venerdì 11 novembre 2022
Il Patriarca ecumenico di Costantinopoli ne ha parlato a Papa Francesco: fissiamo finalmente una data comune per celebrare la Resurrezione. Obiettivo condiviso nel nome del Concilio di Nicea
Bartolomeo I: festeggiamo insieme la Pasqua cattolica e ortodossa

Vatican Media

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«Fissare finalmente una data comune per celebrare la Pasqua, sia da parte ortodossa che da parte cattolica c’è questa buona intenzione. Ne ho parlato con Sua Santità Papa Francesco in Bahrein». Nella sala del trono al Fanar, nel quartiere greco di Istanbul, il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo ha così risposto incontrando un folto gruppo di sacerdoti e giornalisti che hanno fatto tappa alla sede del Patriarcato ecumenico nel corso di un itinerario che ripercorre le origini della comunità cristiana da Antiochia, Tarso a Istanbul promosso dall’Opera Romana Pellegrinaggi della diocesi di Roma, che sulle orme degli Apostoli riprende i suoi viaggi in Turchia dopo il blocco degli anni del Covid.

Il Patriarca ecumenico Bartolomeo ha sottolineato che la comune celebrazione della Resurrezione di Cristo può essere messa nell’agenda dei preparativi per la ricorrenza, nel 2025, del primo Concilio ecumenico, il Concilio di Nicea. «Diciassette secoli, ci prepariamo. Questo Concilio ecumenico del 325 era stato molto importante per fissare il contenuto della nostra fede cristiana, ma anche per fissare la data della Pasqua, come e quando la Pasqua deve essere celebrata. Purtroppo non la celebriamo più insieme da molti secoli». «E questo è un progetto dei nostri sforzi nel quadro dell’anniversario – spiega Bartolomeo – si deve essere trovare una soluzione. Sua Santità il Papa ha espresso la migliore intenzione. Forse non devo dire adesso in questo momento cose più concrete, ma voglio dire e sottolineare che sia da parte ortodossa e che da parte cattolica c’è questa buona intenzione di finalmente di fissare una data comune per celebrare la Resurrezione di Cristo.

Speriamo che avremo un buon risultato questa volta». In merito ai preparativi per questa ricorrenza Bartolomeo ha inoltre affermato che dopo la festa di Sant’Andrea, il 30 novembre – che ormai da quarant’anni vede al Fanar nella cattedrale di San Giorgio la partecipazione anche della delegazione ufficiale della Chiesa di Roma – si svolgerà un incontro sulla preparazione dell’anniversario del primo Concilio ecumenico. E riguardo all’importanza dei pellegrinaggi di fede ha sottolineato l’importanza di percorrere in questa terra le vie apostoliche della comunità cristiana delle origini, dei Padri della Chiesa, le nostre radici, ricordando che qualche settimana fa ad Efeso, con il nunzio apostolico di Ankara e i vescovi cattolici, hanno concelebrato insieme nella cattedrale del terzo Concilio ecumenico. «Abbiamo i Concili di Efeso, Calcedonia, Costantinopoli ma non solo luoghi dei concili ecumenici, qui ci sono le nostre radici, c’è il monachesimo, la teologia, i Padri della Cappadocia.

Abbiamo tanto e allora bisogna ritornare a venerare questi luoghi sacri, a prendere ispirazione per il presente. Ritornare molti secoli indietro e pregare». Non è mancata dal parte di Bartolomeo la condanna della guerra: «Il patriarcato ecumenico non solo io personalmente abbiamo condannato chiaramente la guerra in Ucraina fin dall’inizio. Non si può giustificare questa guerra in nessuna maniera. Ho parlato contro la guerra, il presidente della Federazione Russa, il mio fratello Patriarca Cirillo che purtroppo ha benedetto questa guerra all’inizio. A nome della nostra fede cristiana ma anche di tutti gli uomini che pensano giustamente non possiamo non condannare questa guerra».

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