giovedì 23 maggio 2019
Aperta a Roma la XXI Assemblea generale sul tema: “Una famiglia umana, una casa comune”, ispirato alla Laudato si’. Messa in San Pietro celebrata da Bergoglio
Papa Francesco: umili e in ascolto, no all'efficientismo
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La Messa di oggi pomeriggio a San Pietro celebrata da papa Francesco è stata il momento centrale della XXI Assemblea generale di Caritas internationalis, che quest’anno ha raggiunto un record di partecipanti: 450 persone provenienti dalla rete di 164 organizzazioni nazionali. L’assemblea si è aperta oggi e continuerà fino al 28 maggio a Roma, all’Hotel Ergife.
Quest’anno un focus speciale è stato dedicato ai giovani e alle donne, con due forum che si sono svolti ieri a Roma.
In conclusione è prevista la riconferma per il secondo mandato di presidenza dell cardinale Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila, e scelti il nuovo segretario nazionale e il nuovo tesoriere per il prossimo quadriennio.

L'omelia di papa Francesco

Bergoglio nella sua omelia ha invitato a dire no alla “tentazione dell’efficientismo, del pensare che la Chiesa va bene se ha tutto sotto controllo, se vive senza scossoni, con l’agenda sempre in ordine”, alla “tentazione della casistica”. “Gesù non vuole che la Chiesa sia un modellino perfetto, che si compiace della propria organizzazione ed è capace di difendere il proprio buon nome”, ha spiegato Francesco: “Povere quelle Chiese particolari che si affannano tanto, nell’organizzazione, nei piani, nell’avere tutto chiaro, tutto distribuito!”, ha esclamato a braccio. “Gesù non ha vissuto così, ma in cammino, senza temere gli scossoni della vita”, ha proseguito: “Il Vangelo è il nostro programma di vita, dice tutto. Ci insegna che le questioni non si affrontano con la ricetta pronta e che la fede non è una tabella di marcia, ma una ‘via’ da percorrere insieme, sempre insieme, con spirito di fiducia”.

“Per il bene della missione, per annunciare a chiunque, in modo trasparente e credibile, che Dio è amore, anche quelle convinzioni e tradizioni umane che sono più di ostacolo che d’aiuto, possono e devono essere lasciate”, ha continuato papa Francesco, che ha esortato a scoprire “la bellezza della rinuncia, anzitutto a se stessi”, come hanno fatto i primi cristiani: quando “c’era in gioco l’identità religiosa, hanno scelto che l’annuncio del Signore viene prima e vale più di tutto”. “Dio purifica, semplifica, spesso fa crescere togliendo, non aggiungendo, come faremmo noi”... “la vera fede purifica dagli attaccamenti. Per seguire il Signore bisogna camminare spediti e per camminare spediti bisogna alleggerirsi, anche se costa”. “Come Chiesa, non siamo chiamati a compromessi aziendali, ma a slanci evangelici”, la ricetta del Papa: “E nel purificarci, nel riformarci dobbiamo evitare il gattopardismo, cioè il fingere di cambiare qualcosa perché in realtà non cambi nulla”. “Questo succede ad esempio quando, per cercare di stare al passo coi tempi, si trucca un po’ la superficie delle cose, ma è solo maquillage per sembrare giovani”, ha spiegato Francesco: “Il Signore non vuole aggiustamenti cosmetici, vuole la conversione del cuore, che passa attraverso la rinuncia. Uscire da sé è la riforma fondamentale”.

Francesco ha poi affrontato il tema dell'umiltà e dell'ascolto, citando l'esempio dei primi cristiani, che “sono giunti al coraggio della rinuncia partendo dall’umiltà dell’ascolto”. “Si diventa umili seguendo la via dell’ascolto, che trattiene dal volersi affermare, dal portare avanti risolutamente le proprie idee, dal ricercare consensi con ogni mezzo”, ha spiegato il Papa: “L’umiltà nasce quando, anziché parlare, si ascolta; quando si smette di stare al centro. Poi cresce attraverso le umiliazioni. È la strada del servizio umile, quella che ha percorso Gesù. È su questa strada di carità che lo Spirito scende e orienta”.

