giovedì 22 marzo 2012
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Il lavoratore non è una merce. È quanto sottolinea monsignor Giancarlo Bregantini, arcivescovo di Campobasso-Bojano e presidente della Commissione lavoro, giustizia e pace della Conferenza episcopale italiana, commentando l'attuale progetto di riforma del mercato del lavoro. "Bisogna chiedersi - ha detto il vescovo in un'intervista al settimanale Famiglia cristiana - davanti alla questione dei licenziamenti, chiamati elegantemente, con un eufemismo, 'flessibilità in uscita', se il lavoratore è persona o merce. È la grande istanza dell'enciclica sociale Rerum Novarum".
 
"La questione di fondo: il lavoratore non è una merce. Non lo si può trattare - dice Bregantini - come un prodotto da dismettere, da eliminare per motivi di bilancio, perchè resta invenduto in magazzino. Leone XIII lo scrisse nella pietra miliare del cattolicesimo sociale, emanata nel 1891, più di un secolo fa. È un po' come nella questione della domenica derubricata a giorno lavorativo. In politica ormai l'aspetto tecnico sta diventando prevalente sull'aspetto etico".
 
"La tematica di fondo dell'articolo 18 - rileva ancora monsignor Bregantini - dovrebbe coprire tutti i lavoratori, non solo quelli con più di 15 dipendenti, già garantiti. Va estesa come valori di dignità e difesa come normativa". "Ma più in generale, come sollecita il Capo dello Stato - dice ancora il vescovo Bregantini - riflettendo sulla riforma decisa dal governo nel suo complesso mi chiedo: diminuirà o aumenterà il precariato dei nostri ragazzi? Riusciremo ad attrarre capitali ed investimenti dall'estero solo perché è più facile licenziare? Sarà snellita la burocrazia? Daremo con questa riforma più vigore all'esperienza imprenditoriale? Ma non vorremmo nemmeno che la cosa fosse schiacciata su questi temi, perchè ripeto, al centro di tutto ci deve essere la dignità dell'uomo e della famiglia".
 
Vi sono però anche valutazioni positive: "Siamo contenti che i licenziamenti discriminatori vengano contemplati per tutti, anche nelle aziende con meno di 15 dipendenti. Questo è un discorso molto positivo. Anche la triplice distinzione dei licenziamenti in discriminatori, economici e disciplinari è molto saggia".
 
"È preziosa la distinzione, ho detto. Ma la modalità - dice Bregantini - con cui è ipotizzato il licenziamento economico potrebbe rivelarsi infausta. Ho letto che nemmeno il giudice può intervenire. Siccome siamo in una fase di paura generalizzata è facilissimo che si arrivi a questo in tutto il Paese".
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