lunedì 10 giugno 2013
"È l‘ora di smettere ogni spirito di contrapposizione gli uni verso gli altri, di smettere di criticarci vicendevolmente e di porre veti incrociati, di sospettarci a vicenda‘‘. Così il presidente della Cei ieri durante la Messa in occasione del pellegrinaggio diocesano del mondo del lavoro.
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‘‘È l‘ora di smettere ogni spirito di contrapposizione gli uni verso gli altri, di smettere di criticarci vicendevolmente e di porre veti incrociati, di sospettarci a vicenda come se il primo dovere civico di ciascuno fosse quello di pensare male delle intenzioni altrui. Questo modo di pensare paralizza uccide la fiducia e paralizza qualsiasi sviluppo personale e sociale‘‘. Così l‘arcivescovo di Genova e presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, nell‘omelia pronunciata ieri durante la Messa celebrata in occasione del pellegrinaggio diocesano del mondo del lavoro al Santuario di N.S. della Guardia. " È l‘ora di smettere di volerci attribuire il merito di ogni idea buona, di ogni opera riuscita. La vanità infantile di emergere sugli altri e apparire i migliori della città porta a non riconoscere le idee e le capacità degli altri, a non collaborare, a trovare ogni appiglio per bloccare ogni possibile prospettiva"."È l‘ora di smettere di impuntarci per far vedere chi siamo e che contiamo" ha proseguito. "Nessuno, per affermare il proprio potere, deve fermare o rallentare i progetti per il bene comune. Anche le leggi e le normative devono essere applicate con buon senso". "È l‘ora di smettere di opporci - ha sottolineato ancora il cardinale Bagnasco - per nascondere le nostre pigrizie o i nostri tornaconti che, se venissero fuori, ci farebbero vergognare". “È l‘ora di smettere di denigrarci e diffondere veleni, creando un‘aria cupa e irrespirabile. Ciò non fa bene alla gente, alla città, al Paese. Chi semina vento raccoglierà tempesta e questa non risparmierà nessuno". “A chi giova - ha domandato - infangare tutto e tutti, come se dietro ad ogni angolo si nascondesse il peggio?". Per il cardinale Bagnasco "è l‘ora, invece, di valorizzarci a vicenda, è l‘ora che lodiamo pubblicamente e non solo negli angoli ma sule piazze e in ogni sede, a Genova, nel Paese e all‘estero, il bene che a Genova c‘è, si fa e si può fare. È l‘ora che impariamo a riconoscere le capacità e i meriti degli altri, a gioirne, a collaborare senza invidia affinché i problemi si superino e il bene si affermi, perché la gente, nascosta nelle proprie case, soffre, non per modo di dire". "La saggezza popolare - ha proseguito - afferma che l‘ottimo è nemico del bene: davanti a qualunque idea, progetto o scelta operativa si potrà sempre obiettare qualcosa ma qui si prova l‘intelligenza personale e collettiva, si misura l‘onestà e il buon senso: in nome dell‘ottimo, posto che esista, non si può continuare a bloccare il bene possibile."Sentirsi fallito, di fronte alla propria famiglia, ai figli, a se stesso, alla società e gettare la spugna tragicamente non è possibile: nessuna società deve permetterlo". Così il cardinale Angelo Bagnasco, nell‘omelia pronunciata in occasione del pellegrinaggio diocesano del mondo del lavoro al Santuario di Nostra Signora della Guardia. "Quando le questioni sul tavolo sono molte e tutte di rilievo - ha spiegato il cardinale - il criterio per decidere è quello di ascoltare la sofferenza della gente: non si tratta di dimenticare qualcosa ma di non lasciare per strada nessuno, soprattutto i più deboli, perché nessuno deve sentirai fallito e arrendersi esausto davanti alla vita". "Guardarci gli uni gli altri in modo positivo e lavorare insieme, mettendo insieme fiducia, intelligenza, genialità e cuore, e ne abbiamo da vendere - ha aggiunto - aprirà una stagione nuova e darà un‘aria più respirabile a questa amatissima Genova". .
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