“Per chi vuole percorrere le vie della carità, l’umiltà e l’ascolto significano orecchio teso ai piccoli”, ha fatto notare Francesco: Barnaba e Paolo “erano gli ultimi arrivati, ma li lasciano riferire tutto quello che Dio aveva compiuto per mezzo loro”. Infine, l’ascolto della vita: “Paolo e Barnaba raccontano esperienze, non idee”. “La Chiesa fa discernimento così; non davanti al computer, ma davanti alla realtà delle persone”, ha affermato il Papa: “Persone prima dei programmi".

“Dall’umiltà dell’ascolto al coraggio della rinuncia, tutto passa attraverso il carisma dell’insieme”. È l’itinerario proposto dal Papa nella parte finale dell’omelia nella basilica di San Pietro. “Nella discussione della prima Chiesa l’unità prevale sempre sulle differenze”, ha fatto notare Francesco: “Per ciascuno al primo posto non ci sono le proprie preferenze e strategie, ma l’essere e sentirsi Chiesa di Gesù, raccolta attorno a Pietro, nella carità che non crea uniformità, ma comunione. Nessuno sapeva tutto, nessuno aveva l’insieme dei carismi, ma ciascuno teneva al carisma dell’insieme. È essenziale, perché non si può fare davvero il bene senza volersi davvero bene”.

Qual era il segreto di quei cristiani?”, si è chiesto il Papa: “Avevano sensibilità e orientamenti diversi, c’erano anche personalità forti, ma c’era la forza di amarsi nel Signore”. “Mentre le voci del diavolo e del mondo portano alla divisione, la voce del Buon Pastore forma un solo gregge”, ha sottolineato Francesco: “E così la comunità si fonda sulla Parola di Dio e rimane nel suo amore”.

Da qui l'invito a “stare davanti al tabernacolo e davanti ai tanti tabernacoli viventi che sono i poveri”. “L’Eucaristia e i poveri, tabernacolo fisso e tabernacoli mobili: lì si rimane nell’amore e si assorbe la mentalità del Pane spezzato”. “Quando invece ci tratteniamo dal dare, quando al primo posto ci sono i nostri interessi da difendere – il monito del Papa – non imitiamo il come di Dio, non siamo una Chiesa libera e liberante. Gesù chiede di rimanere in Lui, non nelle nostre idee; di uscire dalla pretesa di controllare e gestire; ci chiede di fidarci dell’altro e di donarci all’altro”. “Chiediamo al Signore che ci liberi dall’efficientismo, dalla mondanità, dalla sottile tentazione di rendere culto a noi stessi e alla nostra bravura”, l’invocazione finale.

L'assemblea di Caritas Internationalis

“Non si può fare un discorso adeguato sull’umanità – ha sottolineato il cardinale Tagle durante la conferenza stampa in Sala Stampa vaticana – senza il riconoscimento della dignità delle donne e del ruolo dei giovani nella vita della Chiesa e nella cura della nostra casa comune, vista la situazione d’emergenza a livello ambientale”.

Solo in Cina, Arabia Saudita e nel Golfo non ci sono Caritas – ha spiegato il segretario uscente Michel Roy – ma abbiamo un prete diocesano in rappresentanza della Cina e uno da Abu Dhabi”.

Tema di questa assemblea è “Una sola famiglia umana, una sola casa comune”, perché “oggi la sfida maggiore è sopravvivenza della nostra umanità e dobbiamo cambiare il modello di sviluppo. Sul campo noi già lo facciamo – ha precisato Roy – ma non ci sono ripercussioni nella politica”.

A quattro anni dall’enciclica “Laudato sì” l’accento sarà messo sui poveri e sul tema ecologico. Per i prossimi 4 anni è stato delineato un quadro strategico con 17 obiettivi: “Dobbiamo impegnarci a lavorare sempre di più insieme perché le sfide sono enormi”, ha precisato Roy.

Ha preso poi la parola la giovane direttrice di Caritas Somalia, Maria José Alexander, invitando a “portare la presenza femminile e giovanile in uno spazio di leadership”. “La mia generazione – ha detto – ha come caratteristica la passione del servizio, vuole farne la propria professione. Stiamo creando soluzioni innovative soprattutto in campo ambientale ed è importante che le altre generazioni lo riconoscano e noi possiamo imparare dai non-giovani”. “È un momento storico – ha concluso -. Bisogna includere donne e giovani, anche per la loro concretezza e la capacità di adattarsi ai nuovi contesti”.

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