mercoledì 1 luglio 2020
Il nuovo organismo, espressione della sinodalità fra le Chiese della regione, è uno dei frutti dell’assise di ottobre. A presiederlo il cardinale Hummes: vicini alla gente per costruire nuovi cammini
Il Sinodo dell'Amazzonia dell'ottobre 2019

Il Sinodo dell'Amazzonia dell'ottobre 2019 - Ansa

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«Dio voglia che tutta la Chiesa si lasci arricchire e interpellare da questo lavoro, che i pastori, i consacrati, le consacrate e i fedeli laici dell’Amazzonia si impegnino nella sua applicazione e che possa ispirare in qualche modo tutte le persone di buona volontà», scrive papa Francesco all’inizio di Querida Amazonia, prima di illustrare i suoi sogni per la regione. A meno di cinque mesi dalla pubblicazione dell’Esortazione, la Chiesa d’Amazzonia s’è messa in cammino per dare compimento alle suggestioni del Pontefice e al lungo processo sinodale, cominciato già a Puerto Maldonado il 19 gennaio 2018, con un anno e nove mesi prima dell’apertura dei lavori a Roma. La data scelta per uno dei passi cruciali non è casuale: la solennità dei Santi Pietro e Paolo, giornata in cui la Chiesa universale fa memoria delle proprie radici e si stringe intorno al successore di Cefa perché con la sua testimonianza l’aiuti a scoprire la rotta nelle pieghe del presente e del futuro.

Il 29 giugno è nata così ufficialmente la Conferenza ecclesiale dell’Amazzonia. Una “buona notizia” in questi tempi bui per il pianeta e per la regione, tanto ferita dal Covid: i contagi sfiorano il mezzo milione e le vittime sono oltre tredicimila. «La Conferenza fa parte dei nuovi cammini aperti dal Sinodo amazzonico. Nel processo di costruzione siamo stati animati dal nostro caro papa Francesco: lui stesso ha suggerito il nome», racconta il cardinale Claudio Hummes, presidente della Rete ecclesiale panamazzonica (Repam), eletto alla guida del nuovo organismo al termine di tre giorni di assemblea celebrata via Web a causa della pandemia.

All’incontro hanno partecipato rappresentanti della Santa Sede - i cardinali Lorenzo Baldisseri, Marc Ouellet, Luis Tagle e Micheal Czerny -, e della Chiesa del Continente - a partire dal presidente del Consiglio episcopale latinoamericano, Miguel Cabrejos -, nonché altre realtà ecclesiali e tre rappresentanti dei popoli indigeni. Una pluralità armonica che si riflette nella configurazione - approvata all’unanimità - del nuovo organismo. Affiancherà il cardinale Hummes come vicepresidente David Martínez de Aguirre, vicario episcopale di Puerto Maldonado e segretario al Sinodo. Eugenio Coter, vescovo di Pando, in Bolivia, rappresenterà al suo interno, nel Comitato esecutivo, le Conferenze episcopali della regione insieme alle presidenze del Celam, della Rete ecclesiale pan amazzonica (Repam) della Conferenza latinoamericana dei religiosi (Clar) e della Caritas latinoamericana.

Rilevante la scelta di inserire nella Conferenza ecclesiale dell’Amazzonia tre rappresentanti indigeni: due laici - Patricia Gualinga e Dario Siticonatzi, rispettivamente dei popoli Sarayaku e Ashaninka - e suor Laura Vicuña, del popolo Kariri. L’istanza per la sua creazione emersa con forza durante i lavori dell’Assemblea sinodale. Ed era stata espressa nel Documento finale per promuovere «la sinodalità fra le Chiese della regione», aiutare «a delineare il volto amazzonico di questa Chiesa» e continuare «a trovare nuovi cammini per la missione evangelizzatrice», si legge al punto 115. Affermazioni accolte dal nuovo organismo che nasce nel seno Celam, ascritto alla sua presidenza, ma autonomo. E si propone - nel solco di quanto indicato da papa Francesco in Querida Amazonia - di contribuire all’incarnazione del Vangelo nella regione per «aprire strade all’audacia dello Spirito», avendo fiducia e permettendo concretamente «lo sviluppo di una cultura ecclesiale propria, marcatamente laicale», come si legge nell’Esortazione.

Il cardinale Hummes, fin dall’inizio del lavoro di costituzione, aveva espresso il proprio sogno per questa nuova Conferenza: «Che si incarni nelle comunità del territorio, parlo di comunità ecclesiali ma anche comunità civili e comunità indigene. Dev’essere un organismo dinamico, vicino alla gente, capace di camminare al suo fianco, di ascoltarla e di decidere insieme come costruire nuovi cammini per la Chiesa in Amazzonia e per una ecologia integrale». Solo così potrà essere all’altezza del Sinodo amazzonico, un «evento storico – conclude il presidente della Conferenza ecclesiale dell’Amazzonia –. Nessun Sinodo precedente è stato tanto sinodale e riformatore come questo».

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