giovedì 30 gennaio 2020
Un cammino “di conversione e rinnovamento” suscitato anche dalla “grave crisi” causata dallo scandalo degli abusi sessuali che ha sconvolto la Chiesa in Germania a partire dal 2010
Reinhard Marx

Reinhard Marx - Archivio Siciliani

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A Francoforte, nel cuore della Germania, venivano eletti e incoronati gli Imperatori del Sacro Romano Impero. Oggi la città, a prevalenza protestante, è una piazza finanziaria di primaria importanza. In questi tre giorni però diventa anche la capitale della Chiesa cattolica tedesca. Qui si celebra infatti la prima Assemblea dell’atteso Cammino sinodale.

Un cammino “di conversione e rinnovamento” suscitato anche dalla “grave crisi” causata dallo scandalo degli abusi sessuali che ha sconvolto la Chiesa in Germania a partire dal 2010. Vi partecipano tutti i 69 vescovi della Conferenza episcopale (DBK), altrettanti membri del Comitato centrale dei cattolici (ZdK), e in più rappresentanti dei religiosi e delle consacrate, dei giovani, dei diaconi e di altre realtà ecclesiali. L’Assemblea, che si chiuderà sabato, conta quindi 230 membri – tra cui 66 donne - e viene presieduta, pariteticamente, dal presidente della DBK, il cardinale di Monaco Reinhard Marx e quello del ZdK, Thomas Sternberg.

Quattro i temi scelti per il confronto: “potere e divisione dei poteri nella Chiesa”; “vita sacerdotale oggi”; “donne nei servizi e nei ministeri della Chiesa”; “amore e sessualità”.

Prima della messa iniziale in una conferenza stampa, i due co-presidenti gettano acqua sul fuoco delle polemiche che hanno preceduto l’evento, percepito da alcuni come una “processo rivoluzionario” della e nella Chiesa tedesca su temi come il celibato, il sacerdozio femminile e la benedizione alle coppie omosessuali. “L’obiettivo di questo cammino è arrivare a qualcosa che serva all’unità della Chiesa”, sottolinea il cardinale Marx. “Il punto di partenza è la crisi generata dagli scandali degli abusi sessuali nella Chiesa”, aggiunge, e ora è necessario un “processo spirituale” e una “conversione”. In gioco c’è “il futuro della fede e della Chiesa nel nostro Paese”, e la necessità di “recuperare credibilità”. “Il Papa ci spinge a discutere e cercare risposte insieme” risponde poi Sternberg alla domanda su “come vivere la fede” in mezzo alle donne e agli uomini oggi in Germania. “Non ci sarà una fine di questo cammino”, perché questo è “l’inizio di un nuovo modo di essere Chiesa”.

I partecipanti alla messa inaugurale vengono accolti, all’ingresso del Duomo intitolato a San Bartolomeo, da circa 200 donne del movimento Maria.2, che fanno sentire la loro voce favorevole al sacerdozio femminile. Con loro si ferma a parlare a lungo e affabilmente il vescovo di Osnabruck Franz-Josef Bode, che poi insieme al portavoce dell’episcopato Matthias Kopp va anche a salutare un piccolo gruppo di fedeli tradizionalisti che stanno in piazza a recitare il rosario.


Con Marx concelebrano il nunzio apostolico, l’arcivescovo croato Nikola Eterovic, e monsignor Georg Bätzing, vescovo di Limburg, diocesi nel cui territorio si trova Francoforte. Gli altri vescovi assistono alla liturgia insieme agli altri membri sinodali.

Nell’omelia il porporato annuncia che il Cammino intrapreso “deve essere un nuovo inizio”, e ricordando i temi in discussione ribadisce che il potere è “servizio” e che bisogna “avere autorità senza dominare”, che le donne e gli uomini “hanno la stessa dignità” e “la stessa responsabilità nell’evangelizzazione”, che la sessualità deve essere presentata come “fonte di gioia” e “dono di Dio”, che delineare la figura del sacerdote per la nostra epoca non deve essere una responsabilità solo clericale ma della Chiesa tutta. Prendendo spunto dalle letture della Messa del giorno, il cardinale Marx parla di “cammino sinodale come esperienza del sensus ecclesiae”, quindi terreno di “confronto” e non di “scontro”, e come strada perché “la luce del Vangelo torni a essere visibile nel mondo”.

