domenica 28 dicembre 2008
La Chiesa è preoccupata per la crisi economica che sta investendo il Paese. E ha intenzione di intensificare gli aiuti in favore delle famglie in difficoltà, di chi sta perdendo il lavoro, dei giovani precari. A spiegare come, in un'intervista che sarà pubblicata domani su Avvenire, il presidente della Cei.
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La Chiesa italiana è «preoccupata per il numero crescente di famiglie in difficoltà, per i lavoratori che stanno perdendo il loro posto, per quelli già precari il cui orizzonte occupazionale sembra chiudersi. E ancora per le tante persone anziane che faticano sempre più a vivere dignitosamente». L'arcivescovo di genova e presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, affronta in un’intervista che sarà pubblicata su Avvenire di domani il tema della chiusura di questo 2008, caratterizzato da un quadro di incertezza senza precedenti. «La situazione si è decisamente aggravata e non solo nelle ultime settimane – continua Bagnasco  –. Si è allargata la forbice tra ricchi e poveri, in particolare si è andata impoverendo la fascia di ceto medio. Le parrocchie, attraverso i centri di ascolto, le strutture della Caritas e della San Vincenzo hanno già dovuto incrementare sia i volumi di aiuti alimentari, sia i contributi per far fronte alle spese per le utenze e per l’affitto di un numero crescente di famiglie cadute in povertà. Segno di un impoverimento progressivo, anche antecedente alla recessione».Per questo la Chiesa, che è già vicina alle persone in difficoltà, ha intenzione di intensificare ancora «presenza e interventi, mobilitando al massimo le risorse di cui disponiamo secondo la sua missione», prosegue Bagnasco. Che commenta anche le dichiarazioni del ministro per la Pubblica Amministrazione Brunetta, secondo cui la Chiesa dovrebbe fare di più per i bisognosi, invece che limitarsi a mobilitare fondi che le provengono dall’8 per mille: «Non è certo una semplice partita di giro – precisa il presidente della Cei -. Una parte elevata dei fondi dell’8 per mille sono destinati già ora a opere di carità in Italia e nei Paesi in via di sviluppo come è noto. Ma accanto a questi fondi - per cui siamo profondamente grati al popolo italiano - viene mobilitata un’altra massa assai considerevole di denaro che arriva dalle raccolte nelle singole parrocchie, dall’impegno di enti e associazioni cattoliche e, non ultimo, dai contributi di tanti laici che ripongono la loro fiducia nella trasparenza e nell’efficacia delle opere della Chiesa».Nell’intervista Bagnasco interviene anche sulle parole del Papa circa la situazione dei lavoratori precari, sottolineando l’impegno che anche in questo campo la Chiesa profonde in loro favore, e sulla vicenda di Eluana Englaro, indicando l’esempio delle suore come quello che ogni società civile dovrebbe tenere: «Non c’è accanimento terapeutico o cure sanitarie particolari, c’è l’accogliere una persona nel suo bisogno e accudirla. Con amore».
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