martedì 9 aprile 2024
Presente nonostante la crisi e attivo su più fronti, spinto da una forte componente motivazionale e di gratuità. Quindi, in salute
I volontari della Caritas

I volontari della Caritas - .

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Presente nonostante la crisi. E attivo su più fronti, spinto da una forte componente motivazionale e di gratuità. Quindi, in salute.
«Perché, a differenza di altre organizzazioni, in Caritas dopo il Covid non c’è stato il calo di volontari descritto dall’Istat». Lo conferma il sociologo Walter Nanni, 61 anni, tra gli autori dei diversi rapporti povertà annuali predisposti dall’organismo pastorale della Chiesa italiana e del primo rapporto sul volontariato in Caritas “Tutto è possibile”, che fotografa la situazione del 2023 sottolineando la capacità delle comunità ecclesiali locali di farsi carico degli ultimi con lo sguardo sulla promozione umana e sociale dei territori.

Dall’indagine emerge che nelle Caritas diocesane in Italia risultano essere almeno 85 mila i volontari più stabilmente impegnati. Di questi, 22.275 nei servizi e le opere di livello diocesano e 61.973 nella dimensione parrocchiale. Circa la metà dei volontari è presente nelle regioni del Nord , il 16,6% è attivo nel Centro, il 33% nel Mezzogiorno (Sud e Isole).

L’Emilia-Romagna vanta il più alto tasso di volontari sulla popolazione residente (in media 99 volontari per 100mila abitanti) seguita da Marche e Basilicata (90,5).

Un approfondimento su un campione di volontari restituisce l’identikit sociale del volontario Caritas. Che è relativamente giovane rispetto alla media. Nei centri le persone anziane non sono la maggioranza assoluta: se il 38,3% è infatti ultra65enne, gli under 35 sono pari al 16,3%, la maggioranza si colloca nella fascia mediana tra senior e adulti.

«Abbiamo mantenuto - commenta Walter Nanni - un buon numero di volontari attivi nei servizi e in effetti non sono in maggioranza anziani. Da una parte può dipendere dal fatto che durante il Covid gli over 65 sono stati costretti a interrompere il servizio ed è aumentato di conseguenza il peso della componente giovanile». Inoltre i volontari Caritas sono in possesso di un titolo di studio medio-alto: il 77,4% ha almeno la maturità, il 34,2% è laureato. Sono prevalentemente pensionati (41,8%) e occupati (34,8%). Quanto alle motivazioni, il 78,8% si impegna per “essere utile agli altri, alla società” e al secondo posto spiccano le motivazioni legate all’esigenza di essere coerenti con la propria fede (49%). Poco rilevanti invece le motivazioni utilitaristiche. Il dato dimostra la forte componente di gratuità che caratterizza da sempre l’impegno volontario nel mondo della Caritas.

«Il 38,5% dei volontari - specifica Nanni - è contemporaneamente attivo in più servizi, gestiti anche da altri enti, e di questi un 30% si impegna con quelli pubblici o privati, non solamente di matrice ecclesiale. Si tratta di un volontariato “liquido” che non guarda più alle barriere ideologiche, ma vuole mettersi a disposizione».

Il calcolo delle ore di volontariato rivela che quasi un volontario su quattro dona più di 25 ore mensili. Ci sono persone che offrono piccoli spazi di tempo, anche di sole 5 ore mensili e grazie a loro è possibile assicurare servizi che altrimenti dovrebbero ridurre l’offerta o addirittura chiudere.

«L’approccio è quello del dono - prosegue il sociologo - altro fattore importante che caratterizza il volontario Caritas, anche in situazioni di disoccupazione o di difficoltà. In realtà, indagando le motivazioni e le proposte quasi nessuno degli intervistati parla di compensi e rimborsi spese evidenziando una forte propensione alla gratuità».

E i giovani?
«Sui giovani e il volontariato - conclude Walter Nanni - arriverà un rapporto specifico a fine maggio. Quello che possiamo anticipare è che occorre un meccanismo non troppo rigido e adattabile alle esigenze nuove per attirarli. In questo senso le offerte sul volontariato internazionale sono molto gettonate. La proposta di servizio volontariato è in generale vincente quando va oltre le frontiere localistiche».

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