante cose non vanno e sono da cambiare. Ma la prima cosa è cambiare il nostro cuore. E l’incontro con papa Francesco ci sarà di grande aiuto. A sistemare le Case Bianche ci deve pensare l’Aler, che da 40 anni si mostra incapace di gestirle. A noi spetta altro: promuovere quella coesione sociale che previene i conflitti fra giovani e anziani, italiani e stranieri, abusivi e regolari. Occuparsi delle Case Bianche significa occuparsi di chi vive qui e della sua dignità». Giorgio Sarto è il coordinatore dei Servizi di prossimità Caritas dell’Unità pastorale Forlanini, il cui «Spazio anziani Salomone» non ha sede in una parrocchia ma – questa la particolarità – in un complesso di edilizia popolare: quelle Case Bianche che saranno la prima tappa della visita del Papa a Milano.
È in quello spazio che Giorgio accoglie i partecipanti ad un’iniziativa singolare: la visita al quartiere organizzata e guidata dai «Gatti Spiazzati», un gruppo di senza dimora che fa riferimento al Centro diurno «La Piazzetta» di Caritas Ambrosiana. Un modo per mostrare ai milanesi il volto vero di un luogo che «non è il Bronx, né un fortino malavitoso, ma una periferia dove fioriscono fragilità e aiuto reciproco, solitudini e integrazioni, balordi che spacciano e volontari della Caritas che aiutano bambini e anziani», scandisce Aldo Scaiano, uno dei «Gatti», riprendendo le parole di don Bonora. Lungo il cammino Aldo e i suoi compagni raccontano la storia di questo pezzo di città, dal Medioevo della Grangia di Monluè al ’900 delle "case minime" d’età fascista e alle Case Bianche che dal 1977 ne hanno preso il posto.


Mentre si restituisce un passato e un’identità a questi luoghi di periferia, il presente si fa incontro nelle molte iniziative educative e solidali portate avanti dal decanato Forlanini e dalla parrocchia di San Galdino che, ricorda Giorgio, «è da sempre il riferimento per tutti, anche chi non va in chiesa, non crede o professa altre fedi». Un esempio sono proprio quei Servizi di prossimità della Caritas che, solo alle Case Bianche, offrono a un’ottantina di anziani iniziative di aggregazione nello «Spazio Salomone» e servizi di prossimità domiciliare (dall’accompagnamento in auto al disbrigo di pratiche burocratiche al sostegno psicologico). E sono tanti, gli anziani, spesso soli, o malati, che vivono nel «Lotto 64-Aler», com’è denominato il quartiere nelle carte della burocrazia.
«Proprio loro – con altre categorie fragili come i disoccupati o chi soffre di problemi psichici – sono quelli che più patiscono il degrado in cui l’Aler ha lasciato le Case Bianche», insiste Giorgio.

Fra i residenti «gioia e un po' di rabbia. Ora la città si accorge di noi»

«Non c’è portineria, i citofoni sono rotti e non sai chi ti arriva sulla porta di casa. I residenti più maleducati e gente che viene da fuori abbandonano nel nostro piazzale le loro cose vecchie e rotte. Vivo qui da 40 anni e l’Aler è assente», si lamenta la signora Susy. «Ci sono abusivi, c’è illegalità, dai furti allo spaccio di marijuana al racket degli alloggi vuoti, anche se meno forte che altrove. E c’è tanta brava gente – incalza il marito, Giuliano Abbate, 68 anni, del comitato di quartiere –. Sabato viene il Papa e finalmente hanno sistemato gli impianti antincendio».


Altro tasto dolente: gli ascensori, «quando si rompono passano anche 10-15 giorni prima che siano aggiustati, isolando gli anziani ai piani alti – riprende Giorgio –. Sì, la gente prova grande gioia per questa visita sorprendente, ma anche un po’ di rabbia perché solo ora la città sembra accorgersi di noi. Però dobbiamo trasformare la rabbia in energia di cambiamento, a partire da noi stessi». Alcune vetrate dello «Spazio anziani» sono rotte. «Le hanno prese a sassate alcuni ragazzi, figli di famiglie con forti difficoltà educative, nella notte fra l’1 e il 2 gennaio. Lo stesso è capitato poco dopo alla Madonnina in fondo al piazzale, dove il Papa saluterà la gente del quartiere. I primi a cambiare dobbiamo essere noi. E papa Francesco, sono certo, ci aiuterà».

Piccole Sorelle, il loro «convento» è dentro le case popolari

Le Piccole Sorelle di Gesù di Charles de Foucauld non stanno in un convento tutto loro. La loro fraternità occupa un appartamento delle Case Bianche di via Salomone. Appena sopra la sede dello «Spazio Anziani» della Caritas. Così accade che mentre siano in adorazione, davanti al Santissimo, nella stanza adibita a cappella, il loro silenzio e la loro preghiera s’intreccino non solo con i rumori della strada ma con i suoni delle feste di compleanno, dei karaoke e delle tombolate che salgono da sotto. «In questo modo la nostra vita contemplativa è davvero immersa nella vita di tutti, il nostro pregare in relazione col battito del mondo», ride Carmela. Ecco il riverbero dell’energia spirituale che promana da questa comunità: il sorriso, che accoglie tutti i visitatori (giornalisti inclusi), anche in questi giorni pieni d’affanno che portano all’incontro con papa Francesco. Che il 25 marzo, festa dell’Annunciazione, aprirà proprio da questa periferia la sua visita a Milano.


«La gente è molto contenta, anche le famiglie musulmane che vivono qui. Sì, anche loro vogliono esserci e hanno chiesto il pass per partecipare», incalza Rita. Le Piccole Sorelle, figlie di Charles de Foucauld e di «piccola sorella Magdeleine di Gesù», al secolo Magdeleine Hutin, la loro fondatrice, hanno nel dialogo della vita con l’islam una delle loro peculiarità. «Noi nasciamo nel mondo islamico, fra i nomadi del Sahara algerino, condividere la vita con i musulmani è la nostra bussola – prosegue Valeria –. Ora l’islam è fra noi. E per noi significa intrecciare relazioni e amicizie con le famiglie musulmane delle Case Bianche. Un cammino che nella parrocchia di San Galdino si è strutturato in vero e proprio percorso di dialogo islamo-cristiano, bello e ricco di frutti. Ma per noi resta centrale la dimensione della quotidianità». Si condivide la ferialità. E la festa, secondo le ricorrenze delle due religioni. «Lo stesso accade con i cristiani copti che vivono qui», ricorda Rita.
Sono cinque, le Piccole Sorelle della fraternità di via Salomone. Una vita dedicata a pregare. E intessere relazioni. Nel quartiere. E nel lavoro con cui si mantengono: chi fa le pulizie in uffici e ospedali, chi presta servizio in una mensa. Per tutte: è un dare testimonianza del Regno di Dio. Per questo coltivano la vita contemplativa. «Per avere lo sguardo di Gesù e scoprire Zaccheo, la Samaritana, la Maddalena, nella vita e nei volti di questa gente, e il Regno che si fa incontro, qui», spiega Carmela. Anche nella vita e nei volti dei musulmani: «Gli uomini ci rispettano – testimonia Rita –. Ci vedono come donne di preghiera. Donne di Dio. Da loro e dalle loro famiglie ci sentiamo "adottate". E con le donne c’è grande amicizia, coltivata in anni di conoscenza e confidenza». Ecco la periferia che accoglierà papa Francesco. E gli aprirà il cuore di Milano.

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