lunedì 13 maggio 2013
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Si deve sviluppare ogni sforzo affinchè siano eliminate, oltre alle numerose sacche di non lavoro, le condizioni lavorative non degne della persona, ogni forma di asservimento dell'uomo al capitale e tutte le situazioni di sfruttamento". È quanto chiede il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, nell'intervento sul rapporto "Per il lavoro" elaborato dalla Conferenza episcopale italiana.
Nel messaggio - letto dal segretario generale Mariano Crociata, in rappresentanza del cardinale Bagnasco, a Genova per la vicinanza ai familiari delle vittime della tragedia al porto - il presidente della Cei sottolinea che "l'uomo e non le strutture deve essere il centro e il fine del lavoro: il lavoro, pur potendo produrre beni e ricchezze, deve anzitutto servire all'uomo, per esprimere e realizzare se stesso, divenendo anche segno di partecipazione".Bagnasco chiede che si compiano "le scelte necessarie per un autentico rinnovamento sociale", premettendo che "la Chiesa italiana considera le questioni sociali non estranee alla sua missione ma parte di essa".Un sistema che subordina il lavoro al capitale si rivela più preoccupato di accumulare che di investiree una società che sacrifica la crescita destina se stessa all'impoverimento e alla recessione", avverte il cardinale. Per Bagnasco, questo rischio deriva anche da "una concezione utilitaristica e individualistica, che dà la precedenza alla ricerca dei beni materiali invece che a quelli spirituali, ai beni individuali invece che a quelli relazionali e comunitari". Da ciò deriva che "molti giovani vivono il proprio futuro lavorativo come un dramma e non come una opportunità: ciò richiede una maggiore personalizzazione del lavoro e una più efficace formazione. "La Chiesa, con la sua dottrina sociale, non intende formulare un programma di governo, ma suggerire linee di fondo che orientino l'azione politica", tiene a precisare Bagnasco.
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