Segue la relazione introduttiva di Sternberg. “Questa assemblea – rimarca il presidente del ZdK - unisce persone molto diverse ma tutti rappresentiamo la Chiesa in Germania” e “condividiamo la preoccupazione per la nostra fede, per la nostra Chiesa”. Quindi sottolinea l’importanza delle “procedure vincolanti” di questo cammino, che aldilà del processo di dialogo durante i prossimi due anni porterà a “delibere e a chiari voti”. Sternberg non fornisce esempi ma anticipa che alla fine dei lavori potranno emergere “voti” realizzabili in Germania; altri invece dovranno essere sottoposti al Papa e altri ancora “potranno essere indirizzati a un Concilio che un Papa forse un giorno potrà convocare”.

La prima giornata dell’Assemblea si chiude con un parroco, un vescovo (il salesiano Stefan Oster di Passau), una giovane, una suora, un laico che esprimono di fronte a tutti gli altri membri dell’assise le proprie attese nei confronti del cammino sinodale.


L’Assemblea di questi giorni è la prima di una serie di quattro che si svolgeranno quest’anno e nel 2021. La decisione di tenere un Cammino Sinodale è stata presa dai vescovi tedeschi nel corso di una Assemblea generale tenutasi a Lingen nel marzo 2019. Nella conferenza stampa di chiusura il cardinale Marx aveva dichiarato la decisione "di seguire un percorso sinodale vincolante come Chiesa in Germania, che permetta un dibattito strutturato e si svolga in un periodo concordato insieme al Comitato Centrale dei Cattolici Tedeschi. Creeremo formati per dibattiti aperti e ci impegneremo in procedure che consentano una partecipazione responsabile di donne e uomini nelle nostre diocesi. Vogliamo essere una Chiesa dell’ascolto. Abbiamo bisogno del consiglio di persone distanti dalla Chiesa".

La parola “vincolante” aveva suscitato un acceso dibattito all’interno dell’episcopato – con critiche formulate anche dall’altro cardinale residenziale tedesco Rainer Maria Woelki, arcivescovo di Colonia -, provocando anche l’intervento della Santa Sede da parte della Congregazione per i vescovi e del Pontificio Consiglio per l’interpretazione dei testi legislativi. Lo stesso Papa Francesco in una accorata lettera al Popolo di Dio pellegrino in Germania aveva da una parte sottolineato l’importanza della sinodalità, ma dall’altra esortato a conservare l’unità della Chiesa universale.

Alla fine nello Statuto approvato a fine novembre sia dalla Conferenza episcopale che dal Comitato centrale dei cattolici è specificato che tutte le deliberazioni per risultare approvate devono ottenere non solo i due terzi dei voti dell’Assemblea, ma anche i due terzi dei voti dei vescovi.

Non solo. Nello Statuto si afferma anche che le delibere approvate "non hanno di per sé effetti giuridici", perché "non pregiudicano il potere della Conferenza episcopale e dei singoli vescovi diocesani di emanare norme giuridiche e di esercitare il proprio magistero nell’ambito delle rispettive competenze". Tenendo sempre presente che "le delibere i cui temi sono riservati alla regolamentazione della Chiesa universale saranno trasmesse alla Sede Apostolica come “voto” del Cammino Sinodale".

Queste specifiche potrebbero depotenziare le delibere su alcune questioni in cui c’è molta attesa di cambiamento, come il celibato e l’ordinazione sacerdotale delle donne (al riguardo il cardinale Marx ama ripetere che se la questione è chiusa, non lo è però la discussione). E questo depotenziamento potrebbe determinare una cocente delusione tra i più convinti partecipanti al Cammino sinodale e in cospicui settori del laicato cattolico. Con il rischio di creare uno stato di pericolosa "frustrazione" su cui ha già messo in guardia il cardinale Walter Kasper. Il tempo dirà quanto questo rischio sia fondato.

(Ha collaborato Sarah Numico)



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