mercoledì 12 luglio 2023
Parla il vescovo di Ajaccio, in Corsica, uno dei 21 nuovi cardinali annunciati dal Papa domenica 9 luglio. «Come pastore per me è importante incontrare ogni realtà e ogni persona».
Il vescovo di Ajaccio Bustillo

Il vescovo di Ajaccio Bustillo - .

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François-Xavier Bustillo, nato a Pamplona il 23 novembre 1968, francescano conventuale, dal 2021 vescovo di Ajaccio in Corsica, è uno dei 21 cardinali annunciato da papa Francesco domenica. Senza preavviso. « È lo stile di Papa Francesco, gli piacciono le sorprese. Ho celebrato Messa in cattedrale – racconta ad Avvenire – poi sono rientrato nella mia abitazione, tranquillamente. È stato un cardinale corso Dominique Mamberti, prefetto della Segnatura apostolica, a chiamarmi e a darmi la notizia».

Come è stata accolta questa notizia in Corsica?

Con una grande gioia associata ad una sana fierezza. Sono stato sorpreso dalle loro reazioni. In tanti si sono congratulati: po-litici, esponenti del mondo economico e dell’associazionismo. Tutti contentissimi che una realtà tutto sommato piccola come la Corsica ha finalmente un cardinale tutto per sé. E io sono contento della loro contentezza.

Nella storia ad Ajaccio c’è stato un cardinale, nel XVII secolo, ma non risiedeva nell’isola…

Nell’isola c’erano già stati 33 vescovi francescani, ma gli storici locali mi hanno confermato che sono il primo cardinale effetti-vamente residente. Il presidente della Corsica ha parlato di “un evento storico”.

Lei ha una biografia piuttosto cosmopolita. Nato a Pamplona in Spagna, studi in Italia e poi in Francia dove ha svolto gran parte del suo lavoro pastorale. Ora da due anni vescovo in una realtà molto particolare come Corsica. Si sente più spagnolo, più francese o più corso?

Direi, con san Paolo, che non c’è più greco o giudeo… Ora sono qui in questa realtà effetti-vamente molto particolare. Sono arrivato con la mia storia e con le mie esperienze. Sono qui per conoscere e amare sempre più questo popolo. Con la mia macchina ho percorso già più di 50mila chilometri. Per conoscere ogni angolo di questa diocesi. Da pastore per me è importante incontrare ogni realtà e ascoltare ogni persona: da quelle che hanno incarichi di responsabilità alle più semplici e umili. E la formazione cosmopolita mi aiuta ad essere più elastico e a capire meglio una realtà nuova.

Quando ha incontrato il Papa per la prima volta?

Ho avuto un brevissimo saluto con lui nel 2010 quando sono stato a Buenos Aires. Poi ho avuto modo di incontrarlo dopo essere diventato vescovo, quando venni a Roma per la visita ad limina nel 2021.

Il Papa però conosceva il suo libro "Testimoni non funzionari". Lo ha elogiato più volte.

Immagino che per sensibilità e visione ecclesiale, abbia trovato in questo libro degli spunti interessanti riguardo alla pastorale sacerdotale, secondo una prospettiva più esistenziale.

Il titolo originario, in francese, del libro è "L’unzione, motore della missione".

Sì, era il titolo che avevo proposto all’editore ma lo ha trovato un po’ tecnico… Ma descrive bene l’anima del volume. L’unzione sacerdotale non può ridursi ad un momento di celebrazione liturgica, ma impregna definitivamente tutto il nostro essere preti e deve essere davvero un motore potente che ci stimola nella missione evangelizzatrice.

Lei ha partecipato agli incontri dei vescovi francesi della scorsa settimana su problema degli abusi.

Sì, abbiamo avuto incontri al Dicastero per la dottrina della fede e a quello per i vescovi. È stato molto utile, di grande aiuto per cercare di evitare che sofferenze evitabili possano ripetersi nel futuro.

La questione degli abusi è “la” o “una” delle questione centrale della Chiesa oggi?

È una questione importante e grave. Papa Benedetto lo aveva spiegato: è necessario che la Chiesa sia purificata dall’interno. Papa Francesco con il suo nome e con il suo stile sta “riparando” la Chiesa. Questa triste vicenda mi fa pensare al Vangelo di Giovanni: bisogna scacciare dal Tempio tutto ciò che non è sacro, tutto quello che fa male e che fa del male. Questa è una priorità, ma…

Ma?

Non possiamo essere concentrati solo su questo. Dopo questa opera di purificazione dobbiamo dedicarci alla missione. Sono fermamente convinto che il mondo di oggi, complesso e difficile, si aspetta molto dalla Chiesa.

Anche nel nostro Occidente?

Anche. La Chiesa ha un patrimonio, dei valori, una spiritualità che sono potenti. Purtroppo oggi della Chiesa si mettono in luce solo gli aspetti politici, le questioni morali, una certa ricchezza, o le pagine oscure della sua storia passata, che pure ci sono. Ma oggi, nel XXI secolo, la Chiesa ha molto da offrire al mondo. Quando leggo il Vangelo di Matteo – amate i vostri nemici, non giudicate, perdonate – non è poesia, sono parole di Gesù che sono “rivoluzionarie” per l’umanità. Ora, penso alla Francia, viviamo in una società violenta, dove Dio è stato messo ai margini, e dove l’uomo ritrova la sua umanità e la sua animalità. In questo contesto la spiritualità evangelica ci può aiutare a superare la violenza e le nostre divisioni. Questa è la sfida che dobbiamo affrontare, con umiltà e con chiarezza.